Gli spazi verdi urbani favoriscono la presenza di api e vespe. Non tutti, però, lo fanno allo stesso modo: alcune tipologie sono migliori di altre. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Cleveland, Ohio, città che rappresenta il prototipo delle aree urbane un tempo a elevato livello di industrializzazione, oggi costellate da ampie aree inutilizzate, parte delle quali adibite a verde urbano coltivato o comunque comune. Dagli anni cinquanta a oggi, infatti, la città ha perso la metà dei suoi abitanti, e guadagnato circa 27.000 lotti di terre abbandonate (in 350 punti), per un totale di 4.000 acri su cui si trovano capannoni, fabbriche, acquitrini, stagni, terre incolte, ma anche 200 lotti di orti e spazi verdi di comunità. I ricercatori ne hanno selezionati 40 collegati tra di loro da zone verdi, che si estendevano su una superficie di 15 acri diffusa in otto quartieri, e hanno messo a dimora cinque tipi di vegetazione (senza nessuna semina, con erba da non falciare, con erba fiorita – sempre da non falciare -, con prateria di alte erbe autoctone e con prateria di alte erbe autoctone e fiori), per verificare, con fototrappole e conta delle larve, se ci fossero differenze.

Come riferito su Conservation Biology, dopo tre anni di raccolta di dati, hanno visto che erano presenti 17 specie di insetti, il 64% dei quali api, e che le zone dove l’erba non era stata tagliata se non raramente offrivano già un buon riparo a vespe e api, ma quelle che avevano reso meglio, da questo punto di vista, erano quelle incolte dove era stata lasciata crescere erba simile a quella delle praterie fiorita, circondate o comunque connesse le une alle altre da larghe zone di verde (dell’estensione minima di 6 ettari totali).

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Dove l’erba non era stata tagliata se non raramente era già un buon riparo a vespe e api

Tutto questo conferma dell’importanza fondamentale della biodiversità, ma anche quella del paesaggio urbano nel suo insieme, per la buona salute degli insetti di città. Non basta infatti che ci sia un appezzamento con le giuste coltivazioni: è importante che anche che la zona circostante preveda spazi verdi, meglio se anch’essi con piante ed erbe fiorite lasciate crescere spontaneamente.

Questo scenario – concludono gli autori – andrebbe tenuto presente quando si progetta il recupero di questo tipo di zone da parte della comunità, magari su aree molto vaste come quelle lasciate da grandi industrie dismesse. La lotta per la salvezza delle api prevede infatti diversi tipi di azioni, molte delle quali con possibili effetti a lungo termine (si pensi, per esempio, alla riduzione dell’impiego di certi insetticidi, oppure all’eliminazione dei parassiti). Ma ripristinare aree favorevoli per la formazione dei nidi può dare un contributo molto più rapido, e far aumentare entro pochi mesi la presenza delle api in vaste aree urbane.

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