Gli alimenti integrali hanno sempre più successo: secondo l’Osservatorio Immagino, nel 2018 le vendite di prodotti che sulla confezione riportano la parola ‘integrale’ sono aumentate del 7,7%, mentre quelli con la frase ‘ricco di fibre’ sono cresciuti del 5,8%. I consumatori sono sempre più attenti ai rapporti fra cibo e salute e di fibra si parla molto per via delle proprietà salutistiche: migliora la funzionalità intestinale e aumenta il senso di sazietà, contribuisce a regolare il microbiota dell’intestino e abbassa il carico glicemico del pasto. Per queste caratteristiche è considerata protettiva nei confronti di patologie come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e il tumore del colon.
L’industria alimentare ha intercettato il bisogno di cibi salutari aumentando progressivamente l’assortimento di prodotti integrali e i biscotti sono fra quelli più gettonati. Se fino a qualche anno fa i biscotti integrali erano gallette poco attraenti, destinate a un gruppo ristretto di persone, adesso sono disponibili decine di varianti proposte sia dai grandi marchi che dalle catene di supermercati.
Abbiamo fatto un confronto fra alcuni biscotti integrali e ai cereali, firmati Mulino Bianco (Barilla), Galbusera, Misura, Saiwa, Digestive (McVitie’s), Balocco e Alce Nero, considerando anche le proposte a marchio Esselunga, Coop e Carrefour.
Gli ingredienti principali sono farina integrale di frumento, a volte miscelata con farina di frumento bianca – arricchita con fiocchi di avena, di farro o di orzo nei biscotti ai cereali –, olio di girasole (olio di oliva solo nei frollini Alce Nero), zucchero, agenti lievitanti e aromi. In alcuni frollini troviamo anche latte o uova; nocciole e cioccolato nei biscotti al cioccolato. Alcuni prodotti prevedono un’aggiunta specifica di fibra (Misura, Galbusera e Saiwa Fibrattiva).
La definizione di ‘farina integrale’, secondo la normativa, si basa sul contenuto di ceneri (sali minerali), che è più elevato quando è presente anche parte della crusca, cioè il rivestimento esterno del chicco. A volte, anziché farina ottenuta direttamente dalla macinazione del chicco intero, contenente sia la crusca che il germe di grano, le aziende utilizzano un prodotto ottenuto miscelando farina bianca (setacciata) con la crusca precedentemente separata. Questa operazione viene effettuata per avere un maggior controllo sulla composizione della farina e per eliminare il germe di grano che, essendo ricco di grassi, rende il prodotto più deperibile. In ogni caso, quando si utilizzano farine ricostituite devono essere indicati come ingredienti farina di frumento e crusca, o cruschello. Dal punto di vista nutrizionale, la farina ricostituita non è equivalente a quella ricavata direttamente dal chicco intero, perché mantiene il contenuto di fibra, ma perde vitamine, minerali e polifenoli.
Fra i biscotti integrali e ai cereali considerati, in quelli Carrefour e Alce Nero si specifica la presenza di farina di frumento e crusca, o cruschello (si tratta quindi di farina ricostituita), nei Saiwa invece la farina integrale è solo il 28%, miscelata con farina bianca, integrata da crusca e fibra solubile.
L’apporto energetico, per 100 g, va dalle 420 kcal dei Saiwa Fibrattiva alle 475 dei Frollini integrali biologici Vivi Verde (Coop) ed è correlato al contenuto di grassi, che nei Saiwa si ferma a 11 g, mentre nei frollini Coop arriva a 19,6. I biscotti più ricchi di queste sostanze sono però i Digestive integrali, in cui si arriva al 20,8%. Per quanto riguarda i grassi saturi, questi rimangono intorno al 2% in quasi tutti i biscotti; arrivano al 4,5% nei Digestive, per via dell’olio di palma, e nei Gran Cereale al cioccolato, per la presenza del cacao. La quantità di zuccheri si attesta intorno al 20% (da 15,5 a 23%), mentre arriva quasi al 30% nel Gran Cereale al cioccolato. Le fibre variano dai 6 g per 100 g dei frollini Vivi verde sino ai 14 g dei biscotti Saiwa Fibrattiva.
Calcolando il Nutri-Score – sistema di valutazione nutrizionale che prevede cinque lettere e cinque colori, dalla A verde, per gli alimenti da consumare liberamente, alla E rossa, per quelli da mangiare con più attenzione – questi biscotti ottengono nella maggior parte dei casi una valutazione intermedia C con bollino giallo. Questa tiene conto del contenuto moderato di grassi (prevalentemente insaturi) e di sale, del contenuto di zuccheri, valutato elevato, e della buona quantità di fibra. Un giudizio di questo tipo è sicuramente apprezzabile per dei biscotti, se pensiamo che prodotti come i wafer e i Nutella Biscuits, molto ricchi di grassi e zuccheri, ricevono una E, mentre la maggior parte dei frollini (dalle Macine Mulino Bianco alle Gocciole Pavesi) riceve una D. Gli unici biscotti, fra quelli considerati, che meritano una D, sono i Digestive e i Gran Cereale al cioccolato, i primi per l’eccesso di grassi, i secondi per gli zuccheri.
Bisogna naturalmente tenere conto delle dimensioni: i biscotti integrali tradizionali pesano in media 7-8 grammi, mentre con quelli tipo Gran Cereale si sale a 10-12 grammi e i Digestive pesano quasi 15 grammi. Il biscotto più ‘dietetico’, con 24 kcal, è il Saiwa Fibrattiva, mentre gli altri biscotti integrali hanno circa 30 kcal, quelli ai cereali circa 50, e con il Digestive, il più energetico della nostra rassegna, si arriva a 69 kcal.
Nel complesso, a parte i due biscotti un po’ più grassi, i prodotti analizzati hanno caratteristiche nutrizionali piuttosto simili. I prezzi invece sono diversi: i biscotti a marchio Carrefour ed Esselunga, come pure le Cruschelle Balocco, costano poco più di 3 €/kg, quelli a marchio Coop, prodotti con ingredienti biologici, costano 3,50-3,70 €/kg. I Gran Cereale classici e i biscotti Buongrano Barilla costano circa 4 €/kg e i Saiwa Fibrattiva 4,4. Per i Gran Cereale al cioccolato si spendono circa 5,8 €/kg, e per i biscotti Galbusera e Misura circa 6 €/kg; si sale sopra i 7 € per i Digestive e oltre i 10 €/kg per i frollini Alce Nero.
È chiaro quindi che per fare una scelta attenta bisogna leggere le etichette: in questo modo possiamo controllare se le farine utilizzate sono veramente integrali o ricostituite, il tipo di grasso utilizzato, il contenuto effettivo di fibra e di zuccheri, la presenza di ingredienti industriali, come il latte in polvere al posto del latte fresco, lo sciroppo di glucosio-fruttosio, emulsionanti o aromi, utilizzati, questi ultimi, in tutti i biscotti tranne in quelli biologici Vivi Verde e Alce Nero. Con un po’ di attenzione possiamo trovare biscotti buoni e ricchi di fibra anche senza spendere molto.
(*) I prezzi sono stati ricavati dai siti internet delle principali catene di supermercati
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
Mi sembra che non si faccia differenza tra farine integrali e crusca biologiche. La crusca proveniente da agricoltura non biologica è naturalmente “portatrice” di residui dovuti ai trattamenti antiparassitari e diserbanti a cui vengono sottoposte le colture.
Gentile Cristina,
nel confronto fra biscotti integrali ho preferito fermarmi agli aspetti nutrizionali, perché la normativa prevede controlli tali per cui anche la crusca proveniente da colture convenzionali non dovrebbe contenere residui oltre i limiti consentiti. I rapporti ufficiali sui residui di fitofarmaci negli alimenti in effetti confermano che è molto più raro trovare residui sui prodotti biologici che su quelli convenzionali. Bisogna però ricordare che buona parte dei trattamenti cui sono sottoposti i cereali non agiscono per contatto ma penetrano nei tessuti, quindi eliminando lo strato esterno non possiamo dire di aver eliminato eventuali residui di trattamenti. Ne abbiamo parlato anche qui: https://ilfattoalimentare.it/farina-bianca-integrale.html
Ecco un esempio chiarissimo che serve a capire a cosa serve il Nutriscore:a comparare alimenti simili!!! E il suo mestiere lo fa maledettamente bene…
https://ilfattoalimentare.it/farina-bianca-integrale.html
Grazie per avermi indirizzato a questo articolo così partecipato