Ikea oltre che progettare letti, divani e e librerie sta pensando a un futuro diverso con un cibo sempre più sostenibile. Lo fa da Space 10, un edificio che un tempo era una centrale elettrica in una delle zone più vivaci di Copenaghen, in Danimarca: quella del Meatpacking District, dove già sono presenti locali innovativi e officine creative. Quello di Ikea però non è un locale, ma un laboratorio.
La storia inizia nel 2014, quando l’azienda chiede a Carla Cammilla Hjort, designer, di raccontare al Ceo Torbjörn Lööf, qualcosa sulla collaborazione tra l’Ikea e il suo studio, ArtRebels. Da quell’incontro nasce un progetto per una collezione di mobili limitata e destinata solo a giovani residenti in città. Il risultato entusiasma Lööf a tal punto da spingerlo a chiedere a Hjort qualcosa di molto più ampio, relativo al futuro in senso lato e alla possibilità di rendere migliore il mondo.
Così nel 2015 Hjort fonda Space 10, insieme al documentarista Simon Caspersen. I due hanno tre anni di tempo per compiere indagini di mercato e studi di fattibilità e avviare le prime sperimentazioni. Dopo aver avviato una serie di progetti legati all’arredamento e al vivere urbano, Space 10 punta sul cibo, reclutando nutrizionisti, psicologi, designer, ricercatori e chef. Nel 2015 viene lanciato il progetto Polpette di domani, che richiama le polpette tradizionali, rivisitate grazie alla carne coltivata in laboratorio, alle stampanti 3D, alla farina di insetti, di alghe e a quella ottenuta dagli scarti. Il tutto viene illustrato da bellissime fotografie.
Le polpette al momento sono sperimentali, anche se l’azienda si è impegnata per il benessere animale e per aumentare l’offerta di prodotti a basso impatto ambientale come le gli hot dog vegetariani. In questi mesi è arrivato il gelato alla fragola vegano che – secondo Ikea – ha un impatto ambientale di circa la metà rispetto a quello tradizionale.
Nella cucina di Space 10 si sperimentano anche minestre, chips, hamburger, salse di alghe così come di insetti e di scarti, del pesce utilizzato per l’acquaponica, i sistemi circolari basati sulla coltivazione di piante senza terra e di pesci per la fertilizzazione e il riciclo delle acque, anch’essi oggetto di studio.
Restano molti aspetti da mettere a punto: per esempio, le infezioni di cui possono essere vittime sia le alghe che i pesci, e che potrebbero rendere impossibile la vendita dei moduli al grande pubblico, ma di sicuro Space 10 si sta ponendo in prima fila nella ricerca di cibo più sostenibile. E per questo non è affatto detto che nel prossimo futuro Ikea continui a essere conosciuta solo per gli armadi e i divani.
I progetti non riguardano solo il cibo. A Copenaghen si lavora per ottimizzare il modulo di agricoltura urbana Growroom che è già stato installato a Helsinki, Sydney, Rio de Janeiro, Mosca, San Francisco e Seul, e a un secondo modulo, dedicato alla coltivazione dell’alga spirulina… nel giardino di casa.
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Giornalista scientifica