L’agricoltura diventa cyber, al Massachusetts Institute of Technology di Boston e produce, per iniziare, basilico a elevata concentrazione di oli essenziali. Ne dà conto PLoS One, in uno studio in cui i ricercatoti spiegano come siano riusciti a delegare all’intelligenza artificiale il lavoro che fino a poco tempo fa richiedeva una pazienza infinita, ovvero la messa a punto delle condizioni ideali per far crescere una certa pianta in un dato momento.

Incrociando una grande quantità di dati relativi a temperatura, umidità, composizione dei nutrienti, pH, CO2, luce e così via, il computer ha fornito le condizioni perfette, che sono risultate essere, tra l’altro, un’esposizione alla luce (dei LED) per 24 ore consecutive, ovvero un’illuminazione che non esiste in natura ma che, di sicuro, amplifica la fotosintesi, e quindi potenzia tutta la macchina metabolica della pianta.

PLoS One agricoltura super basilico 2019 Cyber agricoltura
Gli impianti della Cyber agricoltura per coltivare

La produzione del super-basilico – è bene precisarlo – non interessa i geni ed è basata sulla coltura idroponica, cioè effettuata senza terreno, e per questo rappresenta una delle frontiere più interessanti dell’agricoltura del futuro prossimo. In molti paesi stanno sorgendo grandi stabilimenti per questo tipo di coltivazioni, che riducono moltissimo l’impatto ambientale e stanno diventando competitive rispetto all’agricoltura tradizionale, via via che il prezzo dei LED scende. In più possono essere installate in capannoni ed edifici in disuso vicino alle città, abbattono quando non eliminano del tutto la necessità di fitosanitari e hanno rese sorprendenti 365 giorni all’anno. La loro espansione è stata frenata anche dal fatto che ogni produttore doveva trovare le proprie condizioni, e ogni azienda le custodiva gelosamente, una volta identificate.

Presto il compito potrebbe essere totalmente assolto dall’intelligenza artificiale, e per far sì che i possibili benefici si diffondano il più possibile, i ricercatori del MIT hanno deciso di dare vita a OpenAg, cioè a una piattaforma del tutto pubblica e aperta, nel quale pubblicare tutto quello che si scopre, suggerito dall’intelligenza artificiale o meno, e poi convalidato sul campo. In più, si legge sul loro sito, hanno già avviato una campagna di educazione basata su kit chiamati Personal Food Computer. Il kit da distribuire alle scuole (e a chiunque lo desideri) per la coltura fai da te, invitando chi partecipa al grande esperimento collettivo a scrivere com’è la loro esperienza su un apposito forum. Nel frattempo stanno sperimentando su altre piante tra le quali i noccioli della Ferrero, che attualmente consuma oltre un quarto delle nocciole del pianeta.

Con una popolazione mondiale che cresce e terreni sempre più contaminati e impoveriti, è probabile che questo tipo di approccio conquisti fasce crescenti di mercato, anche per le sue impronte ambientali, molto più basse rispetto a quelle dell’agricoltura tradizionale.

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