Da dove nasce l’abitudine di mangiare popcorn o patatine guardano un film o una partita? Giovanni Ballarini racconta questa storia millenaria in un articolo pubblicato originariamente su Georgofili.info
Gli antichi Romani al Colosseo non mangiavano popcorn
Gli antichi Romani durante gli spettacoli mangiano olive, focacce e altri cibi popolari, mentre i nobili tra uno spettacolo e l’altro godono di banchetti con polli, patelle e ostriche, miele e spezie orientali in una grande varietà di cibi importati da tutto l’Impero (1), ma certamente non mangiano popcorn di mais, che arriva in Europa solo dopo la scoperta dell’America nel 1492 da parte di Cristoforo Colombo (1451 – 1506).
Mangiare a teatro e al cinema
Mangiare durante gli spettacoli è antichissima consuetudine, come arricchire i momenti conviviali con l’ascolto di musica, così come, viceversa, l’ascolto di musica con il consumo di cibo. Fino a tempi relativamente recenti era normale mangiare a teatro nei palchi assistendo agli spettacoli, e non ci si deve stupire se questa abitudine continua nei cinema e poi nelle case quando si guarda la televisione, soprattutto se trasmette film o eventi sportivi.
Nelle prime sale cinematografiche e fino alla metà del ventesimo secolo si mangiano semi di zucca salati, lupini o arachidi, mentre nella seconda metà del secolo si diffondono i popcorn americani, unitamente a bibite gassate ricche di zuccheri, che poi sono consumati anche nelle case. Questi ultimi alimenti iper processati (un sacchetto medio di popcorn può contenere più di mille calorie, quasi la metà dell’apporto calorico giornaliero raccomandato per un adulto medio) sono inoltre mangiati in modo compulsivo e al di fuori di ogni controllo se si sta visionando film (soprattutto se thriller) o seguendo un’importante partita di calcio.
Il sovrappeso e le calorie vuote
Questo comportamento alimentare oggi si correla al dilagante sovrappeso e obesità della popolazione. Secondo l’ISTAT (2021) negli adulti la percentuale di italiani in sovrappeso è del 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), gli obesi sono l’11,5% con una tendenza in costante crescita. L’eccesso di peso in età infantile è uno dei principali problemi di salute pubblica, perché in Italia all’età di otto anni il 39% dei bambini è in sovrappeso (inclusa l’obesità) e il 17% è obeso.
Mangiare e bere cibi ultra processati e carichi di calorie vuote, cioè alimenti senza proteine, grassi, carboidrati complessi, sali minerali e vitamine, al cinema o allo stadio una volta alla settimana, quando si vede una a partita, è già un rischio. Questo comportamento alimentare diviene molto alto e pericoloso quando è un’abitudine quasi giornaliera vedendo a casa in televisione le partite di diversi sport, ma soprattutto film nei quali, in molti casi vi sono cibi e bevande malsane.
Il ruolo del cinema nel cambiamento delle abitudini
La moltiplicazione e diffusione globale dei mass media ha causato un cambiamento nel modo in cui gli individui percepiscono il mondo e tra questi il cinema e i film come mezzi di comunicazione che trasmettono messaggi forti e memorabili, influenzando gli atteggiamenti e le percezioni degli individui a vari livelli. In alcuni casi (Il Pranzo di Babette di Gabriel Axel, 1987; Ratatouille di Brad Bird e Jan Pinkava 2007; Chocolat di Lasse Hallström, 2000, e pochi altri film) l’industria cinematografica ha riconosciuto l’attrattiva visiva ed estetica della gastronomia, producendo alcuni film con un tema gastronomico in cui il cibo è l’attore principale.
In altri casi l’uso della gastronomia nei film fornisce importanti spunti di riflessione sul Paese rappresentato e può contribuire alla propagazione e alla promozione della cultura svolgendo un importante ruolo nella diffusione e commercializzazione delle culture alimentari e gastronomiche dei diversi Paesi (2). Tuttavia nella gran parte dei film questo non avviene e in molti e diversi contesti prevalgono cibi ultra processati che rimangono anche nella memoria. Chi non conosce il Martini Vesper, “agitato, non mescolato” (‘Shaken, not stirred’) la variante più famosa del Martini Dry, il drink dell’agente segreto James Bond, 007?
Il cibo permea tutti i media
Oggi cibi locali ed esotici, performance gastronomiche tradizionali e innovative, piatti creativi e stravaganti, cibi e bevande iper processati permeano programmi televisivi, film, giornali, social network, mostre d’arte e molti altri ambiti della nostra vita quotidiana. Nella maggior parte delle pellicole cinematografiche dei film in distribuzione, la qualità nutrizionale degli alimenti e delle bevande presenti è spesso malsana e lontana dalle raccomandazioni delle autorità sanitarie, come risulta anche da indagini americane su duecentocinquanta film statunitensi di maggior incasso dal 1994 al 2018 (3).
Un fenomeno questo non molto dissimile dalla situazione italiana per cui la presentazione di cibi e bevande malsani nei media è divenuto un problema socioculturale che si estende oltre la pubblicità. Infatti in chi guarda un film mangiando cibi ultra processati o bevande zuccherine o alcoliche, la presenza delle stesse nel contesto del film anche in posizione subliminale e come elemento secondario, può avere un effetto di tipo inconscio giustificatorio che tende a rinforzare il cattivo se non malefico comportamento di mangiare o assumere bevande ultra processate che portano a sovrappeso e obesità.
Note
- Rossella Rea – The Colosseum – Ministero della Cultura Parco archeologico del Colosseo – 2022
- Hakan Yılmaza, Nesrin Aysun Yükselb – Gastronomy-themed movies – TOLEHO, 3 (2), 129 -137, 2021
- Bradley P. T., Handley-Miner I. J., Samuels N. A., Markus H. R., Crum A. J. – Nutritional Analysis of Foods and Beverages Depicted in Top-Grossing US Movies, 1994-2018 – JAMA Intern. Med. 181 (1), 1 – 10, 2021
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Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002
Questo contributo intellettuale del prof. Ballarini è attuale, interessante e coerente.
Ci stimola ad interrogarci più che su quello che il professore descrive, indubbiamente condivisibile, sull’assenza totale di qualsiasi altra narrazione; istituzionale, o di altre agenzie educative (ricordo, ad es., le pubblicazioni dell’istituo Scotti Bassani, piuttosto che i Quaderni di controinformazione alimentare della C.L.E.S.A.V.).
Di educazione alimentare e di cultura alimentare, infatti, se ne fa pochissima. E laddove viene fatta appare incoerente (v. episodi ripetuti di frutta marcia distribuita nelle scuole) e avulsa dal contesto educativo, oltrechè neppure protratta all’arco temporale di attuazione del progetto.
Varie scelte legislative e organizzative sono state fatte negli ultimi decenni. Che hanno “smobilitato” l’impianto culturale (in senso lato) e organizzativo sia della legge 833 – istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale; sia, all’interno del sistema scolastico, della rete delle scuole promotrici di salute coordinate dalla Sovrintendenza scolastica regionale.
Tutto iniziò con la soppressione del medico scolastico, quella strana figura – si direbbe oggi – che organizzava gli screening per la prevenzione della scoliosi, verificava e/o supportava il calendario vaccinale, faceva le visite mediche, segnalava la necessità di controlli odontoiatrici e interveniva alla bisogna su ogni problematica di carattere socio-sanitario. Poi venne il turno delle riforme regionali che svuotarono i distretti sociosanitari di base delle proprie competenze (oggi stan cercando di rimetterli in piedi con il nome di case di comunità) i consultori familiari e consultori pediatrici. Le USSL (unita sociosanitarie locali) furono “elevate” (?!!!) ad aziende. Ma non vi era nessun passo avanti, anzi per l’educazione alimentare (una delle tematiche dell’educazione sanitaria prevista prevista dalla legge 833, oggi sbeffeggiata e ridotta a simulacro) fu una sconfitta: sparirono sia le risorse finanziarie (peraltro un nonnulla rispetto alla spesa sanitaria generale) sia le collaborazioni tra personale docente e personale sanitario. E così, i progetti annuali e le attività routinarie che si svolgevano nelle scuole furono cancellati.
Insomma, senza portar qui ulteriore tedio a chi ha avuto la pazienza di leggermi fin qui, concludo dicendo che questi fatti furono all’origine di una Caporetto micidiale per l’educazione sanitaria e la promozione della salute.
Fu fatta una vera e propria tabula rasa. E oggi se ne avvertono i frutti di queste scelte scellerate, non avvedute e pure interessate. Riguardanti, purtroppo, non solo l’educazione alimentare; che è molto efficace nel contrastare l’adesione ai modelli culturali descritti dal nostro prof. Ballarini.