Dopo aver fatto il giro del mondo, alla fine il coronavirus è tornato in Cina. A Pechino, capitale del colosso asiatico, è scoppiato un nuovo focolaio di Covid-19, che al momento conta 106 casi e ha fatto scattare il lockdown per 21 complessi residenziali. Come riporta il quotidiano South China Morning Post, il nuovo focolaio alimenta il timore di una seconda ondata di contagi per la Cina e Pechino, che usciva di un periodo di 55 giorni consecutivi senza nessun caso di trasmissione locale.
Il focolaio appare strettamente legato al mercato all’ingrosso Xinfadi, un grosso centro di distribuzione di generi alimentari che si estende su un’area da 107 ettari e che rifornisce le province settentrionali di Shandong, Shanxi, Hebei e Liaoning. E proprio in queste province sono stati registrati altri cinque casi direttamente collegati al mercato Xinfadi, racconta sempre il South China Morning Post.
La città di Pechino ha chiesto ai cittadini che negli ultimi 14 giorni si sono recati nel mercato al centro del nuovo focolaio di rimanere a casa. Il primo caso, diagnosticato giovedì 11, è quello di un uomo che non aveva viaggiato all’estero o avuto contatti con persone rientrate in Cina da altri paesi, mentre il secondo è un ispettore della carne: entrambi erano stati al mercato Xinfadi all’inizio del mese di giugno. Da allora il numero dei casi è salito rapidamente a 106, gli ultimi 32 diagnosticati nella giornata di lunedì 15 giugno.
21 aree residenziali attorno al mercato sono state messe sotto lockdown, con controlli agli ingressi in attesa di tamponi per tutti i 90 mila residenti. Domenica 14 giugno erano già state testate circa 76.500 persone. Più di 6 mila dipendenti del mercato Xinfadi (il 70% del totale) sono stati testati e sono risultati negativi al Covid-19.
Come il virus sia arrivato al mercato è ancora un mistero, ma le prime analisi genetiche sembrerebbero indicare che il virus sia stato reimportato dall’Europa, ha dichiarato alla TV di stato cinese Yang Peng, un epidemiologo del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Pechino. Una cosa è certa: è diffuso il timore che i 106 contagi accertati siano solo la punta dell’iceberg e che ci siano decine di altri casi ancora da scovare. Che sia davvero l’inizio di una seconda ondata?
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Forse una vendetta celeste dal paradiso degli animali??? Forse apparirà un Buddha Maitreya per ammonire di nuovo
gli umani che hanno perso ogni compassione per i loro fratelli animali? Forse, forse, forse……
Ma non occorre essere Buddhisti o Gandhiani per passare una dieta compassionevole, forse basterebbe cercare qualche statistica sui consumi montanti di carni e sulle patologie correlate.