Dammi il cinque
Sono cinque i supereroi della campagna “Dammi il cinque” al via nelle scuole di 16 Comuni d’Italia

“Dammi il cinque!”: al termine di una partita andata bene, ma anche per un bel voto, i ragazzini danno il cinque per indicare soddisfazione. Sono cinque anche le porzioni di frutta e verdura che dovremmo consumare ogni giorno, grandi e piccoli. Porzioni che dovrebbero coprire cinque colori diversi, per garantire un apporto ottimale di vitamine, minerali e antiossidanti: bianco come cavolfiore e mele, rosso come il pomodoro, blu-viola come mirtilli e rape rosse, verde come broccoli e spinaci, giallo/arancio come le carote.

E sono cinque i supereroi protagonisti della campagna “Dammi il cinque” al via nelle scuole di 16 Comuni d’Italia (in cinque diverse Regioni) per insegnare ai bambini a mangiare bene. Cinque protagonisti per altrettante storie a cartoni animati che focalizzano in modo divertente  il problema di un’alimentazione corretta. Oltre ai cartoni animati la campagna prevede per i bambini un libro con le avventure dei cinque supereroi, per gli insegnanti una guida con i consigli dei nutrizionisti e incontri di formazione. Anche le  famiglie sono coinvolte con eventi nei teatri. L’iniziativa  è diretta innanzitutto ai più piccoli, considerati una categoria a rischio, anche perché più sensibili alla pubblicità, che spesso propone solo alimenti  ricchi di zuccheri e grassi

Le famiglie dovrebbero essere il primo veicolo di un corretto stile di vita

La campagna  nasce da uno specifico bisogno: l’obesità è considerata dall’Oms alla stregua di un’epidemia, e sono necessarie strategie per arginarla. L’aspettativa di vita degli obesi è in media 10 anni più breve, perché sono maggiormente soggetti a malattie gravi come diabete di tipo 2, ipertensione, infarto, tumori, malattie articolari e cardiovascolari. Il progetto OKkio alla salute (del Ministero della salute) prevede il monitoraggio di sovrappeso e obesità nei bambini delle classi terze della scuola primaria, assieme ad alcune abitudini di vita, come il livello di attività fisica. Secondo i dati più recenti (2014) il sovrappeso interessa il 20,9% dei bambini italiani, mentre gli obesi sono il 9,8%. Tre bambini su dieci, quindi, hanno un peso superiore a quello “giusto” per la loro altezza e la loro età e il problema è più diffuso nelle regioni meridionali piuttosto che nel Settentrione. Nel 2012 erano in sovrappeso il 22,2% dei bambini e gli obesi erano il 10,8%. Stiamo andando nella direzione giusta, ma bisogna fare di più.

Le rilevazioni di OKkio alla salute mostrano ancora la presenza di abitudini scorrette: otto bambini su 100 saltano la colazione, uno su due a metà mattina consuma una merenda troppo abbondante, uno su quattro non consuma frutta e verdura tutti i giorni e quattro bambini su 10 bevono con frequenza quotidiana bevande zuccherate o gassate. Anche se l’obesità può essere favorita da fattori genetici, e in alcuni casi è dovuta a problemi metabolici, nella maggior parte dei casi la causa è un’alimentazione squilibrata,  ricca di grassi e  zuccheri, accompagnata da poca attività fisica. Oltre a “bruciare” il cibo ingerito, l’attività fisica riduce il rischio di diabete, di malattie cardiache e di diversi tumori, e favorisce il benessere psicologico.

Non si tratta di fare sport a livello agonistico, basta andare in bicicletta o dare due calci al pallone con gli amici, dopo la scuola. Sono solo tre su dieci i bambini sotto i nove anni che vanno a scuola a piedi o in bicicletta, mentre 35 su 100 trascorrono più di due ore al giorno davanti alla TV o ai videogiochi. Il 16% dei bambini italiani sono da considerare non attivi, la maggior parte fa attività fisica due giorni alla settimana e solo il 15% vi si dedica 5-7 giorni a settimana.

Per modificare le  cattive abitudini  serve anche l’aiuto dei supereroi di “Dammi il cinque”, perché le mamme spesso non giudicano con obiettività i loro figlioli: metà delle genitori di bambini sovrappeso e il 13% delle mamme di quelli classificati come obesi, pensa che il proprio figlio abbia un peso adeguato. Tre quarti delle mamme di piccoli sovrappeso, e la  metà di quelli obesi, pensa che il  figlio consumi una quantità di cibo adeguata .

La campagna, ideata da Mati Group, vede il contributo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, la collaborazione della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) e il patrocinio della Società Italiana di Pediatria (SIP).

Valeria Balboni

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popova
popova
15 Marzo 2017 19:23

le mamme spesso non giudicano con obiettività i loro figlioli: il 13% delle mamme di quelli classificati come obesi, pensa che il proprio figlio abbia un peso adeguato. Tre quarti delle mamme di piccoli sovrappeso, e la metà di quelli obesi, pensa che il figlio consumi una quantità di cibo adeguata.

E i padri che dicono? Oppure non sono coinvolti nello sport e nell’alimentazione dei figli?

Valeria Balboni
Valeria Balboni
Reply to  popova
16 Marzo 2017 09:28

Gentile popova

l’osservatorio Okkio alla salute ha preso in considerazione proprio la “Percezione materna del peso corporeo e di alcuni comportamenti dei propri figli”.

È un segno del fatto che, in Italia, sono soprattutto le madri a occuparsi dell’alimentazione dei figli, e a rispondere ai questionari sulla salute. D’altra parte, i padri, che in media sono emotivamente più “distaccati”, forse hanno una percezione del peso de propri figli più realistica.

Se andassimo a vedere i nonni, con cui i bambini spesso trascorrono non poco tempo, ci sarebbero altre sorprese!

Saluti
Valeria Balboni

Bruno Stucchi
Bruno Stucchi
17 Marzo 2017 19:18

Cos’è una “porzione”? Chi in Italia mangia 5 “porzioni” di verdura/frutta al giorno? Sembra proprio un’ americanata.

Elisabetta Stoia
Elisabetta Stoia
19 Marzo 2017 00:12

E DOPO TUTTA QUESTA TEORIA COMPRERANNO LE SOLITE SCHIFEZZE DEI DISTRIBUTORI NELLE SCUOLE…

LUIGI FANTASIA
LUIGI FANTASIA
23 Marzo 2017 10:06

L’altro giorno chiedevo sul bus ad una adolescente di quale gusto fosse il suo milk shake appena comprato da Mc Donald’s: la risposta era, in realtà, che si trattava di Coca Cola. Lì per lì caddi nello sbigottimento: ma quanti ettolitri di bevande zuccherate vende questa catena di fast food al giorno, al momento dell’uscita da scuola degli studenti? Potrà mai rendersi conto un cliente abituale di tali distributori di cibo veloce che una Coca Cola ha un pH pari a 2? Cioè tra gli alimenti più acidificanti per l’organismo che esistano, in controtendenza con le raccomandazioni di quei nutrizionisti illuminati per l’assunzione di cibi alcalinizzanti. Non c’è poi da meravigliarsi circa le statistiche sul sovrappeso dei bambini nei nostri giorni. FantaLou