Infezioni ripetute nei primi sei mesi di vita, consumo di quantità significative di glutine durante lo svezzamento e interruzione dell’allattamento al seno prima dell’introduzione del glutine: ecco tre “ingredienti” che, combinati insieme, aumentano il rischio di sviluppare la celiachia già in età pediatrica.

Lo affermano i risultati di uno studio condotto in Svezia – paese che ha registrato a cavallo tra gli anni ottanta e novanta una vera epidemia di casi di celiachia infantile – pubblicato di recente sulla rivista BioMedCentral Pediatrics.

 

I ricercatori hanno confrontato la storia clinica, le caratteristiche sociali e le abitudini alimentari nei primi mesi di vita di 373 bambini a cui tra il 1992 e il 1995 era stata diagnosticata la celiachia a meno di due anni d’età e di 581 bambini di “controllo”, senza malattia.

Tutti i dati sono stati raccolti tramite questionari compilati dai genitori. È emerso chiaramente che chi aveva contratto almeno tre infezioni tra quelle tipiche infantili (raffreddore, otite, varicella, sesta malattia, scarlattina, polmonite, gastroenterite) aveva un rischio più elevato di sviluppare celiachia rispetto a chi si era ammalato meno o per nulla.

 

E non è tutto, perché il rischio più elevato è stato osservato in concomitanza con altri due fattori: il consumo di quantità piuttosto elevate di glutine già nelle prime settimane di svezzamento (più di 16 grammi al giorno di farina che lo contiene, come quella di frumento, orzo o avena) e l’interruzione dell’allattamento al seno prima dell’introduzione del glutine stesso. 

 

Al momento non è chiaro quale sia il rapporto tra infezioni precoci e celiachia: se in qualche modo le prime predispongano alla seconda o se ci sia piuttosto una predisposizione genetica comune a entrambe. I dati raccolti, però, appaiono significativi per due ragioni.

Intanto, perché sottolineano l’esistenza di un effetto combinato tra infezioni e tipo di alimentazione, suggerendoci di tenere desta l’attenzione su un momento delicato della vita dei bambini come lo svezzamento.

 

Tra l’altro, secondo gli autori dello studio proprio questo effetto potrebbe aver svolto un ruolo importane nell’epidemia svedese degli anni ottanta-novanta, quando effettivamente ci fu un cambiamento  nell’alimentazione per lattanti, con prodotti pronti per lo svezzamento sempre più ricchi di farina.

 

In secondo luogo si conferma ancora una volta l’importanza dell’allattamento materno nel proteggere i bambini dal rischio di sviluppare la celiachia. Lo ricordava anche il documento conclusivo del convegno internazionale su questa intolleranza organizzato lo scorso marzo a Firenze dall’Associazione italiana celiachia (Aic): «Allo stato attuale, l’unico fattore moderatamente ma significativamente preventivo nei confronti dello sviluppo di celiachia è l’allattamento al seno prolungato».

 

Valentina Murelli

Foto: Photos.com

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Andrea
Andrea
3 Gennaio 2013 07:15

hhhmmm… ho dato un’occhiata veloce all’articolo, ma non sono riuscito a scoprire quand’è che il glutine veniva introdotto.
Qualcuno più attento di me, me lo sa dire?

anonimous
anonimous
7 Gennaio 2013 15:11

E non è tutto ….il consumo di quantità piuttosto elevate di glutine già nelle prime settimane di svezzamento….

penso sia rifierita a questa parte..