Il ministero della Salute ha presentato la Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati nel 2021 in materia di alcol e problemi correlati, da cui emerge che in Italia ci sono oltre 8,6 milioni di persone considerate a rischio di dipendenza. In particolare “circa 800.000 minorenni e 2.500.000 di over 65 sono le persone a rischio per patologie e problematiche correlate”. Tra i comportamenti negativi la relazione focalizza l’attenzione sul fenomeno del binge drinking (assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo), che rappresenta tra i giovani l’abitudine più diffusa, raggiungendo i valori massimi tra i 18 e i 24 anni di entrambi i sessi (22,1% e 14,3%, maschi e femmine rispettivamente). Questa numerosità è sempre maggiore per i maschi di tutte le età tranne che per i 11-15enni tra i quali le ragazze fanno registrare una frequenza più elevata (1,7%) rispetto ai coetanei maschi (1,1%). Il binge drinking ha interessato 4 milioni e 100mila consumatori che si sono ubriacati nel 2020 (930mila tra gli 11 e i 25 anni di età) con 120mila minori intossicati. Di questi solo 3.300 hanno fatto ricorso a un pronto soccorso e rappresentano il 10% circa gli accessi per intossicazione alcolica.
Le indagini europee condotte e pubblicate dall’Osservatorio Nazionale Alcol hanno dimostrato che “in Italia l’isolamento causato dal Covid ha incrementato il consumo incontrollato di bevande alcoliche – riporta il ministro Speranza nella relazione – anche mediante iniziative ex-novo come gli aperitivi digitali sulle chat e sui social network, spesso in compensazione della tensione conseguente all’isolamento, alle problematiche economiche, lavorative, relazionali e dei timori diffusi nella popolazione, resa sicuramente più fragile dalla pandemia”.
Il picco di chi si ubriaca si registra tra i 18-24enni di entrambi i sessi (22,1% e 14,3%, maschi e femmine rispettivamente) con numerosità sempre maggiori per i maschi di tutte le età tranne che per i 11-15enni tra i quali le ragazze fanno registrare una frequenza più elevata (1,7%) rispetto ai coetanei maschi (1,1%). “Di fronte a questi numeri – precisa Emanuele Scafato direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità – è urgente adottare programmi di prevenzione per i minori adeguati all’età e allo sviluppo evolutivo e cognitivo, evitando l’ambiguità del modello del ‘bere responsabile’, inappropriato per i giovani e privo di qualunque efficacia. L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, l’OMS e il Parlamento Europeo indicano in modo chiaro la direzione da intraprendere: strategia alcol zero per i minori attraverso la riduzione della disponibilità delle bevande alcoliche, adeguamento delle politiche sui prezzi e di tassazione, regolamentazione più rigorosa di marketing e pubblicità, controllo di divieto di vendita e somministrazione e ora in particolare online, adeguate politiche di tassazione, limiti alla sponsorizzazione di sport, eventi culturali e musicali”.
“L’Oms – continua Scafato – ribadisce che la prevenzione deve essere svolta esclusivamente da chi ha mandato e vocazione di salute pubblica mantenendo distanti i portatori d’interessi, incompatibili con quelli di tutela della salute, che è stato dimostrato interferire con il raggiungimento degli obiettivi di salute e sviluppo sostenibili delle Nazioni Unite”. D’altro canto, il forte aumento (+24%) dei consumatori dannosi (*) di bevande alcoliche in Italia nel 2020 (830mila rispetto ai 670mila dell’anno precedente), dovrebbe fare riflettere sulla gravità del problema. “In Europa – spiega Scafato l’Oms stima oltre 180 mila nuovi casi di cancro l’anno causati dall’uso di alcol. Uso, non abuso, come peraltro già adottato in Italia dalle Linee guida nutrizionali che chiariscono : non esistono quantità sicure di alcol, vino o birra o liquori non fa differenza, moderazione è 10 grammi al giorno , meno di un bicchiere, e mai per tutti. In particolare, l’alcol è stato collegato a diversi tipi di cancro, incluso quello del seno nella donna, notoriamente più vulnerabile”.
Tra le altre tendenze si conferma l’aumento del consumo di alcol occasionale e fuori pasto e anche la progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono o solo vino o solo birra, soprattutto fra i più giovani e le donne. Aumentano le persone che bevono oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, specialmente tra le donne di 45 anni e più. L’alcoldipendenza – osserva l’indagine – resta un ambito che necessita di grande attenzione per le implicazioni sanitarie e sociali che ne derivano. Nel 2020 sono stati presi in carico presso i servizi o gruppi di lavoro rilevati solo 64.527 persone, solo il 7,8% degli 830mila consumatori con danno da alcol in necessità di un trattamento non reso accessibile o disponibile omogeneamente , segnala la Corte dei Conti, dalle strutture del SSN. Solo il 22,9% è rappresentato da utenti nuovi; la quota restante è costituita da persone già in carico negli anni precedenti o rientrate nel corso dell’anno, dopo aver sospeso un trattamento precedente.
Molto interessante risulta la lettura dell’infografica Oms sulle cose da sapere su alcol e cancro, pubblicata nel 2020, tradotta e adattata dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità. In una dei cinque punti si legge: “Tutti i tipi di bevande alcoliche, inclusi birra, vino e superalcolici, possono causare il cancro. Il rischio c’è fin dai bassi livelli di consumo e aumenta considerevolmente all’aumentare del consumo”.
(*) Il consumo dannoso corrisponde a una modalità di consumo che causa danno alla salute a livello fisico e mentale e viene rilevato quando il consumo giornaliero supera 40 grammi di alcol per le donne adulte (circa 4 Unità Alcoliche standard -UA) e di oltre 60 grammi di alcol per gli uomini adulti (circa 6 UA).
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