Cos’hanno a che vedere certi tipi di bevande, o anche di alimenti solidi, e la salute dei capelli? Più di quanto si potrebbe pensare, stando a una review appena pubblicata su Health and Nutrition dai ricercatori dell’Università di Porto, in Portogallo. La dieta avrebbe infatti ripercussioni di segno positivo o negativo, a seconda dei casi, sulla densità dei capelli, sulle loro condizioni generali e sul rischio di vere e proprie malattie, quali l’alopecia.
Per verificare che cosa si è scoperto fino a oggi, gli autori hanno analizzato la letteratura scientifica dagli anni Settanta in poi, e hanno infine selezionato 17 lavori pubblicati a partire dal 1978, che hanno coinvolto un totale di oltre 613 mila persone, nel 97% dei casi donne, di età compresa tra i sette e i 77 anni. Per quanto riguarda le sostanze poste al centro delle ricerche, la vitamina D è stata senza dubbio la più indagata (oggetto di cinque dei 17 studi), mentre dal punto di vista delle condizioni dei capelli lo sono stati l’alopecia (otto studi) e la perdita di capelli (cinque).

C’è un rapporto tra dieta e capelli?
Tra tutte le possibili associazioni, due sono risultate più convincenti. Quella, positiva, con ferro e vitamina D rispetto all’alopecia: più elevati sono i livelli (entro range di normalità, perché gli eccessi possono avere effetti paradosso), minore è il rischio. E poi quella, negativa, tra la perdita di capelli e il consumo di alcolici e di bevande zuccherate, ovvero chi indulge di più nel bere l’uno o l’altro tipo, rischia maggiormente di andare incontro a perdita di capelli e depigmentazione.
Altri studi hanno invece fatto emergere un ruolo protettivo da alimenti insospettabili quali le crucifere (famiglia cui appartengono, per esempio, cavolfiore e broccoli, a dosi medie pari o superiori a 70,7 grammi al giorno), per l’elevato contenuto in antiossidanti, così come per la soia (per consumi pari o superiori a 24 grammi al giorno).
In generale, le carenze di micronutrienti quali zinco, rame, magnesio, selenio, vitamine B12, E, D e acido folico sembrano essere responsabili dell’accelerazione dell’alopecia già presente, mentre quella di ferro di una riduzione del volume del bulbo pilifero e della depigmentazione; in un solo studio, l’assunzione di integratori di ferro per via orale (100 milligrammi a pastiglia) ha contribuito ad aumentare la crescita.

Anche un apporto troppo ridotto di proteine, che si può determinare con una dieta vegana troppo stringente, può favorire la caduta, la depigmentazione e altri danni ai capelli, perché il costituente principale dei capelli è la proteina cheratina, così come può accadere se si eccede con la vitamina A, responsabile di cadute temporanee.
Il commento
Dai risultati si possono trarre almeno due tipi di conclusioni generali. La prima è metodologica: gli studi condotti, che pure hanno coinvolto in totale oltre seimila persone, sono troppo pochi e troppo eterogeni, effettuati su soggetti diversissimi per età, condizioni e dieta, e per di più molto spesso osservazionali (cioè non strutturati con gruppi di controllo e somministrazioni specifiche di qualcosa). Ciò implica che sia impossibile giungere a indicazioni su cosa mangiare o bere per preservare la salute dei capelli sostenute da prove sufficientemente solide.
La seconda è inerente al ruolo della dieta: di certo ne ha uno, che probabilmente è superiore rispetto a quanto ritenuto finora. Da qui si può comunque partire per progettare e condurre nuove ricerche, auspicabilmente non solo osservazionali, in particolare sul ruolo negativo di alcol e bevande zuccherate, che possano consentire di fornire indicazioni più specifiche.
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Giornalista scientifica


