Uno studio della University of California, pubblicato dall’American Journal of Public Health, ha rilevato che dopo i primi mesi di applicazione della tassa sulle bibite zuccherate introdotta nella città di Berkeley, il loro consumo nei quartieri a basso reddito è diminuito del 21%, mentre nelle città vicine, dove non si applica la tassa, è aumentato del 4%. Parallelamente alla diminuzione del consumo di bibite zuccherate, a Berkeley il consumo di acqua in bottiglia è aumentato del 63%, mentre nelle vicine Oakland e San Francisco l’aumento è stato del 19%.
Berkeley è stata la prima città degli Usa a introdurre una soda tax, che è entrata in vigore nel marzo del 2015, dopo essere stata approvata con un referendum nel novembre precedente. La tassa è di un centesimo di dollaro su ogni 0,02 litri di bevande zuccherate e i proventi sono destinati alla promozione di “un’alimentazione corretta e la pratica di attività fisica a prezzi contenuti”.
I ricercatori che hanno effettuato l’indagine affermano che la forte diminuzione dei consumi di bevande zuccherate registrata in questi mesi a Berkeley può non essere solo frutto della tassa ma anche del clima creatosi con la campagna referendaria, che ha modificato i comportamenti sociali grazie ad una maggior consapevolezza sui rischi per la salute.
La ricerca si è basata sulle interviste effettuate a 990 persone prima dell’entrata in vigore della soda tax e a 1.689 dopo otto mesi dalla sua approvazione e quattro mesi dopo la sua applicazione.
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