La cattiva alimentazione minaccia un abitante del pianeta su tre. C’è poi anche la paradossale coesistenza tra la malnutrizione, che impedisce a un bambino su quattro di crescere in maniera corretta, e la sovralimentazione, che renderà obeso o comunque in sovrappeso un essere umano su tre entro il 2030. Basterebbero questi estremi a tratteggiare il disastro che incombe sul genere umano, via via che la popolazione aumenta, il riscaldamento globale diventa più marcato e le politiche delle grandi multinazionali del food riescono a imporre diete di scarsissima qualità nutrizionale e altissimo valore calorico. Ma nel rapporto presentato alla Food and Agriculture Organization (FAO) dal gruppo indipendente di esperti Global Panel on Agriculture and Food Systems for Nutrition, c’è molto di più. Numeri, cifre, tabelle rendono proiezioni e stime sinistramente realistiche. Per esempio, c’è il fatto che entro il 2030 ben due miliardi di esseri umani si alimenteranno con cibi che non garantiranno loro il giusto quantitativo di vitamine e minerali, indispensabile per mantenere un buono stato di salute. Ciò andrà ad aumentare il numero di persone che soffrono di ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari e di tutte le patologie associate all’abuso di grassi saturi, zuccheri, sale.
Le conseguenze sulla salute e sui sistemi sanitari saranno peggiori di quelle causate da fumo, uso di acque non sicure, inquinamento atmosferico o rapporti sessuali a rischio. Per questo quello che bisogna intraprendere e sostenere è uno sforzo globale non diverso da quello messo in campo contro l’HIV o la malaria. Anche perché tra le vittime principali ci sono i bambini, gli adulti di domani: un quarto di quelli che oggi hanno meno di cinque anni mostra i segni della malnutrizione della madre, e cioè ridotte capacità cognitive e sviluppo fisico non armonico e completo. Questo fenomeno in alcuni paesi è macroscopico, in Guatemala, per esempio, più del 40% dei bambini è troppo basso per l’età.
In quel paese, come in molti altri, le differenze sociali, negli ultimi anni, si sono acuite, e hanno reso i poveri sempre più poveri e più tentati dal junk food, che costa poco ma che non assicura loro i giusti quantitativi di vegetali freschi, derivati del latte e proteine nobili, con i risultati che sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Qualcosa di analogo si verifica in Africa, dove solo pochi paesi riescono a coniugare la diminuzione della carenza di cibo alla qualità dello stesso. Tra questi c’è il Ruanda che, anche grazie ai fagioli arricchiti in ferro coltivati in tutto il paese, sta vedendo rapidamente scendere l’incidenza dell’anemia infantile, o come la Corea del Sud, dove l’obesità è ferma al 6% anche se il tasso di povertà e quindi di malnutrizione da carenza negli ultimi anni è sceso molto. Al contrario, vi sono paesi come la Cina dove la situazione sembra sfuggire a ogni controllo, se è vero che entro il 2030 un cinese su due sarà, come affermano molte stime, in sovrappeso od obeso.
In totale, a livello planetario il numero degli obesi e di coloro che hanno un indice di massa corporea (IMC) fuori dalla norma passerà dagli 1,3 miliardi del 2005 ai 3,3 miliardi del 2030: un essere umano su tre, appunto. E ciò significa, tra l’altro, una perdita netta di produttività di Africa e Asia comprese tra il 3 e il 16% dei PIL globale (per avere un termine di paragone: la crisi del 2008 ha causato perdite del 10%, cioè quanto quella media provocata dalle diete sbagliate, ma è stata circoscritta nel tempo).
Gli esperti sottolineano poi un altro paradosso: la fame nel mondo diminuisce, e l’apporto di vegetali aumenta. Ma gli effetti benefici di una dieta con più vitamine e sali minerali sono annullati dal junk food che, con la crescente, inarrestabile urbanizzazione, non sembra avere reali nemici, nella sua avanzata.
Infine, anche il riscaldamento globale contribuirà ad aggravare la situazione: non solo per le migrazioni indotte, ma anche perché, pur aumentando le zone coltivabili in alcune aree del pianeta, faranno diminuire le stesse in altre. Parallelamente il fenomeno renderà molte colture meno valide dal punto di vista nutrizionale; l’elevato contenuto in CO2 dell’atmosfera, per esempio, farà calare quello di zinco nelle granaglie, nei tuberi e nei legumi. Nel 2050, secondo gli esperti del Panel, 138 milioni di persone non ne assumeranno abbastanza.
Le persone, concludono, vanno nutrite, non semplicemente alimentate. Per farlo, bisogna muoversi adottando alcune direttive come:
– Favorire la scelta di vegetali freschi, alimenti integrali, noci e semi e proteine a basso contenuto di acidi grassi saturi;
– Ridurre zuccheri aggiunti, snack e bevande zuccherate, sale e carni lavorate;
– Allattare al seno i neonati almeno fino ai sei mesi di età.
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Giornalista scientifica
e poi quando si parla di bambini vegani malnutriti(che poi solo due casi …che non erano manco vegani) ne parlano tutti e c’è una catastrofe!