Alcuni genitori la escludono completamente dall’alimentazione dei piccoli, altri non esitano a proporgliela. Per capire se e quando l’acqua ‘gassata’ sia adatta ai bambini, abbiamo chiesto il parere alla dottoressa Margherita Caroli, esperta in nutrizione pediatrica.
L’acqua è il principale componente del corpo umano, ma anche un reagente fondamentale di tutte le reazioni chimiche che avvengono nell’organismo e il mezzo che rende possibile i processi osmotici, gli scambi di nutrienti tra le cellule, i meccanismi di filtraggio e depurazione di tossine e scarti metabolici. Per questo motivo è importante assumere la giusta quantità di liquidi per mantenere un ottimale livello di idratazione in tutte le fasi della vita, cercando di evitare una serie di problemi di salute anche gravi.
“La percentuale di acqua corporea è massima alla nascita (nei neonati arriva circa al 77%), poi si riduce gradualmente nel corso della vita. Tuttavia –spiega l’esperta – a causa di una regolazione fisiologica non ottimale e di una ridotta percezione della necessità di bere e del senso della sete, i bambini piccoli (così come gli anziani), sono più soggetti alla disidratazione e alle sue conseguenze negative. Spetta quindi ai genitori assicurarsi che i piccoli assumano la giusta quantità di liquidi, proponendoglieli regolarmente nel corso della giornata”.
Il fabbisogno di acqua
Il fabbisogno quotidiano di acqua varia a seconda dell’età, della temperatura esterna, ma anche dell’alimentazione complessiva. Per quanto riguarda i piccoli bisogna distinguere tra i neonati o lattanti, per i quali l’allattamento -al seno o con formula- è sufficiente a coprire del tutto il fabbisogno di liquidi. Invece, ai bambini in fase di svezzamento o svezzati va offerta acqua (durante i pasti ma anche in altri momenti della giornata) per integrare i liquidi che sono assunti in quantità minore attraverso gli alimenti solidi.
“L’American Academy of Pediatrics (AAP) stima che il quotidiano fabbisogno complessivo di liquidi nei bambini sia di 1,2 litri tra 1 e 3 anni, di 1,4 litri da 4 anni a 6 e di 1,8 litri da 7 a 10 anni. Dopodiché il volume si assesta sui 2 litri al giorno, la stessa prevista per gli adulti. Ma attenzione: ‘quantità media del bisogno di liquidi’ non vuol dire che occorre bere solo acqua, bensì raggiungere l’apporto apporto totale considerando complessivamente i liquidi assunti anche attraverso alimenti come la verdura, la frutta e persino la pasta”. In ogni caso è opportuno affidarsi al pediatra per valutare il fabbisogno idrico del bambino a partire dai 6 mesi di età.
Le caratteristiche principali
L’acqua è un alimento a tutti gli effetti e come tale va scelta con cura quella da inserire nella dieta dei piccoli. Innanzitutto è importante che sia microbiologicamente pura, cioè priva di agenti patogeni che possono causare epatiti e pericolose gastroenteriti, ma anche che contenga la giusta proporzione e concentrazione di minerali inorganici e oligoelementi, cioè con un residuo fisso (RF) indicato in etichetta inferiore ai 200 mg/l.
“Bisogna considerare che il latte materno e quello artificiale hanno una quantità di sali minerali adeguati al fabbisogno del bambino, quindi per la preparazione del biberon e per l’integrazione di liquidi durante lo svezzamento è consigliato usare acque leggermente mineralizzate. Invece dopo l’anno d’età è bene scegliere acque ricche di calcio, importantissimo per la mineralizzazione delle ossa. Occorre inoltre fare attenzione al contenuto di fluoro, soprattutto se al bambino vengono somministrati supplementi medicinali a base di questo elemento chimico, per la prevenzione della carie dentale. Infatti un eccessivo apporto di fluoro può avere effetti negativi sulla corretta composizione dello smalto dei denti”.
Se scelta con attenzione in base al fabbisogno di minerali di ciascuna età, l’acqua naturale liscia non ha effetti collaterali in nessuna fase dell’infanzia né della vita in generale. Diverso il discorso per l’acqua frizzante, tanto di quella minerale addizionata con anidride carbonica quanto di quella naturalmente effervescente. ‘Entrambe sono sconsigliate nei bambini più piccoli perché possono provocare coliche e rendere più frequenti gli episodi di rigurgito di latte. Per i più grandicelli, ovvero dai 4-5 anni in poi, non esistono vere e proprie controindicazioni rispetto all’assunzione moderata di acqua frizzante, ma una serie di pro e contro da tenere in considerazione, sempre senza trascurare il buonsenso”.
Gli svantaggi r i vantaggi dell’acqua frizzante
Gli svantaggi connessi alla somministrazione di acqua frizzante durante l’infanzia, riguardano la presenza di gas che può causare una dilatazione temporanea dello stomaco e provocare una sensazione di pienezza. In questo modo i bambini non hanno molto appetito durante i pasti e, quindi, non assumono la giusta quantità di nutrienti necessari alla crescita. “Bisogna considerare che l’anidride carbonica addizionata per ottenere le bollicine tende a rovinare lo smalto dei denti e che la leggera acidità conferita all’acqua può aumentare la produzione di succhi gastrici, rendendola controindicata in caso di reflusso gastroesofageo perché può portare ad un peggioramento dei sintomi”.
I vantaggi dell’acqua ‘mossa’ dipendono invece dal fatto che il suo gusto ‘piccantino’ e la presenza delle bolle la rendono più gradita ai bambini rispetto a quella liscia. “Questa stimolazione sensoriale del palato spinge i bambini a bere più volentieri e, soprattutto, ad accettare una bevanda nutrizionalmente ‘neutra’ come alternativa alle bibite gassate industriali, ricche di zuccheri, additivi, coloranti, caffeina e altre sostanze chimiche. Tuttavia è importante che il consumo di acqua frizzante non diventi esclusivo, per non disabituarli al ‘gusto’ dell’acqua naturale”.
I diversi tipi di effervescenza
Sul mercato esistono diversi tipi di acqua gassata: oltre all’acqua minerale naturalmente effervescente o resa frizzante mediante carbonazione, ci sono anche la ‘club soda’, ottenuta con l’aggiunta di anidride carbonica ma anche di sodio e altri minerali; l’‘acqua di seltz’ (o Seltzer), disponibile in diverse varianti a cui vengono aggiunti aromi, come frutta, verdura o erbe; l’‘acqua tonica’ a cui vengono aggiunti anche chinino, che le conferisce un sapore amaro, e zucchero, che ne equilibra il sapore ma la rende equiparabile a qualsiasi altra bibita industriale. “Ovviamente nessuna di queste bevande è adeguata ai bambini. Pertanto – conclude Caroli – la scelta migliore, se proprio non si vuole sottrarre ai bambini il piacere delle bollicine sulla lingua, è offrire loro un’acqua minerale che sgorga naturalmente effervescente alla sorgente”.
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