Giovane donna attraente in una fattoria. Donna agricoltore che raccoglie frutta dal suo orto biologico. Agricoltura: donna che raccoglie mele mature in giardino durante l'autunno.

L’universo del biologico continua a guadagnare terreno nella Grande distribuzione organizzata (Gdo) italiana, rappresentando un giro d’affari da 2,1 miliardi di euro nel 2023, equivalenti al 2,9% del totale alimentare e una crescita del 4,7% a valore. Questo emerge dai dati Nielsen presentati nel corso del convegno Assobio a Marca* by BolognaFiere, un’occasione per analizzare il ruolo sociale ed economico del biologico nella distribuzione moderna.

Origine italiana e qualità nutrizionale

Le preferenze degli acquirenti nei supermercati sono guidate dall’origine nazionale (34,5%) e dalla qualità nutrizionale (23,5%) dei prodotti biologici. Gli italiani scelgono con attenzione quando si tratta di prodotti biologici, con uova, gallette e confetture che dominano le vendite. Altri prodotti apprezzati includono latte fresco, sostitutivi del latte UHT, olio extravergine d’oliva, cereali per la prima colazione, creme spalmabili dolci, yogurt intero, pasta integrale e verdura (IV gamma).

Cinque uova intere e una rotta in un cartone da 6
Uova, gallette e confetture bio dominano le vendite

Dalla Confusione in etichetta alla sostenibilità

La ricerca Nielsen rivela che il 27% degli acquirenti opta per prodotti bio per la sicurezza alimentare, mentre il 23% lo fa per motivi ambientali. Tuttavia, il 40% ammette di essere confuso nell’interpretare le etichette e le caratteristiche di sostenibilità dichiarate.

L’88% degli italiani – afferma Nicoletta Maffini, presidente di Assobio – è alle prese con strategie di risparmio in tema di spesa alimentare legata a un generale aumento dei costi e a una riduzione del potere di acquisto. Questo penalizza i prodotti premium, come quelli bio: il fatto che nella GDO la vendita del prodotto biologico sia ferma al 3% è un dato che non ci soddisfa e ci auguriamo di poter raggiungere quanto prima almeno il 10%”.

Italia  tra i leader del biologico in Eu

L’Italia si posiziona come il quarto mercato del biologico in Europa, seguendo Germania, Francia e Regno Unito, con un giro d’affari di 2,1 miliardi di euro. A livello di macroregioni, il Sud e il Centro guidano la crescita con incrementi rispettivamente dell’8,7% e del 5,6%.

Il nostro paese si conferma quindi leader nella produzione ed esportazione di prodotti bio nel mondo, ma il settore affronta sfide significative. La collaborazione tra attori del settore, politica e distribuzione sarà cruciale per sostenere progetti di filiera e garantire prezzi equi.

* Marca è una fiera italiana dedicata alla marca commerciale, organizzata da BolognaFiere.

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roberto pinton
roberto pinton
23 Gennaio 2024 16:56

Va precisato che i 2,1 miliardi riferiti da Nielsen riguardano soltanto i prodotti a peso imposto venduti nella grande distribuzione: non comprendono l’ortofrutta venduta nello stesso canale a peso variabile (che si stima valere sopra i 300 milioni), nè il canale specializzato (con vendite stimate intorno agli 800 milioni), l’E-commerce (che si stima aggirarsi sui 70 milioni) né gli altri canali (vendite dirette degli agricoltori nei mercati e in azienda, piccolo dettaglio di prossimità, erboristerie, gruppi d’acquisto e schemi di abbonamento), che pur minori, messi assieme arrivano intorno ai 750 milioni, né, infine la ristorazione (collettiva, commerciale, agriturismi).
Messi assieme tutti i canali, le vendite sul mercato nazionale si assestano sui 5,5 miliardi, a cui si aggiungono 3,5 milioni di export.

giova
giova
Reply to  roberto pinton
8 Febbraio 2024 11:53

Precisazioni utili per uno sguardo completo sul comparto.
Certo che alla Nielsen, azienda di ricerca di mercato con esperienza ultradecennale, non dovrebbero mancare i dati completi da esporre in un convegno …

gianni
gianni
30 Gennaio 2024 10:10

L’agricoltura biologica ha certo delle pecche (il rame per esempio ), ma ha vantaggi complessivi, non danneggia l’ambiente e al contrario lo arricchisce, utilizza poca energia fossile e pochi artefatti sintetici, è sostenibile nel tempo, e non insidia nemmeno la salute umana.

Si può non essere d’accordo, si possono enfatizzarne i limiti e i difetti, si può essere contrari, ma non si dovrebbe negare, che essa sia una realtà seria, spesso molto interessante anche per le rese quantitative e per i redditi che assicura (essendo i prezzi maggiori ma non ingiusti o speculativi).
Tra i sostenitori ci sarà certo qualche infatuato steineriano ( che non è una offesa, anzi fa sorridere ) ma la maggior parte sono persone sensate, che studiano e si informano, che reputano importante impegnarsi di persona.
Sappiamo bene che senza l’impegno di tutti la battaglia per l’ambiente è persa, o no?.

Il pericolo sbandierato è la posizione “oscurantista”, che nega prima la cosidetta meraviglia dei fertilizzanti chimici e dei pesticidi e ora gli organismi geneticamente modificati, che per la maggior parte di uno o entrambi hanno bisogno.
I problemi singoli e complessivi che incontrano tante colture italiane, potrebbero essere risolti utilizzando piante modificate, perbacco!
Ma è completamente falso, non è l’agricoltura biologica a frenare il convenzionale ma il contrario attraverso leggi e distribuzione dei fondi nazionali e comunitari.

Paradossale quando purtroppo la maggior parte delle nostre colture portano a una grave diminuzione della fertilità del suolo, da supplire con costanti e incrementali concimazioni, all’inquinamento delle falde, e sono voraci di energia e appunto di artefatti sintetici massicci.
Le magagne sono una costante delle attuali forme superintensive di coltivazione in frutticoltura e orticoltura (come anche nell’allevamento): risoltane una con moltissima fatica (e spesa), ne salta subito fuori un’altra, in genere più grave, però questi sistemi rendono soldi.
E certo sarebbe bello poter venircene fuori solo con l’ingegneria genetica.
Ma è un mito, oggi.
Nella maggior parte dei casi le piante geneticamente modificate hanno dimostrato di parare parzialmente il problema per il quale sono state concepite, poi in genere gli svantaggi cominciano a superare i vantaggi. In molti casi lo scacco è stato totale quasi un suicidio.
Questi sono i fatti, oggi.
Certo ci saranno dei risultati migliori in futuro, forse……

giova
giova
Reply to  gianni
8 Febbraio 2024 11:58

Condivido.
A proposito di pesticidi, In Europa stan facendo marcia indietro sulle misure proposte per la loro riduzione … povere api! (e non solo, ovviamente).

Giuseppe
Giuseppe
8 Febbraio 2024 09:33

Buongiorno, nell’articolo non ci sono riferimenti agli enti certificatori del biologico che rappresentano la prima essenziale difesa del consumatore

Silvia
Silvia
Reply to  Valeria Nardi
8 Febbraio 2024 14:14

Ho lavorato per una settimana in una azienda che produce erbe officinali biologiche. Ho capito che produrre biologico dipende dal senso morale del produttore più che dai controlli da parte degli organismi di controllo. I controlli vengono sì eseguiti ma vengono controllate più che altro le” carte” e non la realtà.