Un gruppo di ricercatori dell’Università britannica di York e dell’Università del Cile hanno analizzato l’impatto della tassa sulle bevande zuccherate introdotta in Cile nell’ottobre 2014, comparando le vendite nell’anno successivo alla sua applicazione con i tre anni precedenti.
Già prima del 2014, in Cile esisteva una tassa del 13% su tutte le bevande contenenti coloranti, aromi o dolcificanti. Nel 2014 la tassa è stata elevata al 18% per le bevande contenenti zuccheri aggiunti in misura superiore ai 6,25 grammi per 100 ml. Contemporaneamente, la tassa è stata abbassata al 10% per le bevande contenenti zuccheri aggiunti sotto quella soglia. Quindi, tra i due tipi di bevande si è creata una differenza di tassazione dell’8%.
Gli autori dello studio, pubblicato dalla rivista PLOS Medicine, hanno rilevato che, nonostante l’incentivo fiscale sia relativamente piccolo, l’acquisto di bevande con maggior contenuto di zuccheri aggiunti è diminuito, in particolare tra i gruppi socio-economici più benestanti. Infatti, il volume di acquisti delle bevande maggiormente zuccherate è diminuito del 21,6% su base mensile e, in particolare, del 31% nelle famiglie ad alto reddito, del 16% in quelle a medio redito e del 12% in quelle a basso reddito. Contemporaneamente, non si sono registrati aumenti in nessun gruppo socio-economico delle vendite delle bevande a minor contenuto di zucchero, per le quali l’imposta è stata ridotta.
Queste differenze portano i ricercatori delle due Università a osservare che, sebbene la nuova tassa sulle bevande zuccherate in Cile abbia prodotto una diminuzione delle vendite di quelle a maggior contenuto di zucchero, ciò non sembra essere stato sufficiente a ridurre le disuguaglianze legate alla condizione socio-economica per quanto riguarda gli aspetti della salute collegati all’alimentazione.
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