filetto di manzo carne bistecca proteineLa carne coltivata realizzata facendo crescere cellule staminali del muscolo di manzo, maiale, pollo o pesce fino a ottenere fibre indistinguibili da quelle della carne tradizionale, è una realtà che attende solo le autorizzazioni per entrare sul mercato. Ci stanno lavorando molte start up e laboratori, e i risultati ottenuti confermano che si tratta di un’alternativa valida alla carne di allevamento, perché l’impatto ambientale è estremamente basso e perché non contiene residui di antibiotici, ormoni  o altre sostanze potenzialmente pericolose. Uno degli aspetti fondamentali è l’accettazione da parte del pubblico. Le aziende stanno lavorando per evitare che su di essa si crei un pregiudizio negativo simile a quello che ha rallentato quando non fermato lo sviluppo degli Ogm.

Diversi studi stanno valutando il grado di gradimento di queste carni, che in genere risulta abbastanza buono soprattutto in alcuni paesi. Una recente ricerca pubblicata dagli psicologi dell’Università di Bath, in Gran Bretagna, e di Portland, in Oregon, su Frontiers in Nutrition ha affrontato il tema cercando di capire qual è il modo migliore per fare conoscere la nuova carne ai consumatori, facendo un  confronto con ciò che i media sempre più spesso raccontano sull’argomento. I risultati fanno riflettere.

Carne coltivata
I consumatori preferiscono gli aspetti etici, che i progressi tecnologici

Gli autori hanno selezionato circa 500 consumatori e hanno sottoposto loro alcuni materiali nei quali la carne coltivata era presentata evidenziando gli aspetti tecnologici  come il fatto di rappresentare un punto di arrivo di anni di studi, oppure ponendo l’accento sui benefici dal punto di vista ambientale quali il minore consumo di suolo, acqua, elettricità e l’azzeramento delle emissioni di metano o, ancora, insistendo sull’equivalenza in termini di gusto e consistenza rispetto alla carne da allevamento. I ricercatori hanno poi sottoposto i partecipanti a specifici questionari e il risultato è stato molto netto: i consumatori si mostrano più propensi a provare ed eventualmente a fare entrare nella propria dieta la carne coltivata se si sottolineano gli aspetti etici, mentre il gradimento diminuisce nettamente quando si insiste sui progressi tecnologici.

Ma è proprio su quest’ultimo aspetto che punta la comunicazione della maggior parte dei media. La situazione è quindi delicata. Secondo quanto riferito dagli stessi autori, al momento negli Stati Uniti il 64% dei consumatori si dichiara disposto ad assaggiare questo tipo di carne, e solo il 18% afferma di essere decisamente contrario. Analogamente il 49% dei consumatori dichiara di essere pronto a comprarla regolarmente, mentre il 24% non pensa di farlo.

Dati simili sono stati riscontrati nel campione sottoposto al test, metà del quale era composto da persone che già includevano sostituti vegetali della carne nella loro dieta. La questione quindi è come mantenere integro l’atteggiamento del pubblico, al momento tutto sommato positivo, e come far sì che gli indecisi (e sono ancora molti) si avvicinino a questi prodotti, con i quali dovranno comunque fare i conti, con un approccio razionale e non influenzato da pregiudizi o idee sbagliate. Una delle risposte da dare agli interrogativi è spiegare in modo chiaro ed esauriente che cosa è la carne coltivata e, soprattutto, quali benefici può apportare al pianeta, alla salute umana e anche al benessere animale, visto che nessun animale viene sacrificato.

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federico
federico
12 Luglio 2019 11:21

Non ha alcun senso. Ma perché???
Il problema è che mangiamo toppa carne. la soluzione è ridurre drasticamente l’offerta, non sostituirla con dei surrogati.

Simone Raineri
Simone Raineri
Reply to  federico
12 Luglio 2019 13:02

E’ un surrogato dell’animale, non della carne. Non tutti mangiano troppa carne, per scelta etica, per impossibilità economica e tutte le possibili ragioni. I luoghi comuni e la banalizzazione degli argomenti non portano né a soluzioni né a dibattiti sani.

Osvaldo F.
Osvaldo F.
Reply to  federico
12 Luglio 2019 16:15

Cioè, secondo lei, a parità di consumo di carne, ridurre praticamente tutti i problemi collaterali degli allevamenti intensivi citati nell’articolo non ha senso…

Federico
Federico
12 Luglio 2019 19:17

Tutti i surrogati di un alimento.che si trova in natura non hanno alcun.senso. la natura ci fornisce rutto quello di cui abbiamo bisogno.. sarebbe sufficiente una produzione e un consumo razionale.di ogni cosa.

Osvaldo F.
Osvaldo F.
14 Luglio 2019 09:53

Non c’è niente da aggiungere a quello che scrive, si commenta da solo. A questo punto non si capisce perché uno dovrebbe fare dal pomodoro una passata, o impanare una cotoletta, visto che non è cosa “naturale”. Immagino che anche la cottura per lei non abbia senso.
Ma si rende conto bene di quello che scrive??? Guardi che anche l’agricoltura biologica per dire è una agricoltura “umana” che non ha niente a che vedere con come la natura farebbe il suo ciclo. Perfino i nostri famosi boschi sono quasi tutti frutto di “coltivazione”, fossero lasciati a sé stessi in 5 anni sarebbero invasi dal sottobosco. Per fortuna non è lei che decide della mia dieta…

Osvaldo F.
Osvaldo F.
14 Luglio 2019 10:42

Ma poi non capisco la questione del “surrogato” (‘sto commento mi ha fatto parecchio incavolare… Si nota?).
Lei gioca con le parole. In tempo di guerra non c’ era il caffè e allora come “surrogato” si usava l’orzo o le carrube. E allora? Dove sta il problema? E’ un surrogato del caffè? No, è un caffè d’orzo o di carruba.
I vegetariani e vegani usano dei “surrogati” della carne: vengono definiti surrogati perché imitano alcune caratteristiche della carne, in particolare sapore e contenuto di proteine. Ma sono comunque prodotti, hanno un loro nome, tofu o quello che siamo. Vengono chiamati surrogati, ma che vuole dire? Hanno il loro nome.
E’ un problema se queste bistecche di staminali sono un surrogato della carne? Secondo me no, ma tagliamo la testa al toro: invece che “surrogato della carne” chiamiamolo che so “zongo”. Vado al mercato e da una parte trovo la carne, dall’altra lo “zongo”. L’assaggio mi piace : lo mangio perché è un surrogato della carne? No, lo mangio perché mi piace. Zongo e patate arrosto. E’ un problema? Anche il tiramisù in natura non esiste. Più zongo per tutti…

fabrizio_caiofabricius
fabrizio_caiofabricius
14 Luglio 2019 13:08

Negli ambienti più aridi e ostili da millenni e in diverse situazioni sociopolitiche mancando la possibilità di coltivare terreni con un minimo di fertilità, l’unica forma di sopravvivenza sostenibile è sempre stato l’allevamento di specie animali rustiche, ovine in genere ma non solo, capaci di valorizzare quel poco di pascolo che quelle terre impossibili davano. È successo da noi succede ancora in tante parti del mondo. Il cibo a poco prezzo nel supermercato sottocasa ha generato distorte ideologie di fanatismo intransigente con la pancia piena

federico
federico
15 Luglio 2019 09:01

Continuo a non capire il senso di questa “carne” o “animale”: si dice da sempre che l’offerta di carne è sovrabbondante, che ne mangiamo troppa , che il 30 % di quanto produciamo finisce nella spazzatura. Mangiamo un’ altra cosa, le uova, le verdure, i legumi … il pesce, magari allevato.
Bohhh???? perché creare un nuovo alimento in laboratorio? Per essere chiari , sono carnivoro onnivoro , meglio) , ama la carne la mangio davvero raramente e quando possibile cerco di sapere chi era la bestia da viva e come ha vissuto.

agnese codignola
agnese codignola
15 Luglio 2019 09:45

La questione è semplice: nel 2050 saremo 10 miliardi e il sistema attuale non può sostenere un tale numero di esseri viventi che devono mangiare ogni giorno. Posto che non succederà mai che tutti diventino vegetariani (scelta che sarebbe anch’essa insostenibile, lo dice la FAO) e che il sistema degli allevamenti intensivi è responsabile in buona parte del disastro attuale per la perdita di biodiversità, l’utilizzo di risorse, le emissioni etc etc; posto che una mucca biologica consuma ed emette quanto una industriale, anche se non fitofarmaci, la soluzione cui tutto il mondo guarda è far crescere la carne, cioè le fibre muscolari, in vitro, consumando molto meno e non costringendo gli animali a vivere e a morire come accade oggi. Non si tratta affatto di surrogati: quelli sono le carni vegetali insaporite affinché sembrino animali. Questa è carne cresciuta al di fuori dell’animale, partendo da poche cellule: ma è carne, e per di più senza alcun tipo di farmaco, ormone, antibiotico. I numeri non lasciano dubbi: il consumo associato a queste carni (e pesci) è attorno al 90% in meno di tutte le risorse (acqua, elettricità e così via, per non parlare dei terreni o delle acque).
Presto sarà in vendita e per questo bisogna iniziare a conoscerla, valutarla senza pregiudizi per poi decidere se è più sostenibile di quella tradizionale, per decidere se è meglio continuare a parlare del bel mondo antico che forse non era così bello e che comunque non tornerà mai o agire attivamente affinché il nostro impatto sia più compatibile con la terra. Tutto qui.

fabrizio_caiofabricius
fabrizio_caiofabricius
Reply to  agnese codignola
15 Luglio 2019 11:16

Il bel mondo antico non era certo un paradiso, ma nemmeno stupido e sapeva valorizzare le scarse risorse proprio per vivere, spesso per sopravvivere ma a volte anche con piaceri personali, spesso collettivi, di intensità goduriosa forse difficilmente oggi raggiungibile.

I sassi di Matera dopo essere stata la vergogna nazionale negli anni ’50 che esaltava il “benessere” dei condomini anonimi evoluti poi fino a Corviale, ricevono oggi processioni scodinzolanti di ecoturisti internazionali proprio per questa capacità di integrarsi ad un ambiente difficile.

Sono stato all’interno di Amorgos e Rodi: aridi e maestosi, le capre lì sono le vere protagoniste di un’ agricoltura integrata nel territorio, quello più sano e apprezzato, per la superstite ed esemplare integrità degli ambienti, ma anche per la filiera enogastronomica finalmente fonte di giusto reddito per l’altrimenti fuggitiva popolazione locale

Roberto Dell’Acqua
Roberto Dell’Acqua
Reply to  agnese codignola
27 Luglio 2019 15:29

Buongiorno
Totalmente d’accordo con lei
Grazie

Costante
Costante
Reply to  agnese codignola
27 Luglio 2019 15:56

Agnese ha centrato il problema, dimenticando di dire che nella produzione di carne animale il bilancio ecologico è spaventosamente negativo. È questo è uno dei problemi più pressanti dell’era moderna

Roberto La Pira
Reply to  Costante
27 Luglio 2019 16:02

All’inizio è sempre così, ma se la cosa funziona i costi si riducono drastricamente

fabrizio_caiofabricius
fabrizio_caiofabricius
15 Luglio 2019 11:30

Dimenticavo: il mondo non può e non deve concentrarsi in megalopoli alla Blade Runner, dove certo per sfamarsi ci vorranno le orribili fabbriche già previste dal profetico film. Esistono milioni di ettari abbandonati anche qui in Italia, in Europa, nel Mondo proprio perché impervi e difficili, incapaci di competere con un’agricoltura ed un allevamento intensivo ed energivoro e quindi malinconicamente spopolati: valorizzarli e renderli capaci di reddito e quindi RIPOPOLARLI con la tracciata strada del ecoturismo gastronomico è obiettivo non liquidabile con fantasie marginali. Mangiare meno e meglio quello che di buono, anzi eccellente, danno i nostri e altrui appennini è spostare l’equilibrio e ridurre il concentramento di problemi delle squallide periferie

federico
federico
16 Luglio 2019 14:23

Il problema sono i 10 miliardi di individui o no? Sembra che nessuno voglia affrontare il problema.

Gianni
Gianni
16 Luglio 2019 18:22

La popolazione mondiale arrivera’ a 10 miliardi nel 2050 se ………l’inquinamento della terra e dell’acqua smettera’ di crescere in maniera esponenziale , insieme con il riscaldamento globale , la CO2 e altri veleni nell’aria e se le risorse verranno diversamente da ora distribuite in maniera più equa impedendo che qualche popolo povero ( ma pesantemente armato ) decida di servirsi da solo e scateni l’inferno , ma anche di questo non si sente molto parlare.
La carne coltivata sembra a prima vista una ottima idea , animali e insetti ringrazieranno , ma sarebbe interessante anche sapere come viene prodotta , intendo con quali sostanze verra’ resa guardabile odorabile e digeribile , non credo si presentera’ come la foto di inizio articolo.
Sono d’accordo con chi dice che il bel mondo antico non era cosi bello e sereno ma ha permesso all’umanita’ di attraversare i secoli , il mondo industriale a cui affidiamo e affideremo ancora di più la produzione dei nostri cibi qualche problemino ce lo sta lasciando .
Non e’ questione di palato , ma di precauzione e informazioni dettagliate per capire e decidere veramente.

gianni
gianni
17 Luglio 2019 13:01

Buongiorno , il “progresso ” ci ha fatto fare passi da gigante in tanti campi ma credo che nessuno possa ragionevolmente credere che ogni trovata sia un miglioramento che ci fara’ attraversare l’attuale periodo di crisi sociale umanitaria visti i tanti misteri che ancora circondano l’origine delle numerosissime patologie che ci affliggono. Sperare e’ lecito ma le voci critiche non possono essere tacitate o minimizzate.
Non è inaspettato che la gente in maggioranza preferisca le motivazioni etiche a quelle (fanta)scientifiche.
Il bel mondo antico rappresenta forse il passato ma io preferirei una terra ricoperta di belle colture biologiche e similari e pure tanti animali pascolanti liberamente nei territori non coltivabili piuttosto che tante belle ciminiere che ci producono cibo di cui vediamo solo il risultato finale e non le varie fasi di nascita e crescita e di cui non conosciamo le manipolazioni.

Simone Raineri
Simone Raineri
Reply to  gianni
18 Luglio 2019 10:08

Questo soluzione non prevede ciminiere di alcun tipo. E non è una trovata, tanto meno una novità, le colture cellulari si usano dal 1940, i primi prototipi sono di fine ‘800, i progressi della medicina e la drastica diminuzione dei test in vivo si devono allo sviluppo e diffusione delle colture cellulari; questa è solo una diversa declinazione, in campo alimentare.

Il problema dell’allevamento di bestiame è la grande quota di metano prodotta (decine di volte più inquinante della CO2 in termini di effetto serra), quindi ridurre i capi presenti sulla faccia della terra è un’imperativo, ne risulta che riempire gli incolti di ruminanti non sia una soluzione geniale.

claudio
claudio
18 Luglio 2019 11:31

Focalizziamoci anche sull’AGRICOLTURA INTENSIVA E INDUSTRIALE, invece che puntare esclusivamente il dito sulla carne come causa di tutti i mali del pianeta.

“Il 75 per cento della distruzione planetaria del suolo, dell’acqua, della biodiversità e il 50 per cento delle emissioni di gas serra provengono dall’AGRICOLTURA INDUSTRIALE, che contribuisce anche per il 75 per cento delle malattie croniche legate all’alimentazione. Contribuisce per il 50 per cento dei gas a effetto serra, che causano il riscaldamento globale.

L’agricoltura chimica non restituisce le sostanze organiche e la fertilità proprie del terreno. Al contrario, contribuisce alla desertificazione e al degrado del suolo. Richiede anche più acqua, poiché distrugge la naturale capacità di ritenzione idrica del suolo.

I sistemi alimentari industriali hanno distrutto la biodiversità del Pianeta sia attraverso la diffusione delle monocolture, sia attraverso l’uso di tossine e veleni che stanno uccidendo api, farfalle, insetti, uccelli (INSECTAGEDDON), portando alla sesta estinzione di massa.

L’agricoltura basata sulla biodiversità e senza veleni, d’altra parte, produce più nutrimento per acro, rinvigorendo al contempo il Pianeta, e traccia il percorso verso l’obiettivo fame zero, in tempi di cambiamenti climatici in atto. L’agricoltura industriale e il modello alimentare tossico sono stati promossi come l’unica risposta alla sicurezza economica e alimentare. Tuttavia, a livello globale più di 1 miliardo di persone soffre la fame e oltre 3 miliardi di persone soffrono di malattie croniche legate all’alimentazione.

L’agricoltura industriale basata su monoculture ad alta intensità di combustibili fossili usa il 75 per cento del terreno ma produce solo il 30 per cento del cibo che mangiamo. Infatti, sono le piccole aziende agricole basate sulla biodiversità che utilizzano il 25 per cento della terra a fornire il 70 per cento del cibo. A questo ritmo, se la quota di agricoltura e alimenti industriali nella nostra dieta arriverà al 45 per cento, avremo un pianeta morto. Non avrà più vita, né cibo.”

Ruchi Shroff- navdanya international

Osvaldo F.
Osvaldo F.
Reply to  claudio
19 Luglio 2019 11:44

C’era una assonanza sospetta nell’ultima riga del commento: infatti, “Vandana Shiva”, ah ecco, quella che diceva mentendo che gli OGM sono sterili…. sono talmente sterili che la Monsanto si è trovata a fare cause a chi esportava i suoi raccolti derivanti dai suoi semi OGM…
ps – in realtà, gli OGM “possono” anche essere sterili se li si manipola in modo opportuno, ma non era quello che succedeva quando la Vandana lo sosteneva

federico
federico
18 Luglio 2019 11:54

Oh non c’è verso….”Il problema dell’allevamento di bestiame è la grande quota di metano prodotta “….questo problema si risolve mangiando meno carne e non buttandola via come accade oggi, non sostituendola con la carne di laboratorio.

Roberto La Pira
Reply to  federico
18 Luglio 2019 12:05

Le soluzioni sono tante e tutte hanno dei limiti. Ridurre i consumi è un passo importante ma non l’unico

fabrizio_caiofabricius
fabrizio_caiofabricius
18 Luglio 2019 13:48

Se “riempire – RIEMPIRE ??? mah! il potere degli slogan- gli incolti di ruminanti non è una soluzione geniale”
chissà se lo è cementificare e sterilizzare definitivamente qualche altro migliaio di ettari di superstite e preziosa terra fertile.

Il consumo di territorio prosegue a ritmi demenziali (anzi GENIALI , vah!) e,

a parte gli orrori paesaggistici e le gravi conseguenze di sicurezza e costi del relativo dissesto idrogeologico (d’estate ce ne se dimentica, tuttiarmare, daje! Ma poi da ottobre ricominciamo con le litanie dei tiggì scandalizzati)

rimane la tragica realtà che l’Italia produce MENO DEL 40% del suo fabbisogno alimentare: importiamo praticamente tutto (a parte il vino) in quantità spaventose e crescenti che anche beneficiando di un’economia liberista e di mercato non può che lasciare perplessi se non preoccupati chi avesse ancora a cuore le sorti del futuro del nostro Paese.

E gli Appennini e il Sud sono S P O P O L A T I, sic et simpliciter.

E quelle terre marginali a scarsa se non nulla produttività agricola non possono competere con i prodotti a basso prezzo dei mercati se non proprio per la tradizionale e ancor valorizzabile FILIERA ZOOTECNICA PASCOLATIVA con salvaguardia del territorio, del lavoro e della dignità dei luoghi e delle salutari e apprezzatissime anche economicamente produzioni lattiero-casearie.

O gli ultimi resistenti montanari li vogliamo illudere ed abbagliare con un nuovo “miracolo”.

gianni
gianni
18 Luglio 2019 16:36

Il termine “ciminiere” era un sinonimo di catene di montaggio perche’ se per contivare manciate di cellule da studiare basta un laboratorio , per produrre tonnellate di carne ci vorranno numerosi stabilimenti.
Quanto poi si andra’ a vedere come si effettua questa coltivazione , pur non essendo un esperto credo che le cellule dovranno stare in ambienti asettici per evitare che funghi , batteri ed altre diavolerie le colonizzino, e per evitare questo non vorrei che gli antibiotici ,conservanti,coloranti , insaporitori che vogliamo far uscire dalla porta rientrino poi dalla finestra .
So benissimo quali miracoli fa la scienza ma poi certi personaggi chiamati appunto funghi batteri virus antibiotici pesticidi conservanti coloranti ecc. ricorrono sempre in un vortice senza fine.
Rimango quindi piu’ che mai convinto che il cibo salutare deve essere semplice e il piu’ naturale possibile , prodotto in tanti posti che diano lavoro e remunerazione onesta a tante persone in ogni parte del mondo .
E’ giustamente una visione difficile da applicare nella attuale realta’ ma quando guardo il mio piccolo pezzo di terra e vede cio che la natura riesce a fare , allora credo che tutto sia possibile , basta volerlo.

agnese codignola
agnese codignola
18 Luglio 2019 17:25

L’agricoltura industriale serve soprattutto per produrre mangimi per animali da allevamento (per lo più mais e soia, che le mucche non mangerebbero mai, visto che sono ruminanti), per questo il sistema è folle.
Spiace dirlo, ma per quanto siano idee suggestive e che avranno sicuramente una loro collocazione nel futuro, le soluzioni che guardano al ripopolamento o alle pratiche biologiche non saranno sufficienti. Accanto a esse dovremo abituarci a prodotti tecnologici a basso impatto, siamo essi le carni coltivate, oppure gli insetti cresciuti nelle fattorie circolari (per esempio nutrendosi di scarti), o le verdure idropiche e molto altro.
Restano molti aspetti da chiarire (per esempio sui mezzi di coltura), ma che si vada anche in quella direzione è fuori di dubbio, come confermano le centinaia e centinaia di milioni di dollari ed euro che tutto il mondo sta investendo nel settore. L’importante è informarsi con scrupolo e senza pregiudizi, sapere bene di che cosa si parla, valutare ogni aspetto. E poi scegliere che cosa comprare avendo ben presente che cosa può essere davvero positivo – tutto considerato – per il pianeta, per gli animali e la salute. Perché la differenza la fa il consumatore.

Osvaldo F.
Osvaldo F.
Reply to  agnese codignola
19 Luglio 2019 11:36

“Perché la differenza la fa il consumatore.”
Leggendo i commenti qui di alcuni di essi, non sono per niente rassicurato…

fabrizio_caiofabricius
fabrizio_caiofabricius
19 Luglio 2019 11:56

Il consumatore può già scegliere e preferire eccellenze agroalimentari salutari per lui e il territorio, l’economia, il benessere sociale e anche animale.

Ma la cultura e la conoscenza sono imprescindibili, mentre ormai da troppo tempo si va in tutt’altra direzione e , non a caso, gli splendidi pecorini poi non trovano consumatori a sufficienza per mantenere un giusto prezzo che remuneri degnamente la filiera, così dicasi per il grano e tantissimi altri meravigliosi prodotti della nostra terra.

Senza fare troppi voli pindarici di fantascienza alla Blade Runner, già oggi i “consumatori” scelgono formaggi “fabbricati” a prezzi vergognosamente bassi e quindi desertificano di fatto Appennini e Sardegna per rimanere solo in Italia.

La popolazione cresce e, anche se pure questa tendenza potrebbe essere regolata (non solo la Co2) perché non è un destino deivino ineluttabile, cresce solo nelle terrificanti megalopoli mentre in ogni parte del mondo le aree rurali si spopolano oppure vengono divorate da queste invivibili periferie.

Ora riportare reddito e dignità con questo riequilibrio non mi sembra operazione così campata in aria.

E poi da bambino, già buongustaio, rabbridivo sentendo dire agli adulti di ogni livello sociale e culturale : “…nel 2000 mangeremo solo con le pillole…”. per fortuna qull’incubo si è rivelata una delle tante frottole date per certe.

Speriamo che anche le orribili fabbriche di incollaggio collagene rimangano tra gli orrori di fantascienza di serie b.

claudio
claudio
22 Luglio 2019 10:33

E’ un pianeta al collasso con un grosso problema di sovrapopolazione.
La conseguente scarsità di cibo/risorse spinge alla ricerca di alternative tecnologiche/”sostenibili” o industriali/intensive, per soddisfare la richiesta di cibo/risorse di miliardi di persone.
Entrambe le scelte non risolvono il problema alla base, anzi lo esasperano, portando ulteriore crescita demografica, impoverendo vieppiù l’ecosistema terrestre fino al punto di non ritorno.

Renato Zincani
Renato Zincani
24 Luglio 2019 07:01

Con le mie cellule staminali potrei produrre e mangiare la MIA stessa carne. POESIA!!!

carolina manfredini
29 Luglio 2019 15:58

Assurdo…il cibo è valore etico frutto della socialità e del lavoro oggi serve tornare a lavorare la terra con. Sostegno economico fisso per contadini questa ennesima stupidaggine della carne coltivata rappresenta in modo perfetto la tendenza inconcepibile dell’ uomo moderno ad allontanarsi dal lavoro nei campi assimilato a lavoro non gradito e di serie B.