Il Ministero della salute ha pubblicato i risultati delle analisi concordate con l’UE dopo lo scandalo della carne di cavallo. Su 361 campioni esaminati sono 26 i prodotti in cui è stata riscontrata la presenza di carne equina non dichiarata in etichetta in quantità superiore all’1%. Le aziende coinvolte sono state in totale 16. In Francia la percentuale su una campionatura simile è stata del 13% (47 campioni positivi su 353 analizzati).
Dopo queste analisi, il ministero ha deciso ulteriori controlli presso le aziende risultate positive ai test iniziali focalizzando l’attenzione sulle imprese fornitrici di materia prima per valutare la situazione della filiera. Nel secondo ciclo sono state effettuate 93 analisi riscontrando il 20% di irregolarità. Per correttezza va detto che statisticamente questa percentuale non può essere sommata alla precedente, trattandosi di campionature condotte in modo diverso.
È interessante rilevare come la ricerca di fenilbutazone (farmaco analgesico e antinfiammatorio usato per curare i cavalli sportivi la cui presenza è vietata nella carne destinata al consumo umano) effettuata su 323 campioni di carne di cavallo fresca non abbia rivelato irregolarità. Va detto che queste analisi sono iniziate 3-4 settimane dopo l’inizio dello scandalo quando probabilmente il circuito dei cavalli da corsa macellati irregolarmente si è interrotto.
Nella tabella riportiamo l’elenco dei prodotti in cui è stata riscontrata la presenza di carne equina non dichiarata in etichetta pubblicata ieri dal Ministero della salute.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
vorrei sapere i campioni risultati positivi ai test sono stati prelevati solo presso le aziende o anche presso i punti vendita?
Gentili Signori,
come riportato da alcuni organi di informazione, ed anche dal Vs. prezioso giornale web, desideriamo informarvi che anche Dalì S.p.A. è stata coinvolta nello scandalo della contaminazione della carne bovina con carne equina.
E’ nel nostro interesse chiarire che il problema ha riguardato un unico prodotto realizzato a base di carne bovina contaminata da carne di cavallo, né avrebbe potuto essere diversamente, visto che tutti gli altri prodotti aziendali vengono realizzati utilizzando unicamente carne suina (che come è noto non è interessata dal problema).
Il prodotto in questione è realizzato a marchio di terzi, destinato unicamente al mercato francese (e per un lotto di qualche decina di cartoni). A conferma di ciò basti pensare che il quantitativo di carne bovina da noi acquistato rappresenta lo 0,3% (zero virgola tre percento, ossia 3 volte meno dell’1%) del totale della carne suina trattata nel medesimo periodo.
Infatti i prodotti che sono normalmente in assortimento di Dalì S.p.A contengono unicamente carne suina (come è agevole verificare dalle relative etichettature), per politica aziendale e per tradizione gastronomica Italiana, e sono dunque esclusi da qualunque sospetto di contaminazione.
Riteniamo quindi di poter rassicurare tutti i nostri Clienti del fatto che nessun altro prodotto, ad eccezione di quello sopra menzionato, ha mai avuto la benché minima possibilità di essere contaminato da carne equina; che gli approfondimenti analitici eseguiti sia da Dalì S.p.A. che dal NAS hanno comunque escluso la presenza di sostanze nocive per l’alimentazione umana (fenilbutazone), chiarendo che l’unica violazione a noi ascrivibile è quella di non aver menzionato la carne equina nella lista ingredienti (né comunque avremmo potuto, visto che abbiamo sempre e solo ritenuto di acquistare carne bovina), e che il prodotto è assolutamente conforme e sicuro per l’alimentazione umana.
Siamo quindi certi che comprenderete come Dalì S.p.A. possa a buon diritto ritenersi vittima – molto più che artefice – di una frode alimentare messa in atto nella filiera delle carni, che ci è costata un grave danno di immagine a fronte di un ritorno economico inesistente (viste anche le ridottissime quantità trattate).
Come è ovvio per questo motivo sono in corso procedure di rivalsa presso i fornitori che ci hanno causato questo danno.
Chiediamo pertanto la Vs. collaborazione nella diffusione di tali informazioni, certi di non meritare che l’immagine della nostra azienda e dei nostri prodotti venga offuscata da comportamenti scorretti di altri.
Il nostro staff rimane a vostra disposizione allo scopo di fornire eventuali chiarimenti e/o documentazione aggiuntiva su questo caso, e vi ringrazia anticipatamente per la collaborazione che vorrete garantirci.
Cordialmente,
Vera Dametto
Amministratore Delegato
Trovo abbastanza scandaloso che venga pubblicato un elenco di aziende i cui prodotti presentano presenza di carne di cavallo senza indicare la percentuale di presenza di tale carne rispetto al resto degli ingredienti. Dico questo perchè la tecnica di indagine utilizzata (ricerca del DNA con PCR), consente di rilevare anche minime quantità di DNA di cavallo. Anche una lavorazione di carne suina effettuata con utensili e superfici su chi è stata lavorata carne equina potrebbero risultare positivi al test.
Credo sia importante distinguere fra chi ha utilizzato carne contaminata (tracce di carne di cavallo su altre specie di carne) e chi ha utilizzato volontariamente carne di cavallo di origine “dubbia” per frodare il consumatore.
Voi che ne dite?
Io trovo abbastanza scandaloso il fatto che per altre allerte che ci sono state non siano state pubblicate: le Ditte , i prodotti e i lotti di produzione.
Il reg. 178/2002 impone (giustamente) la tracciabilità degli alimenti.
Se hai fatto la tracciabilità e il prodotto non è conforme alle richieste ti rivali sul fornitore, se non l’hai fatta e quindi non sai cosa può entrare nel tuo prodotto è giusto pagarne le conseguenze.
Un produttore artigianale di preparazioni a base di carne deve tracciare i dati del certificato del bovino sul prodotto finale!!
Per quanto concerne la contaminazione dovuta alla commistio sanguinis sui banchi di lavoro delle carni ho molto da ridire: seguendo le procedure HACCP è praticamente impossibile! Tale affermazione fa pensare che i vostri tavoli da lavoro e tutti i mezzi della filiera non vengano puliti secondo le norme! Faccia attenzione a quello che pubblica Sig. Stefano: lo dico per tutelare i Suoi interessi… rischia di darsi la zappa sui piedi!
Signor Stefano, l’articolo elenca i prodotti in cui è stata trovata carne di cavallo in quantità superiore all’1%, c’è scritto a inizio pagina. L’1% non sono tracce.
Saluti,
Denise
queste aziende hanno usato un ingrediente non ammesso, che sia 1 o 100 non cambia.
A te si ???
Antonio
Non potrebbe essere che queste aziende hanno lavorato carne contaminata senza saperlo? non sarebbe meglio trovare il “vero” colpevole prima di pubblicare nomi che subiscono forse a torto un danno di immagine e economico? La rintracciabilità non dovrebbe tutelare oltre ai consumatori anche le aziende?
Mi sembra che non stiamo parlando di veleno per topi o di qualche allergene, stiamo parlando di specie di carne. L’assenza del fenilbutazone su tutti i campioni non è un dato irrilevante: o il livello di presenza di specie miste è minimo o la carne di cavallo eventualmente utilizzata era adatta al consumo umano.
A chi dice che 1% non sono tracce il mio punto di vista è che se vuoi fare una frode del genere devi comprare carne che costa molto di meno di quella che dichiari in etichetta e quindi utilizzare carne “illegale” probabilmente contaminata da fenilbutazone. (in generale la carne di cavallo per consumo umano costa di piu).
Quanto alla “Commistio Sanguinis” forse mi sbaglio e vi prego di darmi riferimenti bibliografici in merito. Io sono rimasto alla buona pratica di lavorazione che separa in modo netto le carni bianche da quelle rosse. Le procedure HACCP che si applicano per garantire la Sicurezza Alimentare si preoccupano di fare in modo che il pericolo chimico fisico e microbiologico siano sotto controllo. Non vedo nessuno di questi tre problemi nel lavorare sullo stesso tavolo prima della carne equina e successivamente quella bovina. Diverso sarebbe se lavorassi del pollo e poi del bovino.
Stefano
Invece credo che sia frode anche lo 0,01%: non ci devono neppure essere le minime tracce, altrimenti avrebbero dovuto indicarlo tra gli ingredienti. Ovviamente il rischio è la riduzione drastica delle vendite.
La macellazione equina deve rispettare una normativa differente da quella bovina, suina, avicunicola.
Se il problema fosse solo la pulizia di tutta la catena con cui viene a contatto, significa che c’è carenza di igiene e pulizia.
Considero ‘vittima di frode alimentare’ chi la paga e la consuma, non chi ne fa guadagno. Cordialmente, una consumatrice