Alcol: aumentano i consumi e anche le malattie correlate. L’allarme è firmato dai ricercatori dell’Organizzazione mondiale della sanità
Alcol: aumentano i consumi e anche le malattie correlate. L’allarme è firmato dai ricercatori dell’Organizzazione mondiale della sanità
Agnese Codignola 15 Marzo 2013È al terzo posto nel mondo come causa di morte non trasmissibile, dopo l’ipertensione e il fumo di tabacco. Parliamo dell’alcol e del suo consumo ovunque in crescita. Lanciano l’allarme i ricercatori canadesi che hanno firmato la sezione dedicata agli alcolici all’interno del 2010 Gobal Burden Disease, il rapporto annuale dell’Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization) che fotografa la condizione di salute dell’umanità. Una sintesi di questa sezione è stata recentemente pubblicata su Addiction.
I ricercatori canadesi del Centre for Addiction and Mental Health (CAMH), sottolineano come il consumo di alcol sia associato a oltre 200 malattie, tra cui molte forme tumorali e la ben nota cirrosi epatica, e come sia correlato a numerosissimi incidenti automobilistici. Ciò nonostante, la percezione generale non è quella di una sostanza molto pericolosa e le campagne di prevenzione sono ancora molto timide e limitate.
Lo studio, che parte dai dati relativi al 2005 derivanti da indagini epidemiologiche e include moltissimi dati di produzione e vendita sconosciuti alle statistiche ufficiali, mostra molte differenze tra zone geografiche. Ecco le più significative:
• In media, i più accaniti bevitori sono coloro che abitano in Europa e in alcuni paesi dell’Africa sub-sahariana.
• Gli abitanti dell’Europa dell’Est e dell’Africa sub-sahariana sono anche quelli che bevono nel modo più malsano: spesso assumono grandi quantità di alcolici, sovente fuori dai pasti e fino a livelli di vera e propria intossicazione, dando vita a cicli di bevute che durano ore, talvolta giorni.
• Le persone che vivono in Nord Africa, nel Medio Oriente e nell’Asia meridionale sono le più morigerate.
• I nordamericani in generale e i canadesi in particolare bevono moltissimo: oltre il 50% in più della media mondiale e mostrano, rispetto all’Europa, trend assai preoccupanti, come la tendenza alle bevute eccessive.
Dal rapporto emerge, inoltre, che nel 2010 il consumo di alcol è stato responsabile del 5,5% dei fattori di rischio globali e, dato ancora più preoccupante, che circa il 30% dell’alcol consumato nel 2005 era “irregolare”, cioè non era non destinato al consumo umano o era contenuto in bevande prodotte in casa o illegalmente, con tutti i rischi che questo comporta.
«La quantità di alcol irregolare consumato costituisce un problema nel problema» ha commentato Jurgen Rehm, direttore del CAMH e responsabile del progetto. «Questi prodotti infatti, oltre a sfuggire a ogni controllo di qualità, non sottostanno neppure alle limitazioni che le autorità sanitarie cercano di imporre (come la vendita in luoghi circoscritti a in orari specifici) e non rispettano la tassazione di scopo, fatta per abbassare i consumi».
In conclusione, il bilancio è tutt’altro che positivo: «Bisogna intensificare gli sforzi per migliorare le politiche di controllo dei consumi alcolici: questo sino a oggi è uno degli strumenti più efficaci per prevenire molte malattie», conclude Rehm.
Agnese Codignola
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Giornalista scientifica