Alimenti poco sani: patatine fritte, hamburger da fast food, pizza, pop corn, donut al cioccolato

“Chiedere all’industria, ai supermercati e alle agenzie pubblicitarie di modificare volontariamente, in senso restrittivo, i propri comportamenti non funziona. C’è bisogno di limiti imposti dal governo, in modo che tutti siano in condizioni di parità”. È quanto sostiene in un’intervista al Guardian Dan Parker, un ex dirigente pubblicitario che ha lavorato per vent’anni con grandi aziende alimentari, come Coca-Cola e McDonald’s. Parker, dopo essere stato colpito da diabete, in seguito ad obesità, ha cambiato la propria vita e ha fondato l’associazione Living Loud, mettendo a frutto la propria esperienza per combattere il cibo spazzatura. Al quotidiano britannico, Parker racconta per la prima volta le strategie di marketing con cui l’industria aggira l’adozione di impegni volontari, spingendoci a consumare sempre più zuccheri e junk food.

Parker fa l’esempio della riduzione volontaria, da parte dell’industria, delle dimensioni delle barrette singole di cioccolato, a cui non si è accompagnata, però, una riduzione del prezzo. Questo ha fatto arrabbiare i consumatori, che hanno cominciato a comprare le confezioni contenenti più barrette, più costose ma che davano l’impressione di utilizzare al meglio i propri soldi. E l’industria ora pubblicizza e promuove nei punti vendita le confezioni con più barrette come qualcosa che può essere consumato da una singola persona, anche se minuscole scritte in basso dicono che non bisognerebbe consumarne più di 30 grammi. E i dati delle vendite confermano il successo di questa strategia di marketing. Nel 2016, le vendite di barrette di cioccolato singole da 30 grammi sono diminuite di circa il 5% rispetto all’anno precedente, mentre le vendite delle confezioni da 100 grammi sono aumentate del 7,6%.

Secondo Parker, l’unica soluzione per combattere il dilagare dell’obesità è consumare meno cibo, in particolare quello malsano, anche se l’industria alimentare cerca di spostare l’attenzione verso la mancanza di esercizio fisico. Fondamentale, secondo l’ex-pubblicitario, sarebbe una maggior regolamentazione degli spot televisivi di cibo spazzatura in prima serata. “L’industria alimentare si sta comportando come ha fatto quella del tabacco – sostiene Parker – e se non cambierà finirà con l’essere trattata nello stesso modo”.

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ezio
ezio
19 Gennaio 2018 18:03

Come non essere d’accordo in pieno con Dan Parker! Anche perché solitamente i tacchini non si tuffano volontariamente nella pentola, ma bisogna incoraggiarli con decisione.
Ci sono anche altre possibilità adottabili, oltre a quelle facilmente aggirabili dai produttori stessi.
Ad esempio obbligare l’aggiunta di un adeguato tenore di fibre solubili ed insolubili, in tutte le preparazioni alto caloriche e dolciumi vari, per abbassarne le calorie e l’indice glicemico.
Certo che se il consumatore ha delle dipendenze verso il cibo servirà soltanto una buona terapia.

Riccardo
Riccardo
21 Gennaio 2018 22:19

La soluzione può essere non guardare più la tv.
Per quel che mi riguarda, non lo faccio da 18 anni e sto molto meglio!