Il 15 luglio 2016 Barilla ha richiamato e ritirato dai punti vendita dieci tipi di pane in cassetta e due torte della Mulino Bianco oltre a un lotto di Maxi burger Pavesi per sospetta presenza di corpi estranei nel sale utilizzato nelle preparazioni. Secondo il fornitore di sale olandese si tratta di pezzetti di metallo che possono arrivare sino a cinque centimetri. In rete sono apparse centinaia di notizie su questo ritiro e molti giornali cartacei hanno ripreso la notizia. La maggior parte dei supermercati che in teoria dovrebbero essere interessati ad avvisare la clientela visto che probabilmente hanno venduto i lotti ritirati, ha dimenticato di rilanciare l’allerta e di informare i propri consumatori.
Il richiamo di Barilla
Le regole da seguire in questi casi, sono riportate in una comunicazione del Ministero della salute relativa al Regolamento CEE 178/2002 destinata agli Operatori del settore alimentare che descrive le procedure da seguire per una corretta informazione dei consumatori quando scatta un’allerta. A pagina quattro si dice che l’azienda, in questo caso Barilla, deve diffondere la notizia sul sito e sui social network, mentre i supermercati e i negozianti devono informare i clienti attraverso apposizione di cartellonistica nei punti vendita interessati.
Compito delle autorità sanitarie è controllare che tutte queste operazioni vengano realizzate in modo corretto. Premesso che i cartelli sul ritiro Barilla si sono visti molto poco nei supermercati e nei punti vendita, va però detto che alcune catene hanno dato l’annuncio sui loro siti (Auchan, Coop, Esselunga, Simply, Sogegross e Crai con alcuni giorni di ritardo). Le altre insegne si sono dimenticate, anche se è molto difficile pensare che non abbiamo avuto in assortimento almeno uno dei 20 lotti interessati.
La nostra petizione
La scelta di diffondere la notizia sui siti è stata suggerita tre anni fa da una petizione su Change.org promossa da Il Fatto Alimentare che invitava i supermercati a riproporre nelle proprie pagine online le campagne di richiamo, visto che ricevere informazioni corrette è un diritto dei cittadini oltre che un dovere morale dei venditori che dovrebbero cercare di diffondere il più possibile le notizie su un prodotto pericoloso per la salute acquistato dai loro clienti.
La petizione è stata sottoscritta da 10 mila persone e ha convinto 17 catene a predisporre una pagina con l’elenco dei prodotti ritirati. All’interno di questo gruppo c’è chi tiene sempre aperta la pagina con l’elenco degli ultimi casi (Coop, Auchan, Ikea, NaturaSì, Simply, Carrefour…), chi come Consilia, Crai, Sigma, Lidl, Md Market, Cadoro, Pam, Unes predispone uno spazio attivato pochissime volte nel corso dell’anno per scomparire dopo qualche giorno senza lasciare traccia. Ci sono poi decine di catene che non prevedono spazi sul sito, ma che dovrebbero esporre un foglio di carta con il testo del richiamo posizionato a fianco di una cassa del supermercato.
Mancanza di comunicazione
La situazione sul fronte dei produttori è altrettanto critica, visto che spesso quando segnaliamo un’allerta il sito del produttore non riporta la notizia. Tutto ciò è strano perché sui siti delle istituzioni sanitarie o delle agenzie per la sicurezza alimentare di Francia, Germania, Inghilterra… ci sono annunci quotidiani sui prodotti ritirati. In Europa esiste addirittura un sistema di allerta che ogni settimana segnala 50-70 prodotti o lotti ritirati o richiamati. Anche il Ministero della salute italiano partecipa a questa banca dati, ma stranamente rifiuta di fornire dettagli ai consumatori tranne in rarissimi casi.
Le criticità del Ministero si riflettono anche sul territorio. Lo abbiamo constatato due mesi fa quando Mars ha ritirato in Italia e in 69 Paesi due snack. Trattandosi di un prodotto venduto in quasi tutti i supermercati, il giorno dopo l’annuncio di Mars sarebbe stato logico trovare un riscontro sui siti e vedere i cartelli in migliaia di negozi. Nulla di tutto ciò è avvenuto. La notizia è stata ripresa da moltissimi giornali, ma da pochissimi siti della grande distribuzione, proprio come è successo per 13 prodotti Mulino Bianco e Pavesi del 15 luglio.
Purtroppo in Italia quando si parla di prodotti ritirati dal mercato ognuno fa quello che vuole. Ci sono produttori scrupolosi come Ikea che danno l’annuncio sia online sia comprando spazi pubblicitari sui giornali. Altre realtà riprendono la notizia solo sul sito e molti si dimenticano.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
la coop ha evidenziato il problema attraverso informazioni segnalate all’ingresso del punto vendita
Bene, ma Coop ha anche una pagina sul sito che ospita ed elenca le campagne di richaimo in corso. Peccato che dal alcune settimane cancelli dal sito i richiami precendenti
mi meraviglierebbe del contrario 😀
un pò come dire:
“noi la nostra parte l’abiam fatta, chi c’è c’è, e chi non c’è non c’è”.
o magari,
“tuteliamo il cliente costante a discapito di quello occasionale”
non farebbe male una normativa che obblighi le catene al pubblico richiamo per almeno 30 giorni e piu, per non parlare di una pubblica anagrafe dei richiami.
Per quanto concerne il titolo, non credo si tratti di dimenticanza (posso capirne uno.. due, ma una dimenticanza di massa è difficile da digerire), parlerei più di strategia.
Fornitore di sale olandese. Adesso importiamo anche il sale? L’euro ci ha distrutti.
Salve Junior,
nulla di strano.
Ho lavorato in una multinazionale anglo/olandese e il sale arrivava dall’Austria e il Glutammato idem. Vasetti di vetro dall’Olanda, ecc… tutti fornitori approvati e unici da parte della sede centrale.
In questo caso parlo di multinazionale con più sedi in Italia.
Cordialmente,
è la prima volta che vi leggo… fate un ottimo lavoro di informazione
complimenti e andate avanti per la vostra strada
avrete sempre più seguaci del vostro sito super preparato
Posso testimoniare per esperienza diretta che da circa una settimana nella mia zona (in provincia di Pistoia) sia i supermercati a insegna Coop che quelli a insegna Conad hanno messo cartelli informativi su questo ritiro di prodotto, con informazioni sui pericoli e l’invito a restituire il prodotto per chi lo avesse già acquistato.
I cartelli sono messi all’ingresso e anche sugli scaffali ove sono posizionati i prodotti richiamati.
A proposito, sembra che la Coop abbia due anime: una è rivolta alla tutela della salute con l’eliminazione dell’olio di palma dai suoi prodotti, l’altra, invece, promuove prodotti contenenti olio di palma e di cocco (senza contare gli additivi chimici) esposti in modo vistoso e invitante in banchi nuovi e ampi , come la pasticceria dalle torte “Dolce Peccato” alle varie paste e pasticcini di altre marche. Se la Coop fosse coerente, dovrebbe rifiutare dai suoi fornitori prodotti con ingredienti che nuocciono alla salute, altrimenti il comportamento della Coop appare ambiguo e contradditorio.
Io lavoro nei supermercati Tigros ed è stata fatta la dovuta segnalazione ai ns clienti con locandine ad hoc riportanti n di lotti e articoli incriminati ; inutile sottolineare che i lotti e articoli presenti sono stati puntualmente ritirati e resi al fornitore.
Buongiorno
Nel caso in cui il produttore comunichi il richiamo al punto vendita e quest’ultimo non si adoperi per segnalarlo al consumatore, in caso di danni alla salute di un consumatore che ha acquistato e consumato il prodotto dopo la segnalazione perchè ovviamente non informato, chi ne risponde? Insomma, il punto vendita non ha nessun obbligo di partecipare alle allerte?
Capisco che la mentalità italiana tenda a fare scandalo di ogni allerta al contrario di altri Paesi più “abituati”, ma in questo contesto non sarebbe meglio spiegare ai consumatori che nessuna impresa metterebbe volontariamente dei trucioli di ferro nei prodotti, che queste cose capitano anche ad aziende molto attente e operarsi in un allerta è un atto dovuto? Non giustifico assolutamente chi non fa il suo dovere, ma cercherei di dare un’immagine pubblica diversa a questi fatti perchè se diventano meno “scottanti” forse molti potrebbero decidere di comportarsi diversamente…per il bene di tutti.
grazie.
non credo che qui si tratti di dare interpretazioni ad obblighi di legge. se una legge c’è, va osservata e, soprattutto, fatta osservare.
Pezzetti di metallo lunghi sino a 5 cm (50 mm!). Spero si tratti di filamenti! Altrimenti che ci hanno triturato… gli ingranaggi delle macine!
L’allerta del Rasff riporta questa specifica