Mani che tengono bottiglie di plastica schiacciate su sfondo bianco; concept: riciclo, raccolta differenziata, vuoto a rendere, deposito cauzionale

plastica bottiglie inquinamentoLa grave situazione ambientale che deriva dai rifiuti di plastica è un problema su cui è puntata l’attenzione mondiale. Anche Il Fatto Alimentare ha trattato il tema più volte, in particolare sostenendo le campagne che incentivano il consumo dell’acqua di rubinetto invece di quella in bottiglia. Ma è in arrivo una novità positiva. A parlarne è un articolo di Valori, a firma di Emanuele Isonio, che riproponiamo volentieri.

Chi è più avanti con l’età si ricorderà lo storico “vuoto a rendere”. Un sistema semplice che induceva nei consumatori un comportamento virtuoso: riportare le bottiglie di vetro al negozio per riavere indietro la cauzione. Qualcosa di analogo sarà finalmente possibile, anche in Italia, per il mondo della plastica. O, meglio, del PET, materiale usato soprattutto per le bottiglie di acqua, latte e altri liquidi alimentari. Dopo due anni dalla richiesta, il Ministero dell’ambiente ha emanato il decreto che autorizza le attività del consorzio Coripet, il progetto presentato nella primavera 2016 da sei dei più importanti produttori di acque minerali e dai riciclatori. Il via libera ministeriale permetterà di gestire in modo autonomo le bottiglie in PET.

Il nuovo sistema si sgancerebbe dal consorzio Corepla, che dal 1998 si è occupato dell’intero universo dei materiali plastici e introdurrà una novità importante per i cittadini. Le bottiglie in PET potranno ancora essere gettate con gli altri materiali plastici nella raccolta differenziata. Ma verrà introdotto un “premio” per i cittadini che decideranno di inserirle in appositi macchinari eco-compattatori che saranno installati man mano nei supermercati. Per ogni bottiglia riportata, verrà riconosciuto infatti un importo di 1,5 centesimi, da sottrarre al costo della spesa effettuata. Dal consorzio fanno sapere che sono già pronte 2.700 macchine da collocare nei punti vendita

A regime il sistema potrebbe permettere di raccogliere in questo modo circa 2 miliardi di bottiglie ogni anno. Stimolando la partecipazione attiva dei cittadini, aumenterebbe le percentuali di riciclo, inesorabilmente ferme attorno al 43% delle quantità immesse a consumo. I proponenti sono convinti di riuscire a portarle attorno all’80%. In questo modo, l’Italia recupererebbe posizioni rispetto ad altri Stati Ue.

Una volta raccolto, il quantitativo di bottiglie in plastica immesse sul mercato dalle acque minerali consorziate (Ferrarelle, Lete, Norda, San Pellegrino, Maniva e Drink Cup che insieme rappresentano il 35% del mercato) sarà avviato al riciclo meccanico grazie anche ai riciclatori soci di Coripet (Aliplast, Dentis Recycling Italy e Valplastic, 75% del relativo comparto) e già in possesso del parere positivo dell’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) per la produzione di RPET idoneo al diretto contatto alimentare.

bioplastiche
Coripet ha già pronti 2,700 eco-compattatori per ritirare le bottiglie di PET in cambio di 1,5 centesimi

Ma non sarebbero solo i consumatori a trarre benefici dalla novità. Il nuovo sistema garantirebbe maggiori risorse economiche ai Comuni. Ad essi andrebbero 305 euro per ogni tonnellata di PET recuperata attraverso la raccolta differenziata contro i 281,7 euro pagati in media da Corepla. E si vedrebbero addebitate somme inferiori a quelle imposte dal sistema Conai per gestire la “frazione estranea” (la parte di rifiuti diversi dal PET che finiscono per errore nella differenziata). Gli attuali 209 euro a tonnellata scenderebbero a 195 euro/ton.

Ovviamente raggianti i vertici del nuovo consorzio che hanno dovuto affrontare finora una lunga trafila burocratica per vedersi approvare il progetto. “Siamo lieti di poter avviare il nostro progetto di economia circolare” ha dichiarato Giancarlo Longhi, Presidente del Consorzio. “Con esso contiamo di raggiungere obiettivi di riciclo sempre più ambiziosi. Le nuove modalità coinvolgeranno e incentiveranno non solo i Comuni, ma anche direttamente i cittadini. Desideriamo che il riciclo da bottiglia a nuova bottiglia diventi una possibilità concreta per tutti”.

Il progetto, spiegano da Coripet, si inserisce e non stravolge la filiera oggi operativa. “Alla luce dei nuovi e ambiziosi obiettivi europei di riciclo – prosegue Longhi – il riconoscimento di Coripet è un chiaro segnale che va nella direzione indicata dall’Europa: riciclare sempre di più e con una migliore qualità. Sicuramente inizieremo a operare in sinergia e collaborazione con tutta la filiera: dall’attuale sistema consortile, ai Comuni, che rappresentano l’indispensabile anello di congiunzione con i cittadini, agli impianti di selezione, alla Grande Distribuzione che, da tempo, si è mostrata attenta al nostro progetto”.

Come prevede la legge, il provvedimento di riconoscimento ministeriale è diviso in due fasi. La prima, provvisoria, per la fase di avvio e implementazione del progetto, avrà una durata di due anni. Al raggiungimento degli obiettivi previsti, seguirà la definitiva. Coripet inizierà a operare sul mercato, al pari degli altri operatori già autorizzati. In questa fase di avvio, sono previste delle verifiche e dei controlli periodici sul raggiungimento degli obiettivi sia da parte di ISPRA sia del Ministero dell’Ambiente.

Emanuele Isonio – Valori

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Orval87
Orval87
11 Maggio 2018 17:23

Dopo anni luce rispetto alla Germania, dove per le bottiglie di plastica danno 25 centesimi.

Marco Magnaterra
Marco Magnaterra
Reply to  Orval87
24 Maggio 2018 12:24

Siamo dei pagliacci. Tra l’altro non sarebbe meglio ridare 16 centesimi al cliente e consentirgli con quei soldi di riacquistare l’acqua? Ma che modo stupido e inefficiente di fare è?

Dodoto
Dodoto
12 Maggio 2018 18:03

E, come sempre, gongolera’ la GDO che si vedra’ cosi’ favorita rispetto ai negozi di vicinato.
Non potevano essere i Comuni a gestire la cosa ?
Mah …

stever
stever
13 Maggio 2018 08:00

1,5 è un troppo poco come incentivo per attuare il piano anche se capisco che il valore che il PET è basso; quando ero piccolo portavo indietro le bottiglie ma essendo di vetro mi davano in proporzione molto più. Inoltre se il compattatore fosse pieno che fare? lasciare il PET in terra (non ci sarebbe lo spazio nel supermercato) o riportarle a casa premettendo che già oggi i cassonetti sono stracolmi e la plastica è sparsa in terra copiosamente?
L’idea è lodevole ma la vedo perdente.

Orval87
Orval87
Reply to  stever
14 Maggio 2018 18:11

Esatto…in Germania ne danno ben 25 di centesimi! E 8 o 10 per il vetro delle birre.
E spesso vengono lasciate accanto ai bidoni dello sporco, così le raccolgono i senzatetto.

Guido Cladini
Guido Cladini
14 Maggio 2018 15:28

Ma questo è progresso????

Il vecchio vuoto a rendere recuperava materiale e manufatto, puntava sul riutilizzo non sul riciclaggio, quello lo fanno già i comuni con pessimi risultati (il 50% del materiale raccolto va a termovalorizzazione). Il vetro, poi, era inerte, la plastica no. Occorre che i signori comandanti del mondo capiscano che questi interventi di puro marketing non risolvono un bel niente: la plastica va minimizzata e valorizzata, ma sarebbe meglio un sano riuso di bottiglie in materiali chimicamente inerti che non continuare con materiali che inerti non sono, e che ci ritroviamo nell’insalata di mare.

MariaGrazia
MariaGrazia
24 Maggio 2018 11:33

finalmente

franco
franco
25 Maggio 2018 09:31

prima di tutto smettiamo di bere acqua in bottiglia

Claudio
Claudio
25 Maggio 2018 17:27

Certo che, come sempre, non va mai bene nulla… se fanno criticano, se non fanno criticano lo stesso! Sono anni che sento parlare di questi compattatori per la raccolta della bottiglie di plastica, adesso che finalmente sembrano diventare realtà, non va ancora bene… Tra l’altro, a quel signore che auspica che, per ogni bottiglia, gli vengano riconosciuti ben 16 centesimi, vorrei dire che io pago 13 centesimi al litro l’acqua in bottiglia… se me ne danno 16 per ogni bottiglia vuota, cambio mestiere e, acquisto le bottiglie per poi metterle nel compattatore! Che 1,5 cent siano poco nulla sono d’accordo ma, se penso che qualche mese fa c’è stata la terza guerra mondiale per i sacchetti biodegradabili a 2 cent, allora sinceramente non capisco cosa “vogliamo” veramente.