Fave di cacao e cioccolato fondente su un tavolo di legno

cacao semi sacco maniNel 2015 in Ghana oltre 376 mila bambini (pari al 40% del totale di quelli impiegati nel settore) lavoravano nell’industria del cacao in condizioni pericolose per la loro salute, nonostante la legge vieti espressamente il lavoro minorile. I ricercatori dell’Università dell’Arkansas di Fayetteville si sono chiesti che cosa si potrebbe fare per ridurre o se possibile eliminare questa piaga e hanno elaborato un dettagliato modello economico. Hanno così calcolato – e illustrato su PLoS One – che per eliminare tutte le pratiche pericolose per i minori basterebbe introdurre un aumento del 2,81% del prezzo.

Se poi il prezzo del cacao pagato ai contadini aumentasse dell’11,81% si potrebbe dire addio anche alle forme di lavoro meno rischioso, mentre per evitare del tutto che i bambini lavorino sarebbe necessario un incremento di prezzo ai contadini del 46,96%. Compensazioni di questa entità, gestite dal Ghanian Cocoa Marketing Board e date direttamente agli agricoltori, potrebbero spezzare la spirale per la quale le famiglie, troppo povere per permettersi di rinunciare al lavoro minorile, perpetuano la povertà: le giovani generazioni, non riuscendo ad accedere a livelli di istruzione superiori (ma talvolta anche di base), non riescono a migliorare le condizioni delle loro famiglie, delle loro comunità e del Paese intero.

Gli autori non hanno analizzato la disponibilità dei grandi acquirenti a pagare di più il cacao del Ghana, ma sottolineano come il prodotto con il prezzo corretto potrebbe avere un marchio di certificazione specifico (child-labor free) che altri Paesi produttori oggi non possono garantire. E, forse, che i consumatori probabilmente sarebbero disposti a pagare qualcosa in più per assicurare ai bambini un futuro migliore.

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claudio
claudio
10 Giugno 2019 12:10

Tutto si può fare se c’è la ferma volontà di trasformare in fatti le buone intenzioni su etica, rispetto, giustizia ed equità.

Osvaldo F.
Osvaldo F.
10 Giugno 2019 13:51

Purtroppo le soluzioni non sono mai così semplici, specie quando i problemi sono così complessi.
Intanto, il Ghana: perché solo il Ghana? Solo lì il problema del lavoro minorile? Poi il problema più grosso: andranno davvero dove devono andare quei soldi?… Di raccolte e altre iniziative simili ce n’è almeno una al giorno, sms compresi, ma io dubito parecchio, infatti ogni tanto esce qualche scandalo. Dubito che specie nei paesi africani con dittature, ONLUS ed altri enti benefici riescano a fare il loro lavoro senza passare la tangente al potente della zona. E dubito anche che la tangente sia modesta.
Del resto, di furbizia e corruzione non c’è bisogno di andare in Africa per averne esempio. Basta stare qui. Il caso dei 600 SEICENTO dipendenti dell’ospedale genovese che non facevano fare fila e pagare ticket ad amici e parenti.. Mica 10 persone: una corruzione “di massa”. Posso avere fiducia in come va il mondo? Francamente per nulla

Matteo Galasso
Matteo Galasso
Reply to  Osvaldo F.
10 Giugno 2019 15:45

Dispiace leggere commenti come il tuo, Osvaldo anche se per alcuni aspetti non posso che tristemente darti ragione.
Dispiace perché se tutti ragionassero come te le associazioni benefiche morirebbero e anche quel poco non verrebbe fatto.
Ti do ragione sulla negatività di certe iniziative e degli scandali che ogni tanto vengono scoperti.
Non mischiamo le due cose però.
Nell’articolo si parla del Ghana perché è il maggior esportatore di cacao al mondo quindi forse se si muovono loro si riesce davvero ad impattare.
Il problema del lavoro minorile si può affrontare in molti modi, tra cui quello di non renderlo conveniente come cerca di spiegare l’articolo. Inoltre, se leggi bene, per evitare del tutto il lavoro minorile servirebbe un aumento di quasi il 50%: se intanto aumentiamo del 3%?
Piccoli passi…
Certo, ci dovremo fidare del Ghanian Cocoa Marketing Board e qui dobbiamo sperare e basta. Ci siamo fidati dei consorzi dei Prosciutti di Parma e San Daniele per anni direi che una possibilità ai ghanesi si può dare.

Roberto La Pira
Reply to  Matteo Galasso
10 Giugno 2019 16:31

L’aumento del 50% è riferito al prezzo all’ingrosso non a quello al dettaglio

Osvaldo F.
Osvaldo F.
Reply to  Osvaldo F.
10 Giugno 2019 17:00

Qualcuno la parte del diavolo la deve fare, visto quello che succede nel mondo. Io non concordo con la logica del “ma te fallo con la finalità del bene, se non vanno a buon fine la colpa ricadrà su chi ne ha la colpa”. No, perché i miei soldi non sono infiniti e quindi cerco di sapere se li sto buttando o meno. Uno dei sistemi per saperlo, è usarli per coloro a cui siamo vicini. Io in genere li butto lì: Caritas della Parrocchia, Banco Alimentare & co. Purtroppo, quando li mando in Africa o altri luoghi lontani, si va a mera fiducia.
ps – non ho compreso dove sarebbe nell’articolo il concetto “tra cui quello di non renderlo conveniente come cerca di spiegare l’articolo”. L’articolo dice – in sostanza – che dovrebbero pagare di più i genitori così che non fosse necessario fare lavorare i minori. Non è che dovrebbero pagare di più i minori… non mi sembra
ps2 – è inutile stare a discutere su chi è il più buono. Quanto siamo buoni quando raccogliamo 300mila euro per mandare un occidentale per una malattia rara in USA? Magie dei social e ci commuoviamo. E se dovessimo scegliere? Salvare uno di noi, oppure salvare dalla cecità dei bambini africani? Con quella cifra, una cura da 20 euro ne salverebbe 15mila… contro uno.

Paoblog
10 Giugno 2019 14:47

Alla domanda posta nel titolo, per quel che mi riguarda la risposta è SI.
In ogni caso da produttore, non alimentare, ben conosco la politica dei prezzi che non garantiscono il giusto compenso, per cui figuriamoci se da consumatore voglio guadagnare tramite lo sfruttamento minorile.

roberto pinton
roberto pinton
10 Giugno 2019 17:56

La quotazione odierna delle fave di cacao è di 2.364,38 dollari (pari a 2.089 EUR) per tonnellata (fonte International Cocoa Organization).

La quotazione di una tavoletta Excellence di extra fondente al 99% (fonte trovarezzi.it) è di 3,56 EUR per 100 g, il che fa 35.600 EUR per tonnellata, IVA del 10% compresa); l’incidenza della materia prima sul costo del prodotto retail è inferiore al 6% (o, se si preferisce, il 94% del prezzo di vendita retail non dipende dal costo della materia prima: i costi della logistica, della lavorazione, del confezionamento, ma anche quelli degli ammortamenti, rimangono gli stessi sia che si paghi la materia prima 2.000 EUR a tonnellata sia che la si paghi 4.000).

Il prezzo andrebbe raffinato con l’incidenza dei costi finanziari e accessori, ma grossomodo una tavoletta da 100 g di cioccolato al 99% di cacao pagato 2.000 EUR/t in più (l’importo che secondo lo studio eviterebbe del tutto il lavoro minorile) potrebbe costare al consumatore 3.76 EUR in luogo di 3.56 EUR.

Se si tratta di cioccolato con meno cacao (quello più comune), la differenza si aggirerebbe intorno ai 10 centesimi per tavoletta da 100 grammi.

Osvaldo F.
Osvaldo F.
Reply to  roberto pinton
15 Giugno 2019 12:58

Dott. Pinton, concordo con quanto scrive. Il costo della materia prima in percentuale è irrisorio. Ma allora si torna al problema vero: questa cosa i grandi acquirenti la sanno, e sanno anche del lavoro minorile. Evidentemente non sono interessati. Anzi. E non solo: l’articolo scrive che in Ghana il lavoro minorile è vietato. Allora chiaro che c’è chi chiude gli occhi. Forse in cambio di soldi.
Del resto, non è necessario colpevolizzare il Ghana. Basta stare in Italia. Non è che favelas di raccoglitori di pomodori dove ci sono migliaia di persone non si vedono!!! E che siano sfruttati lo sappiamo benissimo. Eppure ogni anno è così (che poi è uno sfruttamento così schifoso, mi sono sempre chiesto perché devono ammazzarlo così: anche 12 ore al giorno di lavoro! Ma come si fa. Se anche vuoi sfruttare la gente, puoi farlo in modo “intelligente”: gli dai 5 euro l’ora? Fagli fare 6 ore, a 2 persone, spendi uguale ma non li massacri e magari lavorano meglio, rendono di più). Purtroppo il mondo è complicato, come scrive Gianni.
Stamani in TV ho visto un documentario sulla produzione del the rosso. Prodotto del Sudafrica. I raccoglitori vengono pagati a peso: è terribile vedere come corrono con quella falce.
Ammetto: non ho soluzioni. Una volta almeno pareva che il mondo andasse costantemente a migliorare, ma negli ultimi decenni non ne sono più così sicuro

Gianni
Gianni
10 Giugno 2019 21:48

Mi sembra di sentire note stonate nei ragionamenti e un po’ di ipocrisia.
Parliamo di un prodotto i cui costi al consumatore non sono determinati sostanzialmente dal costo della materia prima , ma da costi di lavorazione , trasporto ecc. compresi margini dei distributori , che ovviamente non possono essere toccati , dico bene?
Nel mondo intero , in qualsiasi ambito i produttori di materie prime vengono maltrattati dalla distribuzione , con aste al ribasso ecc. e si basano molto spesso sullo sfruttamento quasi schiavistico dei lavoratori , adulti o bambini che siano.
Sarebbe un bel salto in avanti avere rispetto di produttori ma mi sembra un ragionamento impraticabile in questo mondo …….anche se di mezzo ci sono i bambini.

Mario Apicella
Mario Apicella
22 Giugno 2019 12:32

disponibilissimo a pagare di più per della cioccolata vera che non mi faccia vomitare per l’etica con cui è prodotta

Vittoria
Vittoria
22 Giugno 2019 14:13

Il cacao non è un alimento così importante per la salute e potrebbe essere tranquillamente sostituito con la farina di carruba ([…]A differenza del cacao in polvere – di cui è considerata un sostituto in quanto ne ricorda il sapore – essa non contiene caffeina. 100 grammi di farina di carruba forniscono al nostro organismo 380 calorie. La farina di carruba, essendo un alimento vegetale, non contiene colesterolo. Fonte greenMe.it) e magari diventare così ciò che è, visto che chi lo coltiva e/o raccoglie, nemmeno può permettersi di assaggiarlo (ma nemmeno gli interessa, farlo). Ben venga un adeguamento del prezzo al pubblico proporzionale ai costi di produzione, manodopera inclusa!