Un’inchiesta condotta dalla Fao evidenzia come negli ultimi anni siano aumentati i casi di mangimi e derrate alimentari bloccati alle frontiere in tutto il mondo, perché contenenti tracce di prodotti transgenici non dichiarati. Su 193 Paesi aderenti all’organizzazione dell’Onu su cibo e agricoltura, quelli che hanno risposto al questionario della Fao sono stati 75, tra cui l’Italia, e 37 di questi hanno dichiarato di non avere risorse e laboratori in grado di condurre questo tipo di analisi.
Tra il 2002 e il 2012, le importazioni alimentari bloccate sono state 198, di cui 138 tra il 2009 e il 2012. I prodotti contaminati provenivano per la maggior parte da Stati Uniti, Cina e Canada, ed erano soprattutto semi di lino, riso, mais, papaya e alimenti per animali. Una volta individuate, la maggior parte delle spedizioni è stata distrutta o restituita al paese esportatore. Secondo la Fao c’è una correlazione diretta tra il numero di test finalizzati alla ricerca di Ogm nascosti e le positività riscontrate. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi non sono ancora in vigore politiche generali, normative o regolamenti che definiscano cosa si deve intendere per a un basso livello Ogm. Si va da una politica di tolleranza zero a una di bassa soglia, non definita in modo univoco, fino alla politica del caso per caso. Per questo, la Fao ha tenuto nei giorni scorsi una consultazione tecnica sul problema.
Nel 2010, una derrata di mais non Ogm, esportata dal nostro paese a Cipro, è stata rispedita in Italia dopo i test di laboratorio, perché contaminata da Ogm. Tra il 2003 e il 2013, tre esportazioni italiane, non specificate, verso la Germania sono risultate contaminate. Come paese importatore, invece, nel 2007 e nel 2009 l’Italia ha bloccato cibo con mais per animali proveniente dagli Stati Uniti, nel 2010 del mais per popcorn esportato dall’Argentina, mentre nel 2013 sono stati ritirati dal mercato dei popcorn provenienti sempre dall’Argentina.
Beniamino Bonardi
Riproduzione riservata
Foto: thinkstockphotos.com