Un milione e duecentomila persone nel Regno Unito vivono in deserti alimentari, cioè in quartieri in cui la povertà, la carenza di trasporto pubblico e la scarsità di grandi supermercati limitano gravemente l’accesso a frutta e verdura fresche a prezzi accessibili. Si tratta di grandi complessi residenziali fuori dalle città e di quartieri poveri, con una popolazione tra le 5.000 e le 15.000 persone, che hanno solo due supermercati o anche meno, contro i tre-sette delle altre zone, e che quindi sono serviti principalmente da piccoli negozi con prezzi più alti e meno disponibilità di frutta e verdura fresche. Le persone colpite sono quelle più disagiate, gli anziani e i disabili, impossibilitati a spostarsi per fare la spesa.
È quanto rileva uno studio realizzato dalla Social Market Foundation e commissionato da Kellogg’s, da cui emerge anche che il 41% delle persone che vivono in questi “deserti alimentari” non ha un’auto per spostarsi a far la spesa, contro la media nazionale del 23%. Inoltre, il 10% dichiara di aver ridotto la propria quantità di cibo, per consentire ad altri membri della propria famiglia, innanzitutto i bambini, di poter mangiare.
In queste aree si riscontra anche un’alta densità di fast food, il che contribuisce ad aggravare le conseguenze sanitarie di un’alimentazione di bassa qualità e il diffondersi dell’obesità. Precedenti ricerche hanno già evidenziato che costruire semplicemente supermercati non è una risposta per migliorare le abitudini alimentari dei residenti, così come il miglioramento del trasporto pubblico aiuta solo parzialmente. Secondo gli autori della ricerca, è un problema che va affrontato in modo specifico per ogni comunità, in collaborazione tra autorità locali e associazioni che distribuiscono cibo ai più poveri, non esistendo un’unica soluzione adatta per ogni realtà.
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Roberto La Pira
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