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Come il tabacco, e l’alcol. Anche le bevande alle quali è aggiunto zucchero dovrebbero presentare, ben visibili sulle confezioni, avvisi che mettono in guardia dal rischio cardiovascolare, da quello di diabete di tipo 2 e da quello di carie, perché questo aiuterebbe a contenerne il consumo. Così la pensano i nutrizionisti dell’Università della California di Davis, che hanno condotto uno studio in una situazione reale, dimostrando che i segnali di pericolo funzionano esattamente come accade per le sigarette, o i superalcolici.

Come riferito sul Journal of Nutrition, i ricercatori hanno selezionato oltre 800 studenti di campus universitari, e hanno messo nel bar-caffetteria di uno di questi, quello dell’Università del Michigan, solo bibite dolci nelle quali era stata aggiunta un’etichetta a sfondo giallo brillante, con una scritta in nero che recitava: “Attenzione: bere bevande con zuccheri aggiunti contribuisce al diabete di tipo 2, alle malattie cardiovascolari e alle carie”, e un triangolo di pericolo. Hanno quindi lasciato che gli studenti per sei mesi scegliessero liberamente che cosa acquistare, e hanno utilizzato due campus simili ma non vicini come controllo. Il risultato non ha lasciato dubbi. Alla fine del periodo di osservazione, il consumo di bevande zuccherate era diminuito del 19% nel gruppo delle etichette gialle, e del 5% in quello di controllo; il beneficio netto era stato cioè circa del 14%. Inoltre – dato molto interessante – era diminuito, del 21% nel bar in osservazione (e solo dell’1% in quelli di controllo), anche il consumo di succhi di frutta al 100%, ai quali non era stata apposta l’etichetta gialla, a riprova di una maggiore attenzione verso il tema.

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Ecco come potrebbe essere l’avviso sulle bevande zuccherate

Secondo gli autori, apporre una segnalazione avrebbe proprio questo tipo di conseguenza: più che sulle bibite esplicitamente dolci come le cola, potrebbe aiutare a riflettere meglio su quelle che non sempre sono percepite come tali come i tè freddi, il latte con cacao o altri aromi, le acque aromatizzate e i succhi di frutta. Le cosiddette soda probabilmente sono ormai già considerate “a rischio”: il loro consumo è rimasto stabile, così come quello degli energy drink (che a loro volta contengono spesso zucchero), e quello dei caffè zuccherati.

Nel frattempo  aumentano i paesi dove viene introdotta una tassazione specifica. Negli Stati Uniti ci sono già nove giurisdizioni, tra le quali la California, che hanno adottato normative che obbligano ad apporre indicazioni sul rischio. Le bevande con zuccheri aggiunti, concludono gli autori, sono infatti vendute ovunque, ed è urgente trovare metodi efficaci per accrescere la consapevolezza dei consumatori e aiutarli a ridurre il consumo, limitandolo a situazioni specifiche e sporadiche.

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