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risoAl termine dell’inchiesta avviata lo scorso 16 febbraio su richiesta del governo italiano, la Commissione europea ha deciso di ripristinare i dazi sul riso proveniente da Cambogia e Myanmar, attivando una clausola di salvaguardia a tutela dei risicoltori e delle industrie italiane ed europee, che prevede la reintroduzione di dazi sulle importazioni dai due Paesi asiatici per un periodo di tre anni.

La questione era stata oggetto anche di sei mozioni approvate dalla Camera dei deputati tre anni fa, che chiedevano al governo di intensificare l’azione affinché l’Unione europea revocasse per il riso proveniente da Paesi extra Ue l’applicazione del regime EBA (Everything But Arms), che concede l’accesso senza dazi e contingentamenti a tutti i prodotti, eccezion fatta per le armi e le munizioni, provenienti dai Paesi meno sviluppati.

La Cambogia godeva dell’esenzione dai dazi per l’esportazione di riso verso l’Ue dal settembre 2009 e Myanmar dal giugno 2013, con effetto retroattivo dal 2012. Questa politica ha determinato un’esplosione delle importazioni dai due Paesi asiatici, il crollo dei prezzi e in Italia, che è il primo produttore europeo di riso, un calo della produzione e l’accumulo di grandi scorte. Dall’inchiesta della Commissione Ue è emerso che le importazioni di riso Indica da Cambogia e Myanmar sono aumentate complessivamente dell’89% nelle ultime cinque campagne risicole, che i prezzi erano notevolmente inferiori a quelli praticati sul mercato dell’Ue ed erano di fatto diminuiti nello stesso periodo. L’impennata delle importazioni a basso prezzo ha causato gravi difficoltà ai produttori di riso europei, tanto che la loro quota di mercato nell’Ue è diminuita sensibilmente, passando dal 61% al 29%.

In realtà, come denunciato dalla Camera e dal nostro governo, il regime EBA non ha favorito lo sviluppo dei piccoli produttori cambogiani e ha dato luogo a «triangolazioni», per cui il riso che giungeva a dazio zero dalla Cambogia veniva prodotto in altri paesi asiatici, dove le multinazionali hanno fatto incetta di terreni e operano senza offrire assistenza adeguata ai lavoratori, ai loro diritti, e senza preoccupazioni per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e la salubrità dei prodotti.

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La Commissione europea ha reintrodotti i dazi doganali sul riso importato da Cambogia e Myanmar

Il Sistema rapido di allerta per gli alimenti e i mangimi europeo (Rasff) ha rilevato spesso la presenza di riso e prodotti derivati di provenienza asiatica con troppi pesticidi non autorizzati e l’assenza di certificazioni sanitarie. Proprio per questo e in attesa dell’esito dell’inchiesta di Bruxelles, lo scorso luglio il ministro delle Politiche agricole e alimentari, Gian Marco Centinaio, aveva annunciato la partenza di “una forte azione dell’Icqrf di controllo, nei porti italiani, del riso proveniente dalla Cambogia e dal Myanmar, che prevede anche la ricerca di residui di principi attivi di prodotti fitosanitari”.

Ora, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del regolamento della Commissione Ue, viene di nuovo applicato sulle importazioni di riso Indica il dazio della normale tariffa doganale, pari a 175 €/ton, per il primo anno e in misura ridotta per il secondo (150 €/ton) e terzo anno (125 €/ton), come richiesto dall’Italia, che ha ricevuto l’appoggio di altri Stati membri dell’Unione produttori di riso, come Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Romania, Bulgaria e Ungheria.

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