Troppa confusione sulle etichette. È la conclusione di una relazione pubblicata il 25 novembre dalla Corte dei Conti europea, che rileva come le consumatrici e i consumatori dell’Ue siano esposti a un numero sempre crescente di claim, indicazioni e loghi che rendono sempre più difficile prendere decisioni consapevoli al momento dell’acquisto, invece di essere d’aiuto. Secondo il regolamento UE 1169/2011, le etichette devono fornire alcune informazioni obbligatorie di base, mentre le indicazioni salutistiche e nutrizionali sono normate dal regolamento CE 1924/2006. La Corte dei Conti europea, però, ha rilevato l’esistenza di una serie di lacune preoccupanti nella normativa, nei controlli e nelle sanzioni, che possono lasciare spazio a comportamenti poco corretti e informazioni ingannevoli. In poche parole, la legislazione europea non ha saputo tenere il passo con il mercato.
“Invece di fare chiarezza, le etichette degli alimenti creano spesso confusione: esistono centinaia di regimi, loghi e indicazioni che il consumatore deve saper decifrare, – ha dichiarato Keit Pentus-Rosimannus, responsabile dell’audit. – Le imprese sanno essere molto creative su cosa riportare sugli imballaggi e le norme dell’UE non stanno al passo con un mercato in continua evoluzione: circa 450 milioni di consumatori dell’UE sono quindi indifesi di fronte a messaggi volontariamente o involontariamente fuorvianti”. L’indagine della Corte ha riguardato il periodo tra il 2011 e il 2023 e si è svolta in tre Paesi europei, Belgio, Italia e Lituania, scelti per garantire l’equilibrio geografico.
Le indicazioni nutrizionali e salutistiche
Tra le lacune individuate dalla Corte dei Conti Ue, c’è il fatto che la normativa permette l’utilizzo di indicazioni nutrizionali e salutistiche anche su prodotti ad alto contenuto di grassi, zuccheri e/o sale. È sufficiente quindi l’aggiunta di vitamine, minerali, fibre o proteine ad alimenti poco salutari per vantare proprietà benefiche. Questa è una conseguenza dell’assenza di profili nutrizionali per limitare l’uso di tali indicazioni. La normativa originariamente ne prevedeva la definizione e l’entrata in vigore entro il 2009, ma 15 anni dopo ancora non ce n’è traccia.
Consumatrici e consumatori, inoltre, sono sempre più esposti a indicazioni salutistiche non regolamentate relative a sostanze vegetali, i cosiddetti botanicals. L’EFSA, infatti, ha sospeso le valutazioni sui claim legati a queste sostanze nel 2010: al momento se ne contano oltre 2mila. In assenza di un elenco di indicazioni botaniche consentite dall’UE, gli stati membri hanno adottato approcci differenti.
Le etichette precauzionali degli allergeni
C’è poi il grosso capitolo degli allergeni e dell’etichettatura precauzionale. Mentre le aziende cercano infatti di tutelare sé stesse e le persone allergiche con indicazioni come “può contenere…”, la Corte dei Conti rileva che un’etichettatura eccessivamente prudente e vaga degli allergeni rischia di limitare più del necessario le scelte delle consumatrici e dei consumatori con allergie alimentari. Le persone vegetariane e vegane, poi, si trovano in una situazione di totale mancanza di regolamentazione, perché non esiste una definizione valida per tutta l’UE di ‘vegano’ e ‘vegetariano’.
Nutri-Score e altri loghi
L’indagine della Corte non poteva ignorare la questione delle etichette nutrizionali. Qui il problema individuato è la presenza di molteplici etichette fronte pacco e la mancanza di armonizzazione. Una proposta di etichettatura comune era prevista dalla strategia Farm to Fork per la fine del 2022, ma anche questa non si è concretizzata. Al momento, in Unione Europea si contano almeno sei sistemi differenti, tra cui Nutri-Score, NutrInform Battery e Keyhole. La Corte di Conti rileva che la coesistenza di più sistemi, con diverse finalità e metodi di interpretazione, può creare confusione tra consumatrici e consumatori.
Il rapporto ha evidenziato anche la moltiplicazione di etichette, loghi e indicazioni volontarie, che segnalano determinate qualità dei prodotti, che spesso non hanno una definizione condivisa e regolamentata. È il caso per esempio dei numerosi claim ambientali, che spesso sfociano nel greenwashing. Le norme europee attuali non sono purtroppo in grado di arginare questi comportamenti.
Le mancanze dell’UE e degli stati membri
Nonostante tutte queste lacune e problematiche, l’Unione Europea non sembra interessata a informare ed educare consumatori e consumatrici: l’UE ha infatti destinato solo 5,5 milioni di euro in campagne di sensibilizzazione sull’etichettatura degli alimenti dal 2021 al 2025, e le campagne d’informazione per i consumatori condotte dagli Stati membri sono sporadiche. I controlli, invece, funzionano bene per le quanto riguarda le indicazioni obbligatorie, ma sono pochi o inesistenti per quanto riguarda le informazioni volontarie, comprese le indicazioni nutrizionali o salutistiche. Lo stesso vale per i prodotti venduti online, soprattutto quelli commercializzati da aziende extra UE. La Corte dei Conti, infine, ritiene che le sanzioni non siano sempre efficaci e proporzionate.
Le raccomandazioni della Corte dei Conti
Alla fine del rapporto, la Corte presenta cinque raccomandazioni alla Commissione europea, da attuare entro il 2027:
- Colmare le lacune del quadro giuridico dell’UE in materia di etichettatura degli alimenti;
- Impegnarsi maggiormente per analizzare le pratiche in materia di etichettatura;
- Monitorare le aspettative dei consumatori e intraprendere azioni per aiutarli a capire meglio le etichette degli alimenti;
- Rafforzare i controlli degli Stati membri sulle etichette volontarie e sul commercio al dettaglio online;
- Migliorare la rendicontazione relativa all’etichettatura degli alimenti.
© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Depositphotos
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.