Un buon caffè come al bar, anzi, meglio che al bar, visto che può essere preparato secondo i propri gusti. È questo ciò che promettono le macchine domestiche per l’espresso, oggi più che mai diffuse nelle case degli italiani. Come molti apparecchi da cucina, nel 2020 anche questi hanno registrato un boom di vendite, corrispondente a una crescita del 19%. Le tipologie a disposizione sono tre: le macchine a capsule, quelle manuali (che utilizzano il caffè in polvere o le cialde) e, infine, le automatiche, che possono essere utilizzate con il caffè in chicchi.
Queste ultime costituiscono i sistemi che nel 2020 hanno registrato il maggior incremento di vendite. Si tratta in effetti degli apparecchi più ‘professionali’, che permettono di ottenere risultati simili a quelli del bar, quindi particolarmente indicate nel momento in cui le uscite dalla mura domestiche sono state drasticamente ridotte dalla pandemia. I pro e i contro di ciascun sistema vanno valutati attentamente per scegliere il prodotto più indicato le per proprie esigenze. Ci aiuta in quest’analisi Altroconsumo, che ha effettuato i suoi test su 66 macchine domestiche per l’espresso (numero in costante aggiornamento per l’uscita di nuovi modelli), appartenenti a tutte e tre le tipologie.
A titolo esemplificativo, possiamo qui indicare i prodotti risultati dai test come ‘miglior acquisto’ per i diversi sistemi, rimandando ad Altroconsumo per la consultazione delle tabelle complete. Riguardo agli apparecchi automatici, il ‘miglior acquisto’ è la macchina Philips EP2230/10, con un prezzo tra i 349 e i 550 euro (sett. 2021). Rispetto alle macchine manuali, invece, il riconoscimento va all’apparecchio Gaggia RI8423/11 Grangaggia Style, con un prezzo a partire da 64 euro. Sono tutti al di sotto dei 100 euro anche i tre migliori acquisti per quanto riguarda le macchine a cialde. Diversamente da quanto accade con le altre tipologie di prodotti, però, nessuna di queste può fare la schiuma per il cappuccino. Le scelte più consigliate in questo caso sono tre: De’ Longhi Nespresso Pixie, a partire da 90 euro, Lavazza Jolie, da 64 euro, oppure, sempre De’ Longhi, Genio S Plus, da 73 euro.
Per scegliere l’apparecchio più indicato occorre però avere qualche riferimento in più. A partire dal prezzo, è evidente che le macchine più costose sono quelle automatiche, mentre le manuali e quelle in capsule sono solitamente più economiche. Per valutare però il costo effettivo è perònecessario considerare anche la spesa per il caffè. Così facendo la situazione si ribalta. Altroconsumo ha infatti calcolato un costo medio per ogni tazzina tenendo conto del prezzo di acquisto dell’apparecchio ammortizzato in sei anni e dell’acquisto annuo del caffè per una famiglia in cui si consumano quattro tazzine al giorno per un anno. Il risultato parla da sé: il costo medio per tazzina è di 14 centesimi se il caffè è preparato con la macchina automatica e di circa 40 centesimi per quello fatto con le macchine a capsule (l’analisi non approfondisce le caratteristiche degli apparecchi manuali, di minore attualità).
Naturalmente molto cambia anche in base all’effettiva frequenza d’uso e alla qualità di caffè su cui ci si orienta. Su quest’ultimo aspetto la scelta si rivela più vasta per chi impiega l’apparecchio automatico. Le macchine a capsule sono sistemi chiusi, che accettano solo le capsule adatte al sistema utilizzato, mentre per i grani di caffè la scelta è molto personalizzabile, fino al punto di miscelare diversi monorigine in base alle preferenze. Tutti questi apparecchi permettono inoltre anche la personalizzazione della macinatura. Va invece decisamente a vantaggio delle capsule la riflessione riguardo alla conservazione. Queste infatti, contenendo il caffè in singole dosi sottovuoto, ne preservano intatte le caratteristiche fino al momento del consumo.
Se invece si sceglie un sistema tradizionale, occorre tenere in considerazione che, una volta comprato, il caffè va conservato nel modo giusto. Trattandosi di un seme, infatti, contiene un’importante parte grassa che, se esposta ad aria e luce, tende a ossidarsi. Chi ha una macchina per espresso automatica deve quindi avere l’accortezza di non tenerne troppo nell’apparecchio, ma di inserirvi solo la quantità necessaria per un paio di giorni, lasciando il resto in una latta ben chiusa o in un barattolo sigillato e conservato in un ambiente né umido né caldo. La conservazione in frigorifero è indicata solo se il recipiente è davvero ermetico, altrimenti, assorbendo l’umidità del frigo, il caffè rischia di assorbirne anche gli odori.
Un ulteriore aspetto da considerare è l’ingombro. La macchina per il caffè è utilizzata di solito ogni giorno e bisogna prevedere che occuperà uno spazio fisso sul piano cucina. Occorre quindi sottolineare che l’ingombro degli apparecchi automatici è naturalmente più importante e si aggira intorno ai 24 cm di larghezza per 44 di profondità, mentre per le macchine che utilizzano le capsule si riduce a 12 di larghezza e circa 30 cm di profondità, mentre il peso è di circa 9 kg per le macchine automatiche e di 2/3 kg per quelle a capsule. Queste ultime, infine, hanno solitamente un impatto ambientale maggiore, nonostante non manchino gli esempio di aziende sempre più orientate a risolvere e gestire al meglio quest’aspetto.
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Dubito fortemente che chi acquista una macchina automatica da 500 Euro abbia problemi per mezzo metro di spazio sul bancone cucina, o si faccia problemi di ammortamento… si tratta evidentemente di un prodotto di fascia alta, destinata a un’utenza senza problemi economici, che certamente non vive con la pesione sociale in un monolocale con il fornello nell’armadio a scomparsa…
Le macchine manuali sono fuori gioco, se si è forti consumatori di caffé sono del tutto inadatte in quanto richiedono per ogni caffé un’attento riempimento del recipiente-filtro, una continua pulizia del filtro stesso, l’uso di caffé della giusta macinazione, la decalcificazione della caldaia, mentre per l’uso occasionale sono ancora meno indicate perché non usate prendono facilmente cattivi odori esattamente come la moka da 12 Euro, e il caffé macinato anche se tenuto nella lattina sigillata dopo una decina di giorni perde il suo aroma.
Restano le macchinette a capsule, che fanno il loro lavoro e se si usano capsule compatibili invece delle originali hanno costi di utilizzo molto bassi e fanno un caffé decente, sicuramente migliore di quello dei distributori automatici e anche di quello di molti bar e di quasi tutti i ristoranti, dove sembra che fare un “espresso da bar” sia oltre le capacità del personale e si risolve in una tazzina di broda amaro-bruciata che grida vendetta.