“Non rinunciare al piacere della tavola! Kilocal, preso dopo un pasto abbondante, riduce le calorie e sgonfia la pancia”. Questo messaggio pubblicitario è stato ritenuto ingannevole dall’Antitrust che ha condannato la società Pool Pharma a pagare una multa di 200 mila euro. L’aspetto paradossale della storia è che per due anni milioni di italiani hanno visto spot e ascoltato messaggi di un integratore alimentare spacciato come dimagrante, ma solo poche migliaia sanno di essere stati ingannati. La notizia della condanna infatti è stata ripresa da 4-5 siti internet, qualche blog e dall’agenzia stampa Help Consumatori.
I direttori delle riviste, dei programmi televisivi e dei quotidiani che in due anni hanno mandato in onda 8.975 spot (332 in Rai, 744 in Mediaset, 1188 a La 7 e 6711 su tv private), 377 annunci radio e oltre 200 pagine su quotidiani e riviste come La Stampa, Il Giornale, Gente, Gioia, non hanno ritenuto opportuno informare i lettori e gli ascoltatori. Vergogna!
I precedenti di Kilocal
Il motivo di questa censura è probabilmente collegato ai lauti contratti pubblicitari firmati in passato dagli editori con Pool Pharma e a quelli che verranno siglati nei prossimi mesi. Questi rapporti commerciali probabilmente favoriscono una politica di riguardo nei confronti della società per cui è meglio non dire ai propri lettori e ascoltatori che Kilocal non è un dimagrante come dice, ma un semplice integratore alimentare. Possiamo anche ipotizzare che il successo di Kilocal sia basato sulle bugie, ma questo non va detto. L’affermazione può sembrare sconveniente ma basta sfogliare le sentenze contro Kilocal degli ultimi anni per rendersi conto che dal 2002 ad oggi il prodotto ha collezionato quattro censure per motivi analoghi.
- Nel 2002 l’Antitrust condanna lo slogan in cui si diceva che “basta una pillola: di Kilokal per sconfiggere il grasso”.
- Nel 2003 Kilokal nuova censura dell’Antitrust perché l’integratore veniva descritto come “la compressa del dopopasto, che ha la proprietà di eliminare le calorie in eccesso prima che si depositino sotto forma di grassi”.
- Nel 2004 l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria ritiene ingannevoli le parole di uno spot che invitava gli ascoltatori a “Non rinunciare al piacere della tavola, Kilokal preso dopo i pasti… riduce le calorie”.
Nonostante l’esistenza di un curriculum così ricco e interessante, il mondo dei media ha bucato la notizia. La fragilità di una categoria professionale si misura anche da questi piccoli aspetti.
Il parere dell’avvocato
Migliaia di passaggi, in radio e TV: “Non rinunciare al piacere della tavola! Kilocal, preso dopo un pasto abbondante, riduce le calorie e sgonfia la pancia. Kilocal, meno grassi, meno zuccheri. Kilocal, da Pool Pharma in farmacia”.
E poi comunicati stampa, a seguire il sito web che celebrava “le compresse del dopo pasto per concedersi qualche peccato di gola”. “KILOCAL 2 compresse dopo i pasti RIDUCE LE CALORIE … 1 compressa – calorie”. Queste pastiglie miracolose non sono vendute al circo né al negozio degli scherzi, si noti bene, ma in farmacia.
Messaggi inaccettabili che l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm) ha analizzato con scrupolo, nel corso di una lunga istruttoria in cui la difesa di Pool Pharma è giunta ad affermare – per mezzo di uno specialista in Gastroenterologia, endoscopia digestiva e scienza dell’alimentazione – che la sinergia delle azioni svolte dai principi nutrizionali contenuti in Kilocal può … “rendere la dieta meno gravosa psicologicamente”.
Ma non si tratta né di una pastiglia miracolosa, né di uno psicofarmaco o una droga: più semplicemente, un integratore alimentare. Incredibile vero?
La segnalazione è stata inviata all’Antitrust sia dai consumatori sia dalla società Aboca: perché questi comportamenti danneggiano tutti, a partire dalle imprese che lavorano con serietà e impegno nel settore erboristico e degli integratori, applicando rigorosi protocolli anche per quanto attiene alle modalità di comunicazione.
Le censure di IAP e Antitrust contro Kilocal
La questione Kilocal tra l’altro non è nuova. Già nel 2004 aveva richiamato l’attenzione del Gran Giurì dello IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) che aveva sottolineato la necessità di non presentare questo tipo di prodotti come “escamotage per lasciarsi andare all’edonismo alimentare”.
L’Agcm ha a sua volta sottolineato che “in tutti i messaggi si lascia intendere, sia attraverso affermazione esplicite che con l’ausilio di immagini di pietanze particolarmente caloriche, che anche senza sottoporsi a restrizioni alimentari e in caso di eccessi alimentari il prodotto consenta di per sé di contrastare l’assorbimento di grassi e zuccheri in modo certo, inducendo, pertanto, i destinatari a comportamenti alimentari che si possono rivelare scorretti, come messo in rilievo dallo stesso ministero della Salute.”
La sentenza ricorda che trattandosi di un semplice integratore alimentare “il prodotto … può svolgere funzione di mero coadiuvante nel controllo del peso, attività che, oltretutto, può essere esplicata solo utilizzando lo stesso in abbinamento a una dieta ipocalorica e conducendo uno stile di vita sano che includa attività fisica. Pertanto, risulta priva di fondamento l’indicazione che compare nei messaggi volta a correlare l’impiego del prodotto ad una riduzione di calorie, lasciando intendere che si tratti di un effetto certo e sistematico conseguente all’assunzione di ogni compressa”. Il consumatore può essere indotto a fare una scelta con aspettative erronee circa l’efficacia e il risultati del prodotto.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24