Sappiamo che frutta e verdura fanno bene anche perché contengono antiossidanti come i polifenoli, presenti soprattutto nella frutta molto colorata, ma anche nel vino rosso, nel tè, nel cacao e in molti altri vegetali.

Si tratta di un’intera famiglia di sostanze che proteggono l’organismo dall’invecchiamento e da numerose malattie, grazie alla loro azione antibiotica e disintossicante e alla capacità di stimolare il sistema immunitario. Non è ancora chiaro però quale sia esattamente il loro meccanismo di azione e quali le dosi minime per ottenere un effetto. E soprattutto, se abbia senso assumere queste sostanze sotto forma di integratori o supplementi. Un’ambiguità che è spesso servita alle aziende produttrici per vantare le doti – non confermate – di prodotti arricchiti con questo o quel principio attivo.

A fare chiarezza in materia arriva uno studio dell’Inran, l’ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione. Un’ampia rassegna, la prima di questo genere mai realizzata, che esamina i risultati di oltre 150 studi esistenti sull’azione dei polifenoli contenuti in verdura, frutta, succhi e integratori.

«Un’azione senz’altro confermata: sappiamo che gli antiossidanti presenti nella dieta integrano le difese naturali del nostro organismo», spiega Mauro Serafini, responsabile del Laboratorio Antiossidanti dell’Inran. Una conferma importante, visto che la difficoltà di individuare i meccanismi di azione di queste sostanze aveva spinto alcuni ricercatori a metterne in dubbio l’efficacia.

«Gli studi realizzati finora mostrano anche che non esiste un alimento-panacea, su cui puntare a discapito di altri, prosegue il ricercatore, per questo è importante soprattutto una dieta variata». Anche perché non sappiamo ancora se accanto a composti noti come i polifenoli ce ne siano altri, altrettanto utili, che ancora non conosciamo.

«Ecco perché è meglio assumere questi antiossidanti attraverso gli alimenti, piuttosto che sotto forma di integratori che potrebbero essere privi di componenti essenziali» osserva Serafini. In questo modo oltretutto non si corrono rischi di sovradosaggio.

«Ma forse la novità più importante dello studio è che ad assimilare di più i polifenoli contenuti negli alimenti, sono proprio le persone che ne hanno bisogno perché sono “a rischio” per motivi di salute o stili di vita», per esempio perché fumano o soffrono di pressione alta o di ipercolesterolemia, oppure sono particolarmente sotto stress.

L’organismo insomma trattiene queste sostanze dagli alimenti quando ne ha bisogno, mentre è più difficile valutarne l’efficacia su chi gode di buona salute. Per tutti vale dunque l’indicazione di scegliere una dieta ricca di vegetali e a basso contenuto calorico. Gli integratori, salvo situazioni particolari, possiamo lasciarli stare.

 

Paola Emilia Cicerone

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