Cibi sani e junk food: in Gran Bretagna negli ultimi 10 anni il divario dei prezzi è aumentato, a favore di un’alimentazione scorretta che penalizza le classi sociali con minore disponibilità economica
Cibi sani e junk food: in Gran Bretagna negli ultimi 10 anni il divario dei prezzi è aumentato, a favore di un’alimentazione scorretta che penalizza le classi sociali con minore disponibilità economica
Agnese Codignola 15 Ottobre 2014In Gran Bretagna, il divario prezzi tra i cibi sani e quelli considerati spazzatura è aumentato del 28,6% nell’ultimo decennio, i primi sono sempre più cari mentre i secondi, registrano una crescita di prezzo meno rilevante e finiscono per risultare sempre più convenienti.
Il dato emerge da uno studio pubblicato su PLoS One dai ricercatori del Centre for Diet and Activity Research (CRDAR) dell’Università di Cambridge, che hanno calcolato il costo per unità calorica di 94 tra cibi e bevande principali, suddivisi in sani e non sani in base alle definizioni del Ministero della salute inglese (in particolare della UK Food Standard’s Agency’s FSA-Ofcom), nel 2002 e nel 2012. I dati sono stati presi da un archivio nazionale, il paniere dell’Office of National Statistics’ Consumer Price Index, considerando solo alimenti semre presenti negli ultimi dieci anni, e dal National Diet and Nutrition Survey. I risultati indicano che, nel 2002, mille chilocalorie ricavate da cibi più sani, costavano in media 5,65 sterline, contro 1,77 dei cibi meno sani. Nel 2012, questo costo è salito a 7,49 sterline per i primi e a 2,50 per i secondi. Pertanto, il prezzo degli alimenti sconsigliati è aumentato di poco, restando accessibile ai più, mentre quello degli alimenti a cui si dovrebbe dare maggiore spazio è aumentato considerevolmente.
Secondo Nicholas Jones, che ha guidato lo studio, la crescente differenza di prezzo tra cibi più e meno sani costituisce un fattore che può contribuire al deterioramento della salute della popolazione e a un aumento delle disuguaglianze. Un contributo a questo andamento arriva a sopresa dai banchi alimentari e delle mense per i poveri che, giocoforza, acquistano sempre alimenti che costano di meno tra quelli disponibili.
Le conseguenze più gravi – ricordano gli autori – si riversano sulle persone con minori disponibilità economiche, che subiscono gli effetti negativi di queste diete sulla propria salute. In questo modo aumenta la distanza con i ceti più abbienti e tutto ciò non potrà che causare ulteriori problemi sociali, economici e politici, considerando che già oggi il costo per le malattie associate a una dieta sbagliata, in Gran Bretagna, è pari a 7,3 miliardi di euro l’anno. Infine, anche l’Europa deve fare la sua parte, attraverso la politica agricola comunitaria, che può avere grande influenza sui costi al dettaglio di intere categorie merceologiche come i latticini, gli oli vegetali e lo zucchero.
Beniamino Bonardi e Agnese Codignola
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Giornalista scientifica