Mangiare alimenti gustosi, sani, ma anche sostenibili: un approccio alla dieta non sempre scontato, ma ora, per facilitarlo, Greenpeace pubblica il suo decalogo, che contiene consigli e osservazioni che aiutano a capire i perché delle scelte alimentari migliori. Ecco, in sintesi, quanto riportato:
1) Frutta e verdura. Oltre a indicare gli ortaggi e la frutta da preferire nelle diverse stagioni (per esempio, le fragole in primavera e le castagne in autunno), Greenpeace ricorda che i prodotti in vendita in stagioni diverse da quelle classiche arrivano spesso da paesi lontani, e che questo ha un impatto non trascurabile a causa del trasporto. Sono comunque riconoscibili perché in etichetta è riportato il luogo d’origine.
2) Carne: è necessario ridurne il consumo fino a una-due porzioni a settimana. Bisognerebbe poi scegliere carne biologica o comunque proveniente da allevamenti che si conoscono, anche attraverso i gruppi di acquisto solidale o GAS. In questa voce c’è un alert: le diciture “prodotto italiano” o “allevato in Italia” indicano solo l’origine del prodotto ma non dicono nulla sul tipo di allevamento; non esiste l’obbligo di specificarlo (in Italia).
3) Uova. Sempre meglio preferire le uova biologiche di galline allevate all’aperto. Per riconoscerle basta osservare il primo numero del codice alfanumerico sul guscio: è uno zero. Anche qui l’alert di Greenpeace riguarda diciture come “prodotto in cascina” o “come da tradizione” che non significano nulla e non danno alcuna informazione specifica sul metodo di allevamento; i codici 3, 2 e 1 indicano, rispettivamente, le galline allevate in gabbia, a terra o all’aperto in modo intensivo.
4) Latticini. Ogni settimana bisognerebbe consumare non più 600 grammi tra latte e latticini, preferendo quelli provenienti da allevamenti ecologici nei quali, cioè, gli animali sono allevati all’aperto, senza sofferenze, e nutriti con residui agricoli e pascoli, senza uso di pesticidi, e nei quali il terreno non è stato sottratto alla produzione alimentare per fare posto alle monocolture di soia e mais.
5) Pesce. Bisogna preferire pesce pescato con metodi artigianali a quello allevato o pescato in maniera distruttiva, e leggere bene le etichette, che contengono tutte le informazioni necessarie su provenienza, specie, metodo di produzione e di pesca.
6) Sottocosto. Spesso in questa categoria rientrano alimenti ottenuti sfruttando il lavoro e usando massicce dosi di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti: la qualità ha un prezzo.
7) Mode insostenibili. Avocado, banane, ananas e quinoa sono esempi di alimenti che vanno di moda ma che spesso si portano dietro storie di sfruttamento e di monocolture estensive devastanti. Meglio scegliere alternative altrettanto nutrienti e buone.
8) Proteine vegetali. Legumi, cereali e frutta secca contengono molte proteine che possono sostituire la carne: è opportuno conoscerli meglio. Se correttamente abbinati tra loro e inseriti nella dieta, permettono di avere un’alimentazione completa, equilibrata e sostenibile.
9) Confezioni. Per quanto possibile, è sempre meglio comprare cibo sfuso e portare la borsa adatta da casa, per ridurre il consumo di plastica.
10) Cibi processati. Qui si cita la famosa frase di Michael Pollan: Non mangiare nulla che tua nonna non riconoscerebbe come cibo, ovvero limita i cibi ultra-trasformati, che spesso hanno uno scarso valore nutrizionale e sono dannosi per l’ambiente per l’elevato livello di lavorazioni che richiedono.
La dieta migliore è quella mediterranea, di cui Greenpeace riporta una sintesi elaborata dagli esperti della Harvard Chan School of Public Health di Boston, a conclusione del manifesto.
Per vedere l’infografica di Greenpeace in forma integrale clicca qui.
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[sostieni]
Giornalista scientifica
Ringrazio Greenpeace di avermi “concesso” ben “fino a 2 volte” la carne… Pensavo si finisse nei numeri negativi…
Riguardo i prodotti esteri, concordo, ma segnalo anche che quei prodotti fanno campare chi li coltiva. Che forse vengono pure sfruttati, ma almeno lavorano.
Ci sarebbe poi tutto il discorso del consumo energetico totale, che considera tutte le voci. Chi vuole cercherà. Un solo esempio: le fragole africane, nonostante il trasporto, hanno un bilancio energetico migliore di quelle coltivate in serra da noi.
Le semplificazioni sono comode, ma non sempre i conti tornano. Ricordo il classico esempio del biodiesel che ha provocato problemi alimentari causa la conversione alla sua produzione di campi in precedenza alimentari
Grazie per l’infografica di Greenpeace. Perlomeno ho potuto verificare che mi alimento abbastanza bene.
Però sono una pensionata ed ho il tempo di andarmi a leggere tutte le etichette e confrontare.
Però quando esco dall’ipermercato abituale mi tocca stendermi sul divano per riposarmi, tanto sono stanca e mi fanno male i piedi.
Per fare la spesa mensile degli alimenti non deperibili o da mettere in freezer ci perdo ben 3 ore!
Prospetto equilibrato e condivisibile. Particolarmente utile la ormai dimenticata stagionalità delle produzioni. Tutti indignati contro plastica e pesticidi ma poi a tavola non mancano peperoni e fragole a gennaio e le campagne sono allucinanti distese di teloni di plastica
Carne 2/3 volte la settimana?
600 grammi di latticini alla settimana?
Pesce sostenibile?
L’importante è non dare troppo fastidio ai propri sostenitori, vero Greenpeace?
Guardatevi Cowspiracy (prodotto da Leonardo Di Caprio), lì viene detta la verità e non vengono raccontate le favole.