Ieri l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ha censurato lo spot della Coca-Cola con lo chef Simone Rugiati, mentre invita una famiglia riunita a tavola a pasteggiare con la bibita.

Nonostante la censura il sito della Coca-Cola continua a proporre  in primo piano il famoso cuoco in due spot della saga  “Ceniamo insieme” mentre suggerisce di pasteggiare con la bibita. Nei filmati si vede una famiglia seduta intorno a un tavolo che pranza e beve la bevanda, proprio gli stessi video che andavano in onda in tv.

I titoli non lasciano spazio a dubbi, si tratta degli spot  “Pranziamo insieme! Anche quando non sai cosa inventarti” e  “Cotoletta di tacchino! – Versione integrale spot tv” oggetto del provvedimento  dell’Istituto.

Nella comunicazione che abbiamo ricevuto ieri dall’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, si dice che la pubblicità di Rugiati con la famiglia che pranza è cessata (il che non corrisponde al vero).Si precisa che l’azienda è stata invitata a non suggerire ai consumatori di bere tutti i giorni la bibita, perché è sbagliato “proporre modelli di consumo e stili di vita non improntati alla massima correttezza, in termini di educazione alimentare“. Nella lettera si dice dice che “Coca-Cola ha accolto positivamente l’invito a rivedere il contenuto della comunicazione in questione in accoglimento dei rilievi sollevati“.

Coca-ColaDai fatti che abbiamo raccontato sembra  che Coca-Cola non prenda in seria considerazione sia l’invito sia le regole dell’IAP, e continui la sua campagna in rete e su You Tube, come se non fosse successo niente.

Lo abbiamo già scritto più volte, la multinazionale delle bibite quando si tratta di pubblicità infrange con una certa frequenza le regole e anche le promesse (tre censure in pochi mesi) (*). Rivolgiamo un nuovo invito all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria affinchè dia corso alle decisioni prese facendo sparire dal sito la pubblicità di Rugiati. Siamo fiduciosi di ricevere delle risposte e vi terremo informati.

(*) Non è la prima volta che l’azienda ci prova: nel 2011 la pubblicità “La formula della felicità” invitava le mamme a fare pasteggiare i bambini con la bibita a base di caramello. Allora il Giurì censurò il messaggio e la Coca-Cola si era prontamente impegnata a non ripetere l’errore. Nei mesi successivi la società venne censurata una seconda volta per una pubblicità mascherata apparsa sulla rivista Donna Moderna (un finto articolo con le foto di Lorella Cuccarini in cucina alle prese piatti imbanditi e bottiglie di Coca-Cola protagoniste delle immagini).

Foto: Youtube.com/user/CeniamoInsieme (il canale You Tube di Coca-Cola, come si legge sul sito dell’azienda)

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Roberto Giomi
Roberto Giomi
22 Novembre 2012 08:45

E poi ci sono consumatori, lettori online del " Fatto alimentare " che si lamentano che alcune multinazionali sono prese di mira! Modestamente parlando, credo che queste multinazionali facciano di tutto per essere prese di mira. La tutela della salute dei consumatori è fondamentale, ma a loro che interessa? Il fine giustifica i mezzi …..