La valutazione dei cittadini europei a favore di una etichetta sul benessere animale è molto chiara : il 90% la considera uno strumento utile per conoscere le condizioni di allevamento degli animali da cui provengono gli alimenti in vendita al supermercato. I produttori in linea di massima sono d’accordo anche se divergono però su alcuni aspetti come il divieto del taglio della coda nei suini. È quanto emerge dai risultati sulla consultazione sul benessere animale promossa dalla Commissione Europea, in vista della revisione della legislazione, che l’Anmvi nel suo sito riassume in sette capitoli. La partecipazione dei cittadini è stata decisamente maggiore (il 92%) rispetto agli stakeholder professionali e agli operatori economici. Il responso è che un’etichetta europea sul benessere animale, per il 90% di tutti i rispondenti, sarebbe uno strumento utile di informazione sulle condizioni in cui sono trattati gli animali. Non bastano però solo le condizioni di allevamento, l’83% dei soggetti che hanno risposto è interessata a conoscere anche le condizioni in fase di macellazione e di trasporto.
Macellazione. Se il benessere in etichetta mette tutti d’accordo in linea di principio, cittadini e operatori professionali si dividono su altre questioni. Per aumentare la protezione al macello, l’89% dei cittadini chiede il divieto di bagni d’acqua elettrificati per lo stordimento del pollame, mentre il 51% degli operatori non sarebbe favorevole. Analoga divaricazione emerge sul divieto di abbattimento dei pulcini di un giorno, che vede favorevole il 94% dei cittadini, ma contrario il 48% degli operatori.
Trasporto. Anche sulle modalità di benessere durante il trasporto, i cittadini sono più favorevoli degli operatori all’introduzione di misure più stringenti. Mentre il limite massimo di durata giornaliera dei trasporti vede contrapposte percentuali rispettivamente del 95% e del 53%, misure più radicali – come il divieto di trasporto di animali vivi extra UE e di animali vulnerabili come i bovini non svezzati o gli animali gravidi – vedono scendere la quota di operatori disposti ad accettarle. Solo il 32% e il 20% degli addetti ai lavori si è detta a favore della fine dell’export e della non trasportabilità di animali vulnerabili.
Altre specie allevate. L’89% dei partecipanti alla consultazione chiede che vengano definiti requisiti specifici di benessere animale anche per specie che ancora non ne hanno, soprattutto per i bovini da latte (85%), da carne (84%). Anche gli animali da compagnia allevati dovrebbero avere specifici requisiti di benessere: gatti (79% dei rispondenti) e cani ( 80%).
Taglio della coda nei suini. Questo è un punto delicato perché l’84% dei cittadini si dice favorevole al divieto del taglio della coda nei suini (che oggi è fortemente raccomandato) ma non obbligatorio. Più basso il numero dei favorevoli fra le autorità competenti (42%) e gli operatori professionali (18%).
Gabbie. Sulla progressiva dismissione delle gabbie negli allevamenti, il 93% dei rispondenti è favorevole ad una transizione di cinque anni per la maggior parte delle specie interessate (galline ovaiole, scrofe, conigli, brolier, ecc.). Fra gli operatori invece, il periodo di transizione viene indicato fino a 15 anni di durata (48%).
Percezione generale. La consultazione della Commissione Europea aveva anche lo scopo di raccogliere la percezione generale dei cittadini sull’efficacia dell’attuale legislazione. Per il 49% dei cittadini la normativa è migliorata rispetto a 25 anni fa, ma ne sono più convinti gli operatori che l’apprezzano all’80%. Plebiscitario il responso generale (92%) sulla disomogeneità delle norme che non proteggono in egual misura tutte le specie allevate. Che la normativa abbia concorso ad un sistema alimentare più sostenibile ne sono più convinti i produttori (78%), le autorità competenti (61%) accademici (60%) e le Ong (58%). Dati rovesciati invece per una valutazione sul miglioramento della competitività: solo il 41% dei produttori ritiene che la legislazione sul benessere animale li abbia avvantaggiati sul mercato europeo.
Il contributo dell’Italia. Fra i partecipanti per nazionalità, al primo posto si collocano i contributi dei tedeschi (23% dei rispondenti), seguiti dai francesi (15%) e dai polacchi (10%). Le risposte dall’Italia sono state l’8% del totale.
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Articolo ripreso da Anmvi Oggi, rivista telematica quotidiana dell’Associazione nazionale medici veterinari Italiani
© Riproduzione riservata; Foto: Fotolia, AdobeStock
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