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La storia recente è costellata di scandali alimentari che hanno agitato l’opinione pubblica, creando un clima di caccia alle streghe, senza provocare un solo mal di pancia

La storia recente è costellata di scandali alimentari che hanno agitato l’opinione pubblica, creando un clima di caccia alle streghe, senza provocare un solo mal di pancia a nessuno dei 60 milioni di italiani. La vicenda della mozzarella blu è forse il caso più emblematico. Qualsiasi veterinario dell’Asl sa che la mozzarella blu ha un aspetto pessimo e sgradevole e va ritirata dal mercato, ma non è un problema di sanità pubblica, perché i batteri responsabili della colorazione non sono patogeni.

Questo aspetto è sfuggito a molte persone con poca dimestichezza nell’ambito della microbiologia che, quando hanno visto il colore blu hanno gridato allo scandalo alimentare internazionale. Ancora oggi le Asl registrano diversi casi di mozzarella blu in Italia, ma per fortuna non fanno scattare l’allerta nazionale. Il famoso latte per bambini contaminato dall’inchiostro utilizzato per stampare la confezione (ITX) è diventato un caso europeo, ma l’analisi del rischio ha evidenziato un pericolo irrisorio.

 

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In Italia l’analisi del rischio non la fa nessuno e il Ministero della salute declina questa scelta alle Asl locali che hanno serie difficoltà ad assumere decisioni

Quello che manca in Italia è una seria analisi del rischio per i casi di frode e allerta alimentare. La mozzarella blu ha un rischio praticamente nullo, il peperoncino rosso ha un indice di rischio molto basso, il mercurio nel pesce ha un rischio importante per bambini, donne in gravidanza e anziani, tanto che il Ministero consiglia di non superare una porzione alla settimana. L’eventuale presenza di Listeria nel salmone affumicato o nei formaggi preparati con latte crudo come il gorgonzola ha un indice di rischio elevato.

L’anisakis nel pesce fresco mangiato crudo ha un indice di rischio molto alto e anche mangiare i frutti di bosco surgelati crudi, oppure aggiunti a torte e dessert ha un indice di rischio elevatissimo. Questi sono i temi da trattare e non certo il peperoncino vietnamita o le lenticchie turche. Purtroppo in Italia l’analisi del rischio non la fa nessuno, non c’è una struttura ad hoc, e il Ministero della salute declina questa scelta alle Asl locali che hanno serie difficoltà ad assumere decisioni spesso troppo complicate per una piccola struttura.

 

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Il ministro della salute Beatrice Lorenzin

In questo sito abbiamo parlato del progetto sull’analisi del rischio alimentare portato avanti da Bartolomeo Griglio per la Regione Piemonte, a cui si sta affiancando un’analoga iniziativa per il Veneto, partita dall’Asl di Thiene promossa da Fabrizio de Stefani. I due progetti potrebbero portare ad un modello di valutazione dell’analisi del rischio da adottare a livello nazionale, necessario per dare rigorose indicazioni scientifiche sulle azioni da intraprendere in caso di allerta alimentare. Bene farebbe quindi il Ministero guidato da Beatrice Lorenzin a focalizzare l’attenzione su questi aspetti, piuttosto che lasciar gestire le notizie nell’ambito della sicurezza alimentare al protagonismo pittoresco e troppe volte allarmistico di Coldiretti.

 

Roberto La Pira

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Paoblog
6 Giugno 2014 07:59

Coldiretti spesso mischia le carte scambiando la qualità degli alimenti con l’origine degli stessi ed infatti quando si parla di sicurezza alimentare leggo spesso commenti del tipo “io mangio italiano e non rischio niente”.
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Ritengo tuttavia che vi siano anche grosse colpe dell’Informazione che con la pubblicazione di notizie inesatte se non bufale vere e proprie, altro non fanno che creare allarmismo e Disinformazione. Manca la qualità, anche per colpa, ritengo, degli editori/direttori che puntano a riempire le pagine in modo da giustificare l’inserto pubblicitario, piuttosto che il contrario ovvero di attirare lettori (e pubblicità) con la qualità dell’informazione.
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Mi è capitato di interagire, tramite il Blog, con un giornalista d’inchiesta, e grande è la differenza tra la pubblicazione di una velina in pieno stile Copia & Incolla (senza neanche verificare) rispetto ad un articolo dove si cercano informazioni, si intervistano persone e si scava nella notizia sino a far apparire la realtà delle cose.
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Infine c’è anche da parlare della superficialità (e pigrizia) di molti lettori che si fanno un’opinione leggendo il titolone del giornale, senza mai farsi delle domande.

Arianna
Arianna
9 Giugno 2014 09:19

Concordo con quanto scritto nell’articolo, volevo fare solo una segnalazione, il gorgonzola non è un formaggio a latte crudo, ma a latte pastorizzato. Il rischio Listeria M. che è effettivamente correlato a questo prodotto deriva dalla lavorazione che il prodotto subisce durante la stagionatura e dalle conseguenti caratteristiche del prodotto in crosta.

Grazie

Costante
Costante
11 Giugno 2014 22:30

Anni fa presso la “Scuola S.Anna di Pisa” un gruppo di cui facevo parte si occupava della “Qualità dell’informazione”, col titolo “Ascoltare la salute” coinvolgendo pure la “scuola di giornalismo”. Si parlava di deontologia , presa di responsabilità del giornalista, obbligo della verifica di attendibilità delle fonti, di analisi e gestione del rischio di divulgazione di notizie non adeguatamente controllate e pesate (alimentare, Salute, viaggi della speranza etc.) Non un direttore responsabile di giornale che vi abbia aderito.
Oggi sui giornali si cita spesso l’ HACCP, senza averne la minima idea , della sostanza e della metodologia che per esempio ha permesso di minimizzare, se non quasi annullare gli errori nelle missioni spaziali, ed è la base della metodologia scientifica della sicurezza alimentare e di tante altre discipline. Purtroppo non solo Coldiretti, che fa solo vergognosa confusione per fini politici e cercare visibilità, ma ciò riguarda anche chi ne straparla in ambito di responsabilità di controllo, e , a quanto sembrerebbe , anche ai vertici ministeriali. Propongo uno dei diversi corsi seri (e ce ne sono) anche per il Ministro della Salute e per i suoi collaboratori. Se poi verranno anche i Direttori dei giornali, colpevoli di non controllare il rischio delle notizie avallate con la loro firma, tanto meglio.