È sempre un piacere leggere Carlo Petrini, l’esploratore dei presidi gastronomici dello Stivale. Oggi però  l’articolo a sua firma “Restituiamo felicità agli animali”. (1) pubblicato sul quotidiano la Repubblica ci fa storcere il naso.

 

Il vate del cibo lento sostiene che: «La maggior parte della carne e dei derivati animali che mangiamo, purtroppo, sono prodotti da animali allevati in condizioni drammatiche». Evoca un’immagine, la mucca che entra nella catena di montaggio da cui escono bistecche (un adattamento ‘bovino’ dell’antico video ‘The Wall’ dei Pink Floyd) e poi vibra accuse all’agro-industria dicendo: «In troppe situazioni ancora non sono garantite condizioni minime di benessere; milioni di animali conducono una vita in spazi chiusi, dove tutte le loro funzioni sono immolate alla logica della produzione […] spesso sottoposti a viaggi lunghissimi e a volte in condizioni disperate».

 

Abbiamo già provato [2] a segnalare al fondatore di Slow-Food che nell’Unione Europea vige da anni un severo sistema di regole a garanzia del benessere animale. Eppure Petrini dice che: “Pochi di noi hanno accesso a prodotti allevati in condizioni di benessere, o almeno è molto difficile averne certezza”.

 

Invitiamo  i lettori ad aprire gli occhi sulla realtà. Basta cercare su Google “politica UE benessere animale” per trovare quello che Petrini evidentemente non vede. Le regole esistono e vengono applicate,  i controlli sono effettuati dalle Autorità dei Paesi membri e le verifiche sono eseguite dal Food & Veterinary Office europeo.   

 

Segnaliamo infine che il 19 gennaio la Commissione europea ha adottato una nuova strategia quadriennale (2012-2015), per un ulteriore passo avanti nella direzione del benessere animale in UE.

 

Dario Dongo

 

[1] Articolo pubblicato su La Repubblica di mercoledì 14 marzo 2012

[2] Precedenti articoli de ilfattoalimentare.it su benessere animale in UE e notizie fantasiose:

Carlo Petrini parla di bistecche su la Repubblica, ma scivola su antibiotici e benessere animale

Il ministro Brambilla, con Veronesi e Hack presentano un manifesto contro gli allevamenti: ingenuità o disinformazione?

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vincenzo
vincenzo
14 Marzo 2012 21:55

Condivido al 100% questo articolo e allo stesso tempo chiederei al Dr Petrini se la sua associazione si occupa della corrispondenza ai requisiti legislativi delle produzioni dei presidi Slow Food.

alfredo clerici
alfredo clerici
15 Marzo 2012 15:03

Ottima l’idea di Vincenzo.

Segnalo: KARLO PETRINI E IL COMUNISMO AGRICOLO
http://www.teatronaturale.it/editoriali/editoriali/9430-karlo-petrini-e-il-comunismo-agricolo.htm

Chiara
Chiara
16 Marzo 2012 15:26

invito i lettori a farsi un giro in un allevamento qualsiasi e verificare se davvero queste regole che ci sono e vengono applicate sono sufficenti per poter chiamare "vita" quella delle bestie in allevamento.
e vi invito a leggere questo report sulla condizione delle galline ovaiole in italia.
http://www.greenme.it/informarsi/animali/7147-fabbriche-di-uova-galline-allevamenti-biologici

Cris
Cris
16 Marzo 2012 17:47

Io invece dissento in pieno: il fatto che esistano regole non implica incondizionatamente la loro stretta osservanza, meno che mai quando al primo posto nella scala dei valori c’è il denaro. In Italia esistono ancora tanti allevatori che trattano meglio i loro suv delle bestie che allevano o sfruttano.

Dario
Dario
19 Marzo 2012 14:36

Perdonate, so di non sapere. Di non poter immaginare cosa quanto e dove accade nell’intero continente, di non poter esprimere giudizi.
Sono però certo che la legislazione europea in materia ha fatto grandi passi avanti e altri ne farà. E ho fiducia nella crescente adesione alle regole, in tutti i Paesi membri.
Perciò non mi riassegno a riascoltare il solito ‘carillon’ di Petrini, incantato sulle stesse note di trent’anni fa. Perchè le cose sono cambiate, e parecchio

sonia
sonia
22 Marzo 2012 08:12

Controlli? Controlli?
Ma perfavore, siete troppo lontani dalla realtà. Non basta leggere che esiste una legge…poi andate di persona in questi allevamenti e vediamo se scrivo fandonie o se invece sono aderente alla realtà. Vai Carlin

Diego D'Agostino
Diego D'Agostino
22 Marzo 2012 12:57

Io abito a Milano, le mucche le vedi solo dalla tangenziale in qualche allevamento e vedi solo decine di animali stipati in recinti di melma. Certo c’è anche qualche bell’allevamento, infatti i giornalisti vanno li perchè altrove non farebbero belle foto. Qualche hanno fa sono entrato in una di queste cascine appena fuori Milano per fare vedere i vitellini al mio bambino. Siamo usciti disgustati e spaventati. Vitellini legati con la testa nel secchio accanto alle gabbie delle madri, anch’esse con catena sufficiente a tenerle con la testa nel mangime. Per questo li sentivamo da fuori. Arrivarono subito delle persone con dei cani e in poche parole ci fecero capire che non erano gradite visite. Controlli? Di grazia, quanti sono gli allevamenti e quante sono le persone che fanno i controlli? C’è un posto dove vengono pubblicati questi controlli? Ci fossero stati dei controlli, ci sarebbe stato il problema della sovraproduzione di latte per la quale stiamo pagando le multe europee?

Benito Mantovani
Benito Mantovani
22 Marzo 2012 18:36

Caro Petrini, visto che esistono norme riguardanti il benessere degli animali, e che è vietato utilizzare antibiotici senza il controllo veterinario, ed è illegale utilizzare gli anabolizzanti sugli animali, se lei ha informazioni di allevatori che non rispettano le leggi, perchè non li denuncia, invece di fare demagogia?

Gianluca
Gianluca
27 Marzo 2012 07:45

Parlare di benessere animale parlando di allevamenti per animali destinati alla macellazione o alla super produzione di prodotti derivati è la peggiore delle ipocrisie.