La notizia positiva è che la sentenza dell’Antitrust italiano pubblicata nel mese di agosto 2022 sulla presenza dell’etichetta Nutri-Score su 69 prodotti venduti in Italia dalla catena di supermercati Carrefour (GS e Interdis) non ha potuto vietarne la presenza perché si tratterebbe di una decisione in violazione dei principi comunitari. Detto ciò non si può certo parlare di vittoria perché gli accordi presi da Carrefour per evitare un provvedimento di censura prevedono una serie di vincoli che di fatto neutralizzano una parte importante dell’etichetta francese.
Il Nutri-Score esprime la qualità nutrizionale dell’alimento attraverso due scale correlate: una cromatica, divisa in cinque gradazioni dal verde al rosso, e una alfabetica, con lettere che vanno dalla A (qualità più alta) alla E. I prodotti alimentari vengono suddivisi in cinque categorie sulla base di un punteggio calcolato mediante un algoritmo che sottrae dal valore totale degli elementi ‘sfavorevoli’ (energia/calorie, acidi grassi saturi, zuccheri semplici, sodio) quello degli elementi ‘favorevoli’ (percentuale di frutta, verdura, leguminose e oleaginose, olio di oliva, noce e colza; fibre, proteine). Alimenti con punteggi molto bassi quindi da preferire sono assegnati alla categoria A (verde), mentre quelli con i punteggi più alti sono assegnati alla categoria E (rosso). Il punteggio si riferisce ad una quantità di prodotto pari a 100 g o 100 ml.
L’opposizione italiana al Nutri-Score
In Italia tutti gli organismi e le istituzioni ufficiali hanno assunto una posizione contraria a questa etichetta, perché le lobby del settore la reputano penalizzante per i prodotti made in Italy. Forte dei pareri contrari al Nutri-Score espressi dal presidente del Comitato nazionale della sicurezza alimentare presso il ministero della Salute, dall’associazione Centromarca, in qualità di associazione rappresentante dei marchi del settore dei beni di largo consumo e delle catene di supermercati, dal ministero dello Sviluppo Economico per conto del Governo italiano, dal Crea e altri operatori, l’Antitrust ha dovuto adeguarsi a questi giudizi esprimendo nella sentenza dei grossi limiti all’impiego.
C’è di più, il nostro Paese è l’unico in Europa ad aver proposto un’alternativa al Nutri-Score battezzata dagli addetti ai lavori con il nome di NutrInform Battery, che, oggettivamente risulta di difficile comprensione per i consumatori. Va precisato che l’Antitrust nella sentenza non ha potuto rigettare la presenza del Nutri-Score sull’etichetta dei prodotti, in quanto si tratta di alimenti legalmente commercializzati in diversi Stati membri e quindi l’Italia, per il principio del reciproco riconoscimento, deve accettarli. Non a caso i legali di Carrefour concludono la loro memoria, dicendo che l’eventuale divieto di importare e distribuire in Italia prodotti contrassegnati dal Nutri-Score può essere una misura contraria ai principi comunitari, tenuto conto che, nell’ambito della strategia Farm to Fork, la Commissione europea intende adottare, entro la fine del 2022, un’etichettatura nutrizionale obbligatoria e armonizzata e, in tal senso, sta prendendo in considerazione anche il sistema Nutri-Score.
Posizioni bizzarre
Ma l’aspetto che lascia più stupiti leggendo la sentenza riguarda le motivazioni addotte dal presidente del Comitato nazionale della sicurezza alimentare quando dice, “benché nato con l’obiettivo di indirizzare i consumatori verso una alimentazione sana, il metodo Nutri-Score presenta molti limiti poiché non tiene conto delle condizioni soggettive di ciascun individuo. […] Il sistema di bollinatura semaforico appare basato su elementi statistici che portano a qualificare i cibi in modo assolutistico come positivi o negativi”, mentre nessun alimento può essere qualificato come sano o malsano di per sé, prescindendo cioè da una valutazione complessiva della persona che lo assume. Ciò che rileva invece, nell’esperienza clinica, per valutare la correttezza del regime alimentare seguito, è collegato ad una visione di insieme di molteplici variabili (patrimonio genetico, stato di salute, stile di vita, età e attività lavorativa).
Questo concetto è però valido per qualsiasi tipo di etichetta nutrizionale compresa la tabella presente attualmente sui prodotti. Lo stesso problema si porrà per la nuova etichetta che sarà adottata dalla Commissione europea entro la fine del 2022 e anche per il NutrInform Battery proposto dall’Italia. Seguendo questa logica non dovrebbero esserci etichette nutrizionali o di altro tipo sui prodotti.
L’accordo tra Carrefour e Antitrust
In data 10 maggio 2022, Interdis e Carrefour/GS hanno presentato una proposta con cui si impegnano a non utilizzare sul mercato italiano l’etichetta Nutri-Score:
- sui prodotti commissionati da GS e Carrefour ai propri fornitori e commercializzati, in Italia o all’estero, con indicazione in etichetta di GS S.p.A. quale operatore responsabile delle informazioni sui prodotti stessi;
- sui prodotti a denominazione di origine protetta (Dop), ad indicazione geografica protetta (Igp), sulle specialità tradizionali garantite (Stg) e sui prodotti agroalimentari tradizionali (Pet);
- sui prodotti della tradizione gastronomica italiana (salumi, formaggi, olio di oliva) a prescindere dal luogo di produzione;
- sui prodotti a marchio Terre d’Italia.
Cartelli informativi sul Nutri-Score
I professionisti si impegnano, altresì, ad adottare, entro il 31 luglio 2022, iniziative volte a informare i consumatori sulla presenza del bollino su alcuni alimenti a marchio Carrefour. Esse consistono nell’esporre, in modo visibile, nei punti vendita una locandina di formato diverso a seconda del punto vendita (Iper, Market, Express). Nella locandina, verrà riportato il seguente testo: “I prodotti a marchio Carrefour delle linee Classic, Sensation, Extra, Original, Carrefour Bio, Carrefour Veggie, Selection e Simple, oltre che in Italia, sono commercializzate dalla società francese Interdis, facente parte del gruppo Carrefour France, in altri Paesi Europei. In Francia, è stato adottato il sistema di etichettatura nutrizionale volontaria NutriScore che comporta l’indicazione sulla confezione del relativo logo”.
Detto ciò, l’Antitrust ribadisce che la Commissione ha annunciato che, entro la fine del 2022, presenterà una proposta legislativa per armonizzare, a titolo obbligatorio, gli schemi di etichettatura in tutta l’Unione Europea. Per questo motivo “la ratio del presente intervento istruttorio non è valutare l’opportunità o meno di introdurre un’etichetta fronte-pacco, ma la sua idoneità, allo stato, in assenza di informazioni ad essa correlate, a orientare le scelte di acquisto dei consumatori in materia di nutrizione senza generare fraintendimenti. Ciò al fine di sensibilizzare gli operatori del settore a una maggiore trasparenza circa la natura e il funzionamento dei parametri su cui si basa la valutazione espressa attraverso l’etichettatura volontariamente adottata.
In atre parole al di là di questa sentenza, tutto il discorso sulla liceità del Nutri-Score è rimandata alla fine di dicembre 2022 quando la Commissione deciderà quale tipo di etichetta apporre sulle confezioni dei prodotti alimentari che saranno venduti in tutti i Paesi dell’Unione.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, archivio Il Fatto Alimentare
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Dall’articolo:
“In Italia tutti gli organismi e le istituzioni ufficiali hanno assunto una posizione contraria a questa etichetta, perché le lobby del settore la reputano penalizzante per i prodotti made in Italy.”
Solo io vedo una contraddizione nel testo?
TUTTI sono contrari, quindi TUTTI sono lobby?!?
IO sono contrario e non sono una lobby…
No Roberto non c’è alcuna contraddizione, secondo la logica di questo sito, chi non è d’accordo con le loro posizioni è automaticamente schiavo delle lobby e quant’altro…
Credo anch’io di aver capito che in Italia quasi tutti sono contrari a questa etichetta, ma secondo Il Fatto Alimentare dovremmo ugualmente batterci per ottenerla altrimenti siamo lobbisti o irresponsabili che ingurgitano tutto ciò che è commestibile senza il minimo criterio, ottenendo obesità e malattie cardiovascolari.
Bruxelles deciderà e io ho molta fiducia. In ogni caso l’Italia è schierata contro e la punta di diamante di questo schieramento è rappresentato dai lobbisti. Purtroppo le società scientifiche che si occupano di nutrizione spesso preferiscono astenersi dal giudizio avendo spesso con aziende o gruppi di settore contrari al Nutri-Score.
Se tutte le istituzioni pubbliche e quelle ufficiali che si occupano di nutrizione esprimono un parere negativo sul Nutri-Score oltre ad alcune lobby del settore alimentare è ovvio che anche i politici si adeguano tanto che riportano tutti le stesse argomentazioni. Perché non fare una ricerca mostrando alle persone le due etichette Nutri-Score e Nutrinform Battery e chiedere loro qual è quella più semplice e comprensibile. I risultati sarebbero davvero interessanti
Semplice e comprensibile? Se esistesse un minimo di cultura e conoscenza vera in ambito alimentare da parte della ‘massa’ (non si ravvisa questa carenza anche in ambito finanziario et al.?), basterebbero delle etichette semplici ed esaustive per poter compiere scelte consapevoli. Diversamente, molto più facile e astuto servirsi di una cartina tornasole spesso mendace per mancata contestualizzazione del cibo buono o cattivo.
Definire il Nutri-Score una cartina di tornasole è semplicistico e anche scorretto visto che è il frutto di anni di studi realizzati da scienziati, nutrizionisti, associazioni di categoria, associazioni di consumatori, politici e che ci sono decine di lavori che ne provato la maggiore efficacia rispetto alle altre formule a semaforo
Fino a prova contraria chi fa Lobby in Italia a favore del Nutriscore siete voi del FA, Altroconsumo (che è solo una delle associazioni italiane di consumatori, la più antica l’Unionde Nazionale Consumatori fondata dal mitico Vincenzo Dona è contraria, parimenti a molte altre associazioni) e qualcun altro.
Secondo, non è vero che solo l’Italia adotta e propone un sistema alternativo al Nutriscore in Europa.
I Paesi scandinavi hanno presentato il sistema Key Hole, mentre con l’Italia si sono schierati altri paesi come Cipro, repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Lettonia Romania.
Per un’informazione corretta.
Nei prossimi giorni pubblicheremo un articolo sul Nutri Score in Italia collegato a un un grosso studio sulla nutrizione ripreso integralmente dal British Medical Journal.La invito a leggerlo con attenzione.
È vero quello che lei dice sui Paesi schierati con l’Italia ma è anche vero che l’esperienza in materia di difesa del consumatore, i lavori scientifici sulla chiarezza di questa etichetta e il fatto che oltre la metà delle aziende alimentari francesi lo abbia adottato volontariamente mi sembrano fatti con un peso decisamente superiore. In ogni caso aspettiamo le decisioni europee.