Anche se tutto il settore è in forte crescita e muove ormai svariati miliardi di dollari all’anno, i sostituti vegetali della carne non minacciano direttamente il mercato tradizionale della carne rossa, ma si aggiungono a esso. I consumatori, per il momento, sono soprattutto attratti dalla moda e dalla curiosità verso alimenti nuovi, più che motivati da consolidate abitudini, e almeno negli Stati Uniti acquistano le alternative vegetali in parziale sostituzione del pesce o della carne bianca, ma non, appunto, di quella rossa.
L’importanza delle cosiddette fake meat e la concorrenza che esercitano nei confronti degli antagonisti più diretti, quelle carni rosse che vorrebbero sostituire, è stata indagata dai ricercatori delle università del Wisconsin e del Kentucky e della Ohio State University, che hanno analizzato i dati Nielsen degli acquisti effettuati tra gennaio 2017 e luglio 2020 in punti vendita di tutte le dimensioni di 40 stati, compresi quelli molto economici e quelli del circuito dei militari. In particolare, sono stati analizzati gli andamenti delle vendite di sostituti vegetali, manzo, maiale, pollo, tacchino, altre carni (come l’agnello e l’anatra), e il pesce fresco.
Come illustrato su Applied Economic Perspectives and Policy, le alternative rappresentano, per ora, in media solo lo 0,1% degli acquisti (quota salita fino allo 0,4% nel periodo di osservazione). Il manzo è in testa alle vendite, di cui rappresenta il 46%, seguito dal pollo al 23%, da maiale e pesce fresco al 12%, e da tacchino e altre carni, che costituiscono solo il 5% della spesa. Ma ancor più significativi sono gli andamenti in base ai fattori economici. In base ai calcoli, infatti, un’unità di manzo costa 5,44 dollari, mentre una di sostituti vegetali 4,84 dollari: eppure gli acquisti delle alternative tendono a salire solo quanto sono praticati degli sconti. Le promozioni sulla carne di manzo e pollo, al contrario, fanno abbassare le vendite dei sostituti. Ciò dimostra, secondo gli autori, che si acquistano questi prodotti per curiosità, o perché attratti da un prezzo scontato, ma non in modo regolare e non sostituendo la carne.
Un’ulteriore conferma sarebbe data dal fatto che, soprattutto durante i lockdown delle prime ondate di Covid-19 che avevano causato stop agli approvvigionamenti e un rincaro molto forte della carne, c’è stato una crescita nell’acquisto dei sostituti vegetali, che era ancora in corso alla fine dello studio. Le vendite di carne, invece, hanno raggiunto il picco all’inizio della pandemia. In altri termini, se lo scopo delle alternative vegetali è quello di sostituire la carne rossa, per ora non è stato centrato: negli Stati Uniti, il consumo pro capite di carni rosse nel 2018 ha raggiunto valori mai toccati prima, superiori ai 100 chilogrammi all’anno a persona.
Resta la grande crescita dei sostituti, che nel 2018 hanno venduto prodotti per dieci miliardi di dollari, cifra che dovrebbe salire a 31 miliardi nel 2026, secondo le stime. Grande successo per Beyond Meat e Impossible Food, che insieme rappresentano il 75% del mercato.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, AdobeStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica