Alimenti base della dieta chetogenica o plaeo

Non tutti i regimi alimentari sono uguali, per quanto riguarda il valore nutrizionale e l’impatto sul pianeta di ciò che si decide di mangiare. E non sempre i due tipi di valutazione coincidono. A volte, ciò che pensiamo faccia bene alla salute ha un impatto ambientale non trascurabile e sarebbe quindi opportuno esserne consapevoli. Al contrario, molte persone che, senza aver consultato un medico o un nutrizionista, pensando di perdere peso o di migliorare la propria salute decidono di optare per un’alimentazione che dia specificamente più o meno spazio a un certo tipo di nutriente come le proteine, i carboidrati o gli alimenti vegetali, non si preoccupano affatto delle conseguenze ambientali della scelta, anche se magari sono preoccupate per la crisi climatica e pensano sia giusto agire anche a livello individuale. E invece, dal momento che, secondo le ultime stime dell’Oms, più di un terzo delle emissioni di gas serra deriva direttamente dalla produzione di cibo e che i valori cambiano moltissimo tra un alimento e un altro (la carne di manzo ‘emette’ 8-10 volte in più rispetto a quella di pollo e 20 volte rispetto agli alimenti vegetali), sarebbe opportuno aumentare il livello di consapevolezza di tutti su entrambi i fronti, per aiutare a fare scelte che, per quanto possibile, tengano insieme le due istanze. 

Può essere utile uno studio appena pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, dai ricercatori della Tulane University di New Orleans, che hanno scandagliato le abitudini alimentari di oltre 16mila partecipanti al grande studio di popolazione statunitense NHANES, suddividendoli in sei gruppi principali: vegani, vegetariani, pescetariani, onnivori, seguaci della paleodieta o della dieta chetogenica. A ognuna delle categorie hanno poi attribuito un valore di CO2 emessa per ogni mille calorie e il risultato è stato molto evidente: tra i regimi alimentari con un’impronta minore e quelli associati a più emissioni c’è una differenza enorme: le prime ‘emettono’ un quarto delle seconde.

Ketogenic low carbs diet concept.
Secondo lo studio, la dieta chetogenica e quella paleolitica sono associate a emissioni di gas serra quattro volte più alte rispetto alla dieta vegana

Infatti, la dieta chetogenica, molto popolare e basata su proteine animali, grassi e pochissimi zuccheri, ‘produce’ 3 kg di CO2 ogni 1.000 calorie, e quella paleolitica, che permette anche frutta secca e verdura, evitando però i legumi e i cereali, ne ‘emette’ 2,6 ed è leggermente migliore. Nessuna delle due può competere con quella vegana, le cui emissioni sono di 0,7 kg/1.000 calorie, cioè meno di un quarto rispetto alla chetogenica. Seguono la dieta vegetariana, con 1,16 kg/1.000, e la pescetariana, con 1,66 kg/1.000, che si confermano un’ottima alternativa. La dieta onnivora è invece associata a 2,23 kg di CO2 ogni 1.000 calorie, ma il suo impatto può variare molto, a seconda delle abitudini. 

Oltre alla classifica ambientale, i ricercatori hanno attribuito ai sei regimi un punteggio secondo un indice internazionale che ne definisce il valore nutrizionale e in quell’ambito il risultato è stato solo in parte coincidente con quello ambientale. Il punteggio massimo l’hanno infatti ottenuto i pescetariani, con 58 punti, seguiti da vegetariani (51,8) e vegani (51,6), mentre paleo e cheto si sono piazzate a distanza, rispettivamente con 45 e 43, e gli onnivori a metà, con 48.

La definizione di queste classifiche, hanno poi spiegato gli autori, non è tanto rilevante di per sé, ma può aiutare le persone a capire se, pur non rinunciando a intere categorie di alimenti come la carne, ma solo introducendo qualche modifica nelle proprie abitudini, si può migliorare notevolmente la qualità della dieta e, al tempo stesso, diminuire l’impatto sulle emissioni associate al cibo. Si tratta, in altre parole, di andare incontro alle esigenze e alle consuetudini di quell’86% dei partecipanti che si dichiara onnivoro, proponendo loro obiettivi non solo raggiungibili, ma anche tali da poter essere mantenuti e ulteriormente migliorati nel tempo. Da questo punto di vista, hanno concluso, un buon compromesso è, per esempio, una dieta mediterranea con molto pesce.

Se invece ci fossero cambiamenti drastici, l’effetto sarebbe eclatante: se un terzo degli onnivori passasse a una dieta strettamente vegetariana, sarebbe come eliminare 340 milioni di km percorsi da veicoli con motore a carburante e anche la salute (soprattutto per i vegetariani che non escludono categorie importanti come il latte e i derivati) ne trarrebbe un indubbio giovamento.

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Fotolia

Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.

Dona ora

2.3 12 voti
Vota
1 Commento
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Mario (quello vecchio)
Mario (quello vecchio)
6 Aprile 2023 13:24

Mi riesce difficile credere che ci sia qualcuno che si preocupa più dei danni che può subire nei decenni venturi il nostro pianeta, che non dei danni che procura a sé stesso nel giro di giorni adottando diete insensate e squilìbrate inventate da fissati senza nessuna preparazione scientifica e pubblicizzate da sgallettate sui social.