L’indicazione delle calorie sui menu è oggetto di discussioni e di studi da anni, ma un rapporto pubblicato dai Centers for Diseases Control di Atlanta sulla rivista ufficiale Morbidity and Mortality Weekly Report, sembra dire una parola definitiva sulla questione. Le informazioni vengono lette e, anche se imprecise, possono contribuire all’educazione alimentare e condizionare le scelte dei clienti dei ristoranti.
Il rapporto è stato redatto dopo che una legge federale ha imposto a tutte le catene con più di 20 punti vendita di scrivere le calorie sui menu. L’analisi delle risposte ai questionari distribuiti a oltre 100.000 persone di 17 stati, in diverse tipologie di ristoranti, conclude dicendo che il 57% dei clienti legge con attenzione quanto scritto. Le donne sono più attente degli uomini (due terzi affermano di leggere e di decidere in base a quanto scritto, contro la metà degli uomini). Secondo gli autori questo può aiutare a contenere, se non a ridurre, anche l’obesità infantile, perché spesso le donne sono anche madri e scelgono per i figli che in questo modo apprendono un comportamento alimentare più razionale e virtuoso.
In passato i risultati non erano stati omogenei: uno degli studi più noti, condotto su 1.100 clienti di McDonald’s e pubblicato sull’American Journal of Public Health, aveva rivelato uno scarso effetto delle indicazioni scritte, nonostante sui menu ci fossero non solo le calorie di ogni piatto, ma anche il raffronto con quelle consigliate giornalmente. Un altro studio di qualche mese fa, pubblicato sul New England Journal of Medicine, aveva rivelato che i clienti dei ristoranti quasi sempre non hanno idea del numero di calorie consigliate, e non possono quindi comprendere se ciò che stanno mangiando è troppo calorico.
Secondo i ricercatori dei CDC, un’altra criticità è dovuta al fatto che le calorie, da sole, significano poco: una lattina piccola di una bibita dolce può avere le stesse calorie per esempio di una manciata di mandorle, ma queste ultime sono molto ricche di elementi essenziali, mentre le soda sono prive di qualunque valore nutrizionale. Infine, sarebbe più efficace indicare, oltre alle calorie, i minuti di attività fisica suggerita per bruciare la stessa quantità. Traducendo in gesti concreti il conteggio delle calorie si potrebbe dare un’idea più precisa di quanto è opportuno mangiare. Secondo gli autori del rapporto è necessario agire in modo più energico: nonostante la legge federale sia del 2010, diversi Stati non hanno ancora adottato regolamenti locali, e la stessa FDA non ha emesso linee guida omogenee, anche se la norma sia stata inclusa nella riforma sanitaria voluta da Barack Obama. Bisogna fare ogni sforzo perché si giunga a indicazioni uniche e diffuse su tutto il territorio, per ridurre sensibilmente il numero (oggi superiore al 40%) di coloro che non degnano di uno sguardo il conteggio calorico e continuano a mangiare troppo e male.
Agnese Codignola
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Giornalista scientifica
Le tabelle nutrizionali e tante altre indicazioni, a mio parere, sono inutili e utilizzate esclusivamente a indirizzare i consumatori verso determinati prodotti, inducendo i consumatori a scegliere un prodotto anzichè un altro a discapito dei propri gusti. I risultati di questo sistema sono sotto gli occhi di tutti, infatti non si parla d’altro che di obesità e quant’altro deviante dal modo errato di alimentarsi derivante dalla disinformazione pilotata.