L’alimentazione degli animali che vivono nelle case degli italiani (8.2 milioni di cani e 7.9 milioni di gatti, 12,9 milioni di uccelli, 1,8 milioni di piccoli mammiferi, 1,6 milioni di pesci e 1,3 milioni di rettili) continua ad essere oggetto di attenzione anche per i rischi correlati alla salute umana. Di questo si era già occupato Il Fatto Alimentare e recentemente anche l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare che si occupa anche di mangimi, sanità e benessere animale. Dorante il 30° incontro del Emerging Risks Exchange Network (EREN) è stata presentata una rassegna sulle conoscenze riguardanti i rischi di un’alimentazione a base di carne cruda (o Barf – Biologically Appropriate Raw Food, ossia cibo crudo biologicamente appropriato) per i cani domestici. La Federation of Veterinarians of Europe (FVE) (Ferri M. – Public health risk associated to raw meat-based diets (RMBD) for cats and dogs) ha esposto il suo lavoro sul tema.
Il cane non è più un lupo
Fin dall’antichità il cane è presente nella società umana ma il suo ruolo è radicalmente cambiato da quando con l’addomesticamento, secondo alcuni iniziato più di 15 mila anni fa , il lupo da animale selvatico diventa un componente della famiglia. Nel corso dei millenni il cane attraverso l’allevamento si è modificato in differenti razze molto diverse rispetto ai loro antenati selvatici. Questo ha comportato anche mutamenti significativi nel sistema digestivo, soprattutto nelle razze di piccola taglia.
Da qui la questione su quale sia la migliore alimentazione per i cani che vivono in casa. Sia il cane domestico dal nome latino (Canis lupus familiaris) che il lupo grigio (Canis lupus) appartengono alla famiglia dei Carnivori Canidae. Il cane domestico come il suo antenato selvatico ha alcune caratteristiche anatomiche specifiche, come uno stomaco semplice, un tratto digestivo corto e denti canini in una bocca da predatore, che però scompare nei cani a muso corto.
Alimentazione crudista degli animali familiari
Per lungo tempo i cani sono stati alimentati con gli avanzi dell’alimentazione umana. Nella seconda metà del secolo scorso in Australia, il veterinario Ian Billinghurst scrive libri propagandano un’alimentazione per cani ritenuta più naturale, crudista che comprende muscoli, organi interni e ossa di mammiferi, pesci o pollame, latte non pastorizzato e uova crude ora denominata BARF. Altri come Richard Pitcairn e Susan Pitchard seguono le idee di Billinghurst e così alcune industrie cominciano a mettere in commercio alimenti crudi per cani e gatti. Nella dieta BARF carne e frattaglie rappresentano il 70% della dieta, mentre il 10% è costituito da ossa e un altro 10% da organi interni di cui la metà è rappresentata dal fegato. È ammesso anche il 10% di frutta e verdura. È invece assolutamente vietato l’utilizzo di cereali.
Ragioni e rischi del crudismo alimentare
I proprietari di cani e gatti ricorrono a un’alimentazione con cibi crudi in alternativa a quelli secchi e in scatola perché la ritengono più adatta agli animali che per natura mangiano cibi crudi o perché non vogliono dare alimenti ultraprocessati e con additivi. Si dimentica però che cani e gatti di casa sono diversi dai loro antenati selvatici Gli studi scientifici sui cibi crudi e sul loro impatto sullo stato di salute dei cani e gatti sono pochi e per adesso insufficienti.
Al contrario ci sono lavori che allertano sulla loro sicurezza e per i rischi e le possibili infezioni non solo degli animali, ma anche dei loro proprietari. La mancanza di trattamento termico degli alimenti, anche se sembra avere effetti sulla microflora intestinale (microbiota), determina rischi e problemi. Infatti la possibile presenza di microrganismi e parassiti patogeni sono un rischio per la salute umana anche per l’insorgenza della resistenza agli antibiotici di alcuni microrganismi.
Alimentazione cruda “rischio emergente”
Le diete animali a base di carni crude sono un “rischio emergente” sulla base della definizione che ne dà l’EFSA. La cosa inizia a preoccupare anche gli esperti per le ripercussioni sulla sanità pubblica e per il rischio di trasmissione di agenti patogeni agli animali domestici e alle persone. Attraverso l’ingestione di carni e visceri crudi si possono trasmettere batteri, virus e parassiti presenti negli animali macellati e pericolosi anche per l’uomo. Bisogna poi considerare che le infezioni e le malattie dei cani e gatti acquisite attraverso l’assunzione di alimenti crudi possono infettare i componenti della famiglia.
Tra i batteri che possono provocare infezioni ci sono: Escherichia coli (sierotipo O157:H7), Salmonella, Clostridium, Listeria monocytogenes, Campylobacter e Brucella suis e tra questi anche batteri divenuti resistenti agli antimicrobici (soprattutto le salmonelle). Tra i parassiti presenti nella carne e visceri crudi vi sono protozoi (Toxoplasma, Sarcocystis, Cystoisospora, Neospora e Hammondia) e vermi (nematodi Toxocara spp. e Trichinella; tenie Taenia spp., Echinococcus granuloso ed E. multilocularis). Recenti indagini dimostrano che la patogenicità riscontrata in alcuni gatti in Polonia è causata da un virus dell’influenza aviaria e probabilmente da mettere in correlazione con la dieta a base di carne cruda.
Alimentazione casalinga cotta per una sicurezza alimentare
La letteratura scientifica al momento non ha dati a supporto della superiorità di una dieta con ingredienti crudi piuttosto che cotti, ma avverte sui rischi sanitari che comporta la manipolazione e il consumo di alimenti crudi. L’Unione Europea in base a pareri dell’EFSA ha emesso regolamenti che riguardano la sicurezza degli alimenti industriali destinati agli animali, anche quelli domestici. La FVE (Federazione Veterinari Europei) sottolinea che i veterinari dovrebbero sensibilizzare i proprietari sui rischi associati all’alimentazione con carne cruda, inclusi quelli derivanti da mancanza di igiene e da una manipolazione non appropriata, in un approccio di One Health “Unica Salute” tra animale, uomo e ambiente.
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Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002
Sono proprietaria di un lupoide di grossa taglia che vive principalmente in casa. La sua alimentazione si basa principalmente su riso, carne, ortaggi e uova (pochissime) . A volte si aggiunge un osso. Tutto rigorosamente cotto. E questo sia per i motivi elencati nell’articolo, sia per la vecchia ‘leggenda’ che lega il consumo di alimenti sanguinolenti all’aggressività. Il cane in questione è un tenerone ma non si sa mai. Eppure mi confronto costantemente con proprietari di lupoidi che, convinti di rispettare la ‘natura’ dei loro amici animali, li nutrono con carne cruda magari ‘servendo’ loro un coniglio intero senza contare il rischio sanitario e quello degli ossicini che possono soffocare il cane o altro.
Neanche commento la totale disattenzione alla questione dell’eccesso di proteine che non considera lo stile di vita più o meno sedentario del cane.