Coca-Cola sale di nuovo sul banco degli imputati. Questa volta per le spregiudicate politiche commerciali portate avanti in Cina (suo terzo mercato mondiale), dopo che nei Paesi occidentali norme e campagne educative hanno reso difficili ulteriori espansioni del mercato. A raccontare che cosa sta succedendo è il British Medical Journal, che riporta quanto scoperto da tre ricercatori americani in forze all’istituto Chinese Society dell’Università di Harvard.
Come spesso accade, la scoperta è avvenuta quasi per caso quando, nel 2013, la responsabile Susan Greenhalgh ha iniziato a condurre dozzine di interviste a cittadini cinesi per comprendere meglio le cause della rapidissima crescita del peso medio (nel 2011, infatti, era obeso o in sovrappeso il 42,3% dei cinesi, con una crescita spettacolare rispetto al 1991, anno in cui erano il 20,5% della popolazione).
L’International Life Science Institute
Le risposte l’hanno portata molto presto a interagire con l’Ilsi, ovvero l’International Life Science Institute (Istituto internazionale di scienze della vita), centro privato fondato una quarantina di anni fa dalla Coca-Cola negli Stati Uniti, il cui braccio cinese – primo ente straniero a entrare nel Paese nel 1978, dopo oltre trent’anni di isolamento totale sotto Mao – si trova all’interno del locale Centro per le malattie infettive (l’analogo dei Cdc statunitensi), sotto il Ministero della salute, fatto di per sé discutibile.
Per anni, l’Ilsi è stato l’interlocutore preferito per interagire con il Governo e le università cinesi da Nestlè, McDonald’s, Pepsi e dalla stessa Coca-Cola, nonché da altri colossi alimentari, e probabilmente ciò ha avuto un peso determinante. Greenhalgh ha infatti dimostrato che tra il 1999 e il 2015 le politiche anti-obesità dell’Ilsi hanno via via posto sempre di più l’accento sull’importanza dell’attività fisica, tralasciando in maniera evidente qualunque responsabilità della dieta. Coca-Cola è insomma riuscita laddove, in occidente, ha incontrato sempre fieri oppositori, fino a uscirne sconfitta, come dimostra la contrazione attuale del suo mercato. La conferma si vede anche nel fatto che la Cina non ha recepito nessuna delle indicazioni specifiche dell’Oms, come l’imposizione di una tassazione specifica, limiti alla pubblicità rivolta ai bambini e alle dimensioni di lattine e bottiglie, e così via.
Come se questo non bastasse, anche la maggior parte dei meeting scientifici che hanno avuto luogo in Cina con il patrocinio dell’Ilsi (sei incontri internazionali, tra il 2004 e il 2015, con 200 esperti, molti dei quali finanziati anche dalla Coca-Cola) sono stati incentrati sull’attività fisica e sullo stile di vita piuttosto che sulla nutrizione.
La strategia di Coca-Cola
Nel 2015, il New York Times aveva iniziato a parlare, in una serie di reportage investigativi, dell’aggressiva strategia del colosso di Atlanta proprio sulla questione del ruolo dell’attività fisica e della dieta nell’insorgenza dell’obesità. Ciò non ha impedito all’azienda di continuare a perseguire le sue politiche, riportando la Cina indietro di decenni rispetto ai Paesi occidentali, come ha commentato l’esperto di nutrizione globale Barry Popkin, che ha lavorato nel Paese asiatico per decenni.
Nel rapporto si legge poi che né l’azienda né il Governo cinese, interpellati, hanno voluto replicare a quanto sostenuto nello studio di Harvard. Questo perché, probabilmente, Coca-Cola e gli altri di Big Soda continuano a dare una mano al Governo, per esempio con la costruzione di nuove scuole e impianti sportivi, e questo non fa che rafforzare quanto sostenuto nello studio.
Non ci sono inoltre segnali di miglioramento. Nel 2016 sono state varate le nuove indicazioni per la promozione della salute pubblica, che, ancora una volta, puntano quasi tutto sull’attività fisica, come le ultime campagne di salute pubblica: Exercise in medicine, Happy 10 minutes, Healthy Lifestyle in Action.
Greenhalgh ha appena avviato un programma di quattro anni con il quale intende accedere, fin dove è possibile, ad archivi e documenti di ogni genere: le gesta di Big Soda in Cina ci stupiranno ancora?
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