I sostituti delle uova a base vegetale, realizzati con i fagioli verdi mung (detti anche soia verde) dell’azienda californiana Eat Just arrivati in Cina nel 2019, adesso fanno parte dei menu proposti da una delle più grandi catene di fast food del Paese, la Dicos, con oltre 500 punti vendita. Ne dà notizia il sito Businesswire, che specifica come non siano chiari i termini economici del mega-contratto, ma secondo Euromonitor il mercato cinese dei sostituti vegetali dei prodotti animali muove già oggi oltre 10 miliardi di dollari, e ne muoverà più di 12 entro il 2025.

In particolare, Dicos pensa di proporre le “uova” di Josh Tetrick (il fondatore e Ceo di Eat Just) nei piatti per la prima colazione come i toast “alla francese” e le uova strapazzate. Per farlo può avvalersi dei due principali prodotti di Eat Just: il formato liquido utile per cucinare ogni tipo di frittata, e i foglietti già pronti, da tagliare a misura proprio per i toast.

padella
Eat Just propone il suo sostituto vegetale delle uova in formato liquido, per realizzare piatti come le uova strapazzate, o in “foglietti” di omelette già pronti

Per lanciare le nuove proposte, l’azienda si servirà delle piattaforme più utilizzate come WeChat, Weibo e altri social locali. La campagna promozionale prevede video e interviste a testimonial che porranno l’accento sulla necessità di un’alimentazione più sana e meno incentrata sui prodotti di origine animale. La sensibilità in tal senso, già in crescita prima della pandemia, è molto aumentata. Lo dimostrano il successo della stessa Eat Just, presente sulle piattaforme di e-commerce e in diversi punti vendita di alcune delle principali città, che e cresciuta in un solo anno del 70%.  Eat Just, per venire incontro alla grande richiesta, ha siglato un accordo per la realizzazione, a Singapore, di uno stabilimento di produzione di proteine vegetali con il colosso Proterra, che dovrebbe aiutare la diffusione anche in altri Paesi asiatici.

Intanto in Cina continua la campagna mediatica (e non solo) che tenta di attribuire l’origine della pandemia ad altri paesi e, in particolare, agli alimenti animali che arrivano surgelati. Secondo la Reuters il portavoce della China Meat Association ha ribadito ancora una volta di aver rilevato il coronavirus Sars-CoV-2 nei prodotti alimentari surgelati, anche quando erano state attuate delle disinfezioni a livello locale.

Disinfectant sprayers and germs that adhere on objects on the surface. prevent infection Covid 19 viruses or coronavirus And various pathogens. concept healthcare system ,stay safe and hand sanitizer.
La China Meat Association chiede la santificazione interna dei container ed esterna delle confezioni degli alimenti confezionati diretti in Cina, come la carne congelata

Per questo ora l’associazione chiede (per il momento senza porre un obbligo vero e proprio) che chi esporta verso la Cina sanifichi l’interno dei container e l’esterno delle confezioni: misure destinate a irritare ulteriormente i partner mondiali e a rendere sempre più difficile il commercio. La vendita di carni suine dalla Germania è ancora vietata, a causa della presenza di peste suina africana rilevata in settembre, ma anche quella dai principali partner quali Brasile, Spagna e Danimarca è sempre più complicata, anche perché la sanificazione di tutti i mezzi di trasporto farebbe schizzare i prezzi a livelli non competitivi. L’Oms ha ribadito più volte che non si devono temere gli alimenti confezionati, ma la Cina continua a sostenere di avere prove (che non mostra) del contrario.

Mentre il mercato della carne è in difficoltà sempre maggiori, anche per i sospetti e i dubbi che da mesi le autorità avanzano sui prodotti surgelati provenienti dall’estero, non proprio per  caso quello dei sostituti vegetali sia in enorme espansione.

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