La scelta delle maggiori catene di fast food di offrire menu e bevande per bambini più sane, facendo credere ai genitori che far mangiare i propri figli in questi locali non sia dannoso, ha fatto aumentare la frequenza con cui le famiglie statunitensi portano i bambini a mangiare in un fast food. In realtà, le opzioni malsane sono rimaste nei menu per bambini e, una volta nel ristorante, sono sempre di più i genitori che oltre al menu base ordinano anche un’altra voce opzionale, soprattutto per i bambini tra i 6 gli 11 anni. È quanto emerge da un’indagine condotta nel 2016 dal Rudd Center for Food Policy and Obesity dell’Università del Connecticut su circa 800 genitori di bambini tra i 2 e gli 11 anni, confrontando i risultati con le precedenti ricerche del 2010 e del 2013.
Nel 2016, il 91% dei genitori intervistati ha riferito di aver acquistato il pranzo o la cena per i propri figli, nell’ultima settimana, in una delle quattro maggiori catene di fast food: McDonald’s, Burger King, Wendy’s e Subway. Un aumento significativo rispetto al 79% del 2010 e all’83% del 2013. Ed è proprio dal 2013 che alcuni fast-food hanno volontariamente accettato di offrire e promuovere alimenti per bambini più sani sui propri menù. Nel 2016, il 65% dei genitori ha ordinato un menu per bambini, mentre il restante terzo ha ordinato piatti a scelta. Tra coloro che hanno ordinato un menu per bambini, quasi il 30% ha ordinato anche qualcos’altro.
Confrontando questi dati con le indagini precedenti, emerge che la situazione non è cambiata molto rispetto al 2013, mentre rispetto al 2010 c’è una significativa riduzione della percentuale di genitori che ordinano solo un menu per bambini e un significativo aumento di quelli che ordinano oltre al pasto per i filgi più un’altra voce del menu. Nel 2016, il 59% dei genitori che ha ordinato un menù per bambini in una delle quattro maggiori catene di fast food ha ricevuto una bevanda più sana di quelle zuccherate, come acqua, latte con pochi grassi o succo 100% frutta. Si tratta, però, di una percentuale che non è cambiata rispetto al 2010. La scelta di una bevanda più sana viene fatta maggiormente dai genitori dei più piccoli, rispetto che a quelli con età compresa fra 6 e 11 anni (66% contro 50%).
Secondo il Rudd Center for food policy and obesity dell’Università del Connecticut, questi risultati suggeriscono che i genitori acquistano pasti per i loro figli nei fast food più frequentemente rispetto agli anni passati, mentre la proporzione di bevande e piatti aggiuntivi ricevuti con i menù per bambini non è migliorata. Inoltre, le opzioni non salutari rimangono nei pasti per bambini, sia nei piatti principali che in quelli opzionali e nei dessert, e si riscontra un aumento dei genitori che acquistano oltre al pasto per i piccoli un altro piatto del menù per i figli più grandi.
È necessaria una nuova ricerca per spiegare le ragioni di queste tendenze, afferma il Rudd Center, anche se sembra che le politiche volontarie adottate dai ristoranti non siano in grado di ridurre la frequentazione di fast food da parte dei bambini o di aumentare il consumo di prodotti più sani. Inoltre, “gli atteggiamenti positivi espressi dai genitori sulle politiche alimentari più sane per i bambini da parte dei fast food potrebbero portare a conseguenze indesiderate sulla salute pubblica, come un aumento della frequenza nei fast food da parte dei genitori per i propri figli”. Per questo il Rudd Center indica la necessità di adottare politiche o regolamenti statali e locali in grado di migliorare la situazione in modo efficace.
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