Siamo ancora lontani dalle patate coltivate su Marte di Mark Watney, il protagonista del film (e dell’omonimo romanzo) The Martian. Ma tutti i giorni, sopra le nostre teste una mezza dozzina di astronauti cucina e mangia nello spazio, a bordo della Stazione spaziale internazionale (ISS). Si tratta di attività che possiamo considerare vere e proprie sfide tecnologiche necessarie per coniugare sicurezza, praticità, salute e gusto. Per questo il cibo nello spazio è stato al centro di uno degli incontri del Festival della Tecnologia che si è tenuto a Torino dal 7 al 10 novembre.
Il cibo per astronauti ha fatto passi da gigante dai tempi dei primi voli orbitali di Jurij Gagarin, quando i cosmonauti sovietici dovevano sorbirsi poco invitanti tubetti di pappette prive di gusto (se volete saperne di più guardate il video qui sotto in cui il divulgatore scientifico Adrian Fartade ne assaggia uno). Già a partire dal programma Apollo, quando i tempi di permanenza dello spazio si sono fatti più lunghi, le cose sono cambiate e gli astronauti hanno iniziato a mangiare in maniera più simile a quanto facciamo sulla Terra e molto più appetitosa. Cosa molto importante anche perché, a causa della microgravità, cambia la distribuzione dei fluidi corporei e con essa la percezione del gusto.
Ma questo non significa che un astronauta possa concedersi un piatto di spaghetti al pomodoro o un panino con il salame. Il cibo deve rispondere a precisi requisiti, a partire dalla conservabilità. La prima cosa da tenere a mente è che i pasti sono scelti da ciascun astronauta, preparati e spediti sulla ISS mesi prima del loro arrivo a bordo. Gli alimenti da lanciare (con i razzi) vengono disidratati, liofilizzati, precotti o sterilizzati in autoclave (trattamento riservato per esempio alla carne), e poi conservati in buste di alluminio o lattine. Il cibo ha una shelf-life di 18-24 mesi. L’acqua, invece, viene riciclata costantemente, attraverso filtrazione e distillazione. Sì, anche l’urina.
Ma in concreto, cosa mangiano gli astronauti? Ognuno può scegliere tra due menu standard (americano e russo) e può portare a bordo una quantità limitata di alimenti ‘bonus’ personalizzati. Per esempio, l’italiano Luca Parmitano, attualmente al comando della Stazione spaziale, durante la precedente missione Volare aveva scelto le lasagne e la caponata. A preparare i piatti speciali per gli astronauti dell’Esa è la start up italiana Argotec, che ha lanciato anche la linea di “space food per terresti” Ready to Lunch, per far provare a tutti l’esperienza del cibo spaziale (al momento della preparazione di questo articolo, tutti i prodotti sono esauriti). Oltre al cibo in busta, gli astronauti hanno a disposizione salse, snack, bevande, dessert, e frutta fresca rifornita periodicamente dalle navette cargo.
A questo punto è ovvio che cucinare nello spazio, nella maggior parte dei casi significa solo reidratatare, riscaldare (grazie a un apposito forno) e comporre i piatti. La stessa cosa vale per le bevande, che vengono fornite in polvere in apposite buste con cannuccia a cui aggiungere acqua calda o fredda sul momento. Ci sono due cose vietatissime in condizione di microgravità: l’acqua libera e tutto ciò che fluttuando potrebbe causare danni alle strumentazioni di bordo, come le briciole di pane o il granelli di sale. Tutti i liquidi, quindi, sono dispensati in buste chiuse, sale e pepe sono forniti in forma liquida, e al posto del pane si preferiscono le tortilla: una lezione imparata anche grazie al memorabile ‘panino spaziale’ che nel 1965 l’astronauta John Young ha portato a bordo della navicella Gemini 3 di nascosto.
Nel 2015, a bordo della Stazione spaziale internazionale è arrivata anche la prima macchina per caffè espresso, chiamata opportunamente ISSpresso e sviluppata da Argotec, Agenzia spaziale italiana e Lavazza. Non si è trattato solo di un vezzo per gli astronauti italiani, ma di un vero e proprio esperimento scientifico per studiare il comportamento dei fluidi ad alta pressione in condizioni di microgravità.
Per avere un’idea di come si prepara un pasto nello spazio nel video qui sotto potete vedere l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti alle prese con tortilla, crema di piselli, funghi e riso integrale con pollo alla curcuma. Un menu niente male.
© Riproduzione riservata Foto: Esa Video: Link4Universe, Esa
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Bel articolo, molto interessante complimenti!