Mele gialle, rosse e verdi su un tavolo di legno

Studiare, riscoprire e valorizzare le varietà di frutta e verdura commestibili, ma spesso dimenticate o abbandonate da decenni a causa della crescente omologazione di quelle vendute nelle grandi filiere globali. Secondo molti esperti si tratta di uno degli strumenti più efficaci per cercare combattere il cambiamento climatico attraverso l’aumento della biodiversità, la selezione di specie più adatte al clima attuale, più resistenti ai parassiti e per l’accorciamento delle catene alimentari ad alto impatto ambientale, oltreché un modo per aumentare la varietà di ciò che si mangia. Per quanto riguarda le mele, un grande aiuto viene ora dai ricercatori dell’Università dell’Ohio, che hanno dato vita a uno dei più grandi database esistenti, che contiene già le informazioni relative a 124 varietà.

Come illustrato su New Phytlogist, l’archivio è stato istituito combinando due tipologie di dati: le informazioni genetiche e quelle relative alle categorie di sostanze chimiche presenti (catalogate in base alle proprietà: per esempio antiossidanti, antimicrobiche e così via). I dati sono stati ottenuti seguendo un approccio di metabolomica, cioè analizzando, con la risonanza magnetica nucleare e la spettrometria di massa ad alta risoluzione, l’insieme delle specie chimiche presenti, per avere una fotografia il più possibile fedele della realtà della singola mela.

Le applicazioni potenziali sono numerose. Per esempio, si potrebbe potenziare una certa caratteristica organolettica di una mela, per renderla più gradita, oppure identificare le molecole con caratteristiche antimicrobiche o protettive da cui trarre nuove armi di lotta biologica. Ancora, si potrebbe accelerare la messa a punto di nuove varietà di mele, cosa che di solito richiede in media sette anni (dieci per una vera e propria cultivar nuova), così come si potrebbero scoprire sostanze oggi sconosciute ma dotate di caratteristiche positive dal punto di vista nutrizionale o farmaceutico. Infine, il database si presta a collaborazioni internazionali, e può rappresentare un modello per chi desideri eventualmente metterne in piedi uno locale.

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