Negli Stati Uniti il benessere animale è un tema al centro di numerosi dibattiti e sempre più persone sembrano fare attenzione alla qualità dei cibi di origine animale. Aumenta il numero di coloro che scelgono di acquistare biologico e molti iniziano a diffidare di ormoni e altri medicinali usati negli allevamenti. Una recente indagine condotta dal Consumer reports national research center ha evidenziato quanto sia importante per la maggioranza dei consumatori abituali di alimenti biologici (86%) il benessere degli animali.
Dal sondaggio emerge che l’83% degli intervistati si aspetta che le uova biologiche siano ottenute da galline allevate all’aperto, in uno spazio sufficiente ampio da muoversi liberamente. La scritta “free range” (“allevato all’aperto”) è però una delle diciture ambigue riportate sulle confezioni di uova e carne per la discrepanza fra quello che significa e quanto richiesto per ottenere il claim. Leggere “free range” sull’etichetta fa pensare che l’animale sia stato allevato in spazi all’aperto. La dicitura però non è soggetta a verifiche preventive, per cui i produttori possono utilizzare il claim quando agli animali viene garantito “l’accesso ad uno spazio all’aperto”, senza però indicarne le dimensioni o le caratteristiche .
Non esistono requisiti relativi alle dimensioni o alle condizioni della zona esterna, a come sia raggiungibile, e per quanto tempo al giorno i polli devono stare all’aperto. In questo modo, anche una piccola area recintata con un pavimento in cemento, accessibile solo a una ridotta percentuale di galline, magari con condizioni igieniche scarse, potrebbe risponderebbe alla definizione, senza però permettere agli animali di esprimere comportamenti naturali. I polli che stanno all’aperto possono spendere la maggior parte del tempo andando alla ricerca di cibo, un’attività che include beccare, graffiare, raccogliere semi e mangiare insetti. Nel momento in cui l’animale non ha la possibilità di farlo tende a beccare le piume degli altri polli. Per queste ragioni, un uovo etichettato “free range” potrebbe non necessariamente derivare da un animale che ha trascorso il suo tempo all’aperto.
Negli Usa i controlli sono affidati alla Food safety and inspection service, un’agenzia del Dipartimento dell’agricoltura. Per la carne bovina è previsto un minimo di 120 giorni all’anno trascorsi al pascolo, ma anche in questo caso non sono indicati i requisiti minimi relativi allo spazio e alle condizioni ambientali. Pascolare in campo offre importanti benefici, sia per la salute dell’animale sia per il consumatore, visto che la carne di animali alimentati con erba contiene meno grassi. Secondo un sondaggio condotto da Consumer reports (la rivista della maggior organizzazione di consumatori Usa) nel 2016, la maggioranza (94%) degli intervistati vorrebbe che tutte le aziende rispettassero gli stessi standard per l’etichettatura della carne. I consumatori che comprano carne, polli o uova di animali allevati all’aperto non dovrebbero affidarsi solo alla dicitura “free range” in etichetta, ma dovrebbero cercare altre informazioni per vedere se sono stati soddisfatti gli standard relativi all’accesso all’esterno.
Altro dato registrato da Consumer reports è l’aumento degli acquisti di carne e pollame “senza antibiotici”. Le etichette “no antibiotici” sono sempre più utilizzate da catene di supermercati e ristoranti e sono diventate un interessante argomento di vendita. Negli Stati Uniti però esistono cinque diverse diciture che indicano la qualità di un prodotto nell’ambito sanitario e questo non facilità certo chi deve fare la spesa. Le diciture sono: “biologico”, “allevato senza antibiotici”, “senza antibiotici di importanza medica”, “nessun antibiotico di importanza critica” e “senza antibiotici che promuovono la crescita”. Ogni scritta risponde a requisiti diversi, dalla totale assenza fino all’uso limitato di antibiotici, nei prodotti di origine animale.
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