La Coca-Cola è stata censurata dal Giurì della pubblicità. La condanna è di pochi giorni fa e riguarda un finto articolo apparso nel mese di giugno sulla rivista “Donna moderna”. Il messaggio si presentava come un’intervista a Lorella Cuccarini su due pagine intitolato “L’idea vincente – Le sorprese intorno alla tavola di Lorella Cuccarini”.
Oltre al racconto di una cena improvvisata, realizzato in prima persona della conduttrice, nel testo viene presentata una ricetta di “Pasta alla Norma”, il tutto corredato da 4 foto, due che ritraggono la sorridente Cuccarini e altre due tavole imbandite con in primo piano una bottiglia della famosa bevanda.
L’apparenza però inganna, perchè non si tratta di un “pezzo” sulla nota showgirl, ma di una pubblicità della famosa bibita zuccherata. L’ambiguità non è passata inosservata al Comitato di Controllo che il 7 ottobre ha ottenuto la censura del messaggio. Il Giurì ha ritenuto la pubblicità non conforme all’articolo 7 del Codice di autodisciplina e ne ha ordinato la cessazione.
La trasparenza è considerata uno dei pilastri dell’Autodisciplina, che ritiene fondamentale la separazione netta tra pubblicità e testo giornalistico. Di diverso avviso è la Coca-Cola che ritiene facilmente comprensibile la natura promozionale dell’articolo, per via del carattere tipografico differente e di altre scritte.
Non è questo il primo incidente per Coca-Cola. Pochi mesi, fa nel maggio 2011, è stato censurato lo spot della campagna “La formula della felicità”. Il messaggio invitava le mamme ad affiancare il pasto dei loro bambini con la bibita zuccherata, lasciando intendere che si tratta di una tradizione italiana. Non è così. In ogni caso i nutrizionisti ritengono il consumo di bevande dolci un evento occasionale e non certo quotidiano come si dice nella pubblicità.
Questa spudorata proposta contrasta con i principi della corretta alimentazione e con le campagne di educazione alimentare destinate ai ragazzi.
Lo spot è anche in contrasto con la politica della stessa multinazionale, che sul sito italiano qualche mese fa dichiarava di riconoscere il diritto dei genitori a scegliere i prodotti che ritengono più adatti ai propri figli, si impegnava inoltre a non fare promozioni destinate minori di 12 anni, a non pubblicizzare i prodotti nelle riviste, nelle fasce TV e nei programmi dedicati ai bambini e a non vendere la bibita nei distributori automatici all’interno delle scuole elementari.
Di fronte a tanti buoni propositi, come si spiega l’invito rivolto alle mamme di dare la Coca-Cola ai bambini quando si siedono a tavola? Aspettiamo fiduciosi una risposta, ma nel frattempo niente Coca-Cola a tavola quando si mangia.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione