Caffè in capsule: confronto Nespresso, Vergnano, Corsini, Carrefour e Bennet. I prezzi variano tantissimo e sono arrivate le compostabili
Caffè in capsule: confronto Nespresso, Vergnano, Corsini, Carrefour e Bennet. I prezzi variano tantissimo e sono arrivate le compostabili
Valeria Torazza 21 Luglio 2015Il caffè espresso casalingo è cambiato: negli ultimi due anni le capsule hanno avuto la meglio sulla caffettiera e anche i modelli di contenitore sono cambiati. Si parla sempre di più di capsule sostenibili per l’ambiente, di contenitori riciclabili e si sono moltiplicati a dismisura i posti dove è possibile acquistarle. In ogni città si trovano, a fianco dei negozi monomarca come Nespresso, anche punti vendita dedicati alle capsule compatibili. Due anni anni dopo la prima rilevazione Il Fatto Alimentare ha condotto una nuova verifica in alcuni supermercati per capire come è cambiato l’assortimento e se ci sono state novità sul fronte dei prezzi.
Quest’anno siano andati in un supermercato Carrefour (già presente nell’analisi del 2013), in un ipermercato Bennet e abbiamo visitato il sito online di Esselunga.
Il primo dato è l’aumento del numero di articoli presenti sugli scaffali che cambiano in funzione del formato, del tipo di caffè, della confezione… Si è passati dai 4/15 prodotti nel 2013 ad aver superato le 20 referenze. Ciascuna marca ha moltiplicato l’assortimento, offrendo un’ampia scelta di gusti. Qualche esempio? Nescafé Dolce Gusto è disponibile in quindici varianti, Lavazza a Modo Mio offre dieci tipi di capsule, mentre Caffè Vergnano ha sette gusti per la linea compatibile con le macchine Nespresso e cinque per quelle A Modo Mio di Lavazza. Anche il numero di marche in due anni è quasi triplicato da 4 a 11 marche presenti sugli scaffali di Bennet.
Sul fronte prezzi invece non si rilevano grosse variazioni e anche il listino delle grandi marche risulta molto simile tra una catena e l’altra.
Di fronte ad uno scaffale con decine di capsule per il consumatore è importante capire le differenze di prezzo. Se una capsula di espresso Lavazza A Modo Mio “Tierra!” o “Le Selezioni” costa 0,41 euro, quelle firmate Carrefour costano la metà e si scende ancora a 0,16 euro se si comprano quelle marchiate Bennet. A metà strada, con un prezzo medio dai 0,28 ai 0,32 euro a capsula, troviamo le confezioni di Caffè Corsini e Vergnano Caffè Èspresso.
La Vergnano sta progressivamente sostituendo tutta la propria gamma del caffè “porzionato” con la versione compostabile molto comoda perché le capsule vengono smaltite con il caffè nei rifiuti organici, vendute ad un prezzo leggermente superiore (0,36 €). L’aspetto ambientale trova sempre più l’attenzione dei consumatori tanto anche Lavazza si sta dando da fare sul fronte green e ha progettato, insieme a Novamont, una capsula in Mater-Bi® (leggi approfondimento).
Per gli amanti della moka possiamo dire che un caffè preparato con la tradizionale caffettiera di casa costa circa 0,12 euro, considerando 7 grammi di macinato e una miscela arabica 100%. La metà se si usa una robusta di primo prezzo.
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analisi di mercato
Mi permetto una considerazione da aggiungere all’interessante articolo, con cui chiudere: “Agli amanti delle capsule, in particolare riferimento alle Nespresso poichè le più vendute, possiamo dire che ogni capsula contiene 5 grammi di caffè e costando 0,37 euro il risultato è che detti amanti delle capsule (stra)pagano caffè macinato ben SETTANTAQUATTRO euro al chilo, quando al supermercato i migliori arabica di grandi marche non superano i venti.”. Della serie: la pigrizia si paga. Il quadruplo, più o meno.
Per carità la comodità della cialda è indubbia, ma non ne farei necessariamente una questione di pigrizia.
Sarà che probabilmente in 40 anni non ho mai trovato nessuno capace di usare correttamente la moka, ma il gusto e l’aroma del caffè Nespresso a mio avviso sono nettamente migliori. Poi, ognuno scelga quello che preferisce…
A mio parere il confronto NON va fatto con la caffettiera di casa ma con il bar.
Sia per qualità del risultato finale che per la possibilità di scegliere la miscela e il gusto preferito da ciascuno. Specie se si hanno ospiti.
E i 37 cent vanno raffrontati a un prezzo almeno doppio se non triplo della tazzina.
Senza contare la possibilità di preparare un caffè monodose in modo semplice e pulito in qualunque ambiente della casa.
non è solo una questione di prezzo (0,37 è una follia, tenuto conto che compro il migliore caffè in grani a 20/25euro al kilo in torrefazione), ma anche qualità.
Una buona macchina espresso che lavora in grani (non faccio nomi di marche ma basta guardare la potenza, la resistenza, macinatura …) offre un caffè molto più buono e soprattutto produce meno scarti di produzione. Che sia compostabile o meno la capsula è un involucro che necessita di lavorazione industriale.
Quindi, scusatemi, ma a mio parere è molto una questione di pigrizia … che viene abbondantemente remunerata
Certo si chiama servizio e le aziende lo fanno pagare caro. La moka e un’ottima miscela di arabica permettono di fare lo stesso un ottimo caffè. Se poi è macinato da poco allora il risultato è garantito
Non si tratta solo di pigrizia. Hai presente la valvola della caffettiera tradizionale (quella nella parte bassa dove metti l’acqua)? E’ in ottone al piombo nella maggior parte dei casi. Ecco, immaginati quanto piombo si beve una persona con 3 caffè al giorno. Il problema invece non c’è nelle macchinette a cialde o a capsule.
La cessione del piombo nel caffè della moka! Non ricordo lavori e ricerche su questo argomento …..
Piombo nell’ottone??? L’ottone utilizzato in Italia ne è privo da non so quanti anni (decenni…). E se anche lo contenesse, quello della valvola della caffettiera sarebbe il problema minore, considerato che tutti i raccordi idraulici e tutta la rubinetteria sono realizzati in ottone
L’dea di promuovere un caffè perché ha la cialda “compostabile” sarà ecologicamente corretta, ma mi fa venire in mente la parodia di una storica pubblicità con Nino Manfredi: “Il caffè Sciacquazza ? Più lo mandi giù e più ti viene su (e vomitava) ” 🙂
Ma ho sentito dire che le capsule della Nespresso sono le uniche sicure in quanto di alluminio, mentre tutte le altre, essendo di plastica, con l’alta temperatura dell’acqua rilascerebbero diossina: è vero?
Non è vero !
La puntata di Report a tal proposito diceva che tra i due è meglio l’alluminio. La plastica è dannosa ad alta temperatura mentre l’alluminio (se non ricordo male – testuali parole) “potrebbe” causare danni a lungo termine. Ecco perché nella mia nespresso sono solito fare uno due spurghi d’acqua calda a vuoto.
Quello che possiamo dirle è che tutti i materiali che entreranno a contatto con gli alimenti devono soddisfare dei parametri di sicurezza a prescindere dal tipo di materiale.
Alta temperatura dell’acqua? Per fare un buon caffè la temperatura dell’acqua non deve superare gli 88 gradi. Tutte le macchinette quindi non superano i 90 e la plastica delle cialde è fatta a posta. Quella plastica per alimenti per essere utilizzata ha superato severi test e quindi direi che se in generale è vero che la plastica può emettere diossina se sottoposta ad elevate temperature, è altrettanto vero che è impossibile arrivare a quelle temperature in una macchine per l’espresso; mi sa che la dovresti mettere in forno ad almeno 200° per avere un po’ di diossina.
Le capsule compostabili sono una bufala. Una televisione nazionale francese ha trasmesso un documentario dove mostravano che le capsule sottoposte al processo dopo un’anno erano ancora perfettamente integre.
Non so cosa lei abbia visto ma la sua tesi è troppo generica . Ci sono troppe capsule in giro per fare un discorso generale. In ogni caso quelle compostabili esistono e funzionano