Un milione di esemplari, per un totale di 3mila tonnellate all’anno, calcolando una mortalità del 10-15%, che può arrivare anche al 20%. Sono questi i numeri dell’allevamento intensivo di polpi che la società spagnola Nueva Pescanova è intenzionata a stabilire nel porto di Las Palmas, nell’isola di Gran Canaria: un edificio a due piani con mille vasche in cui i polpi saranno allevati alla densità di 10-15 esemplari per metro cubo. Lo scopo è soddisfare la richiesta del mercato che l’azienda definisce Premium, e cioè, innanzitutto, quello di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone. Il progetto sta allarmando tutta la comunità scientifica che da anni studia questi animali intelligentissimi (hanno due sistemi nervosi e sono paragonabili ai gatti, dal punto di vista delle performance cognitive), timidi, fieramente territoriali, solitari e carnivori, insieme alle associazioni per il benessere animale e a quelle ambientaliste, preoccupate per l’impatto di una forma di acquacoltura particolarmente devastante.
A dare l’allarme sono state infatti Compassion in World Farming, che ha illustrato i dettagli del progetto spagnolo nel documento Uncovering the horrific reality of octopus farming. Già nel 2021 aveva lanciato l’allarme sul tema in un altro report, insieme a Eurogroup for Animals, dopo essere entrata in possesso dei documenti riservati dell’azienda e aver lanciato una campagna internazionale affinché, in Europa, queste pratiche siano vietate.
L’allevamento dei polpi è sempre stato problematico per la natura stessa di questi animali, abituati a vivere quasi tutta la vita da soli, al buio e difendendo il proprio territorio. Sottoposti allo stress della coabitazione forzata, mostrano aggressività, cannibalismo e comportamenti anomali ed estremi (per esempio, se messi in acquario, cercano disperatamente di uscirne). Per questo motivo si calcola, come ha fatto l’azienda, una mortalità elevatissima (10-15%), che non ha paragoni negli altri tipi di allevamenti intensivi. Un valore considerato inaccettabile da tutti gli esperti, compresi i membri dei due principali enti che certificano le pratiche di pesca sostenibili, la World Organisation for Animal Health e l’Aquaculture Stewardship Council.
Oltre a questo, in alcuni momenti, i polpi dovrebbero essere tenuti in condizioni di costante illuminazione, per alterarne i cicli vitali e aumentare la produttività. Tuttavia, poiché in natura i polpi vivono al buio, anche questa è considerata una violenza inaudita e intollerabile. Il meglio, però, l’azienda lo riserva alla macellazione, che secondo i piani dovrebbe avvenire immergendo gli animali in acqua ghiacciata, a -3°C, pratica che provoca una lenta agonia e che, secondo tutti i ricercatori e alcuni legislatori, come vedremo tra poco, dovrebbe essere semplicemente vietata per legge, perché oltre 300 studi hanno dimostrato che i cefalopodi (e i crostacei) provano dolore e paura. I polpi pescati in mare di solito, e non a caso, sono uccisi con un colpo in testa.
Ma c’è di più. Uno degli aspetti che finora ha frenato gli allevamenti è il fatto che anche le piccole larve sono carnivore, mangiano solo prede vive e devono essere nutrite e curate con un’attenzione particolare. Nel 2019, l’azienda ha dichiarato di aver messo a punto le condizioni di allevamento ideali: affermazione cui pochi credono. Da adulti, poi, gli esemplari devono essere alimentati con farine di pesce, che secondo l’azienda saranno ottenute da scarti della pesca. Infine, i polpi crescerebbero in un edificio e quindi non in mare, consumando moltissima energia. Ma polpi rilasciano grandi quantità di derivati dell’azoto e del fosforo che, nonostante il filtraggio delle acque reflue, potrebbero contaminare il mare attorno a Las Palmas: il disastro ambientale è una possibilità concreta, o almeno questo è quello che temono le associazioni.
Anche se esistono altri allevamenti in Messico e Giappone, se approvato, quello spagnolo sarebbe il primo al mondo di tipo intensivo. Per fortuna, comunque, la strada potrebbe essere meno in discesa del previsto. Alcune importanti catene della Gdo come le britanniche Tesco e Morrisons hanno da tempo escluso la vendita di animali uccisi con il ghiaccio, pratica che anche l’Efsa sconsiglia, invitando a trovare altri metodi. Ma, soprattutto, in alcuni Paesi si stanno muovendo le amministrazioni locali, con leggi che vietano espressamente l’allevamento dei polpi, come ha fatto lo stato di Washington. Inoltre, a fine gennaio l’allevamento denominato Kanaloa Octopus Farm, pubblicizzato come attrazione turistica, alle Hawaii, ha chiuso i battenti proprio per le pratiche non etiche e per aver nascosto la vera finalità.
Diversi esperti intervistati dalla BBC, che ha chiesto risposte alle autorità locali di Las Palmas senza ricevere alcuna replica, hanno espresso la speranza che l’allevamento dei polpi, soprattutto se intensivo, sia vietato in tutta Europa e, possibilmente, in tutto il mondo, e che anche il consumo di quelli pescati scenda. Dal 1950 a oggi la quantità di molluschi venduti è aumentata di dieci volte, arrivando a 350mila tonnellate annuali e mettendo a serio rischio di estinzione molte popolazioni locali. Come per il manzo, anche per i polpi il consumo deve diventare più responsabile e occasionale.
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Giornalista scientifica
Quanta bellezza e fascino sprigiona il mare e ogni essere marino che alberga in una roccia o in una conchiglia …Ma questo una società spagnola dedita al lucro come- Nueva Pescanova -non potrà mai comprenderlo…Mi auguro che *qualcuno* la fermi prima del tempo…
Assolutamente contrario. Iniziativa da bloccare !!
Sì, d’accordo, ma… e tutti gli altri animali senzienti che finiscono nel nostro piatto?
Voglio dire, perché i polpi sono considerati così “speciali”? Anche i maiali, tanto per dirne una, sono animali “intelligenti”.
Non capisco…
capisco che non capisca ma mi perdoni credo che l’articolo parli di un problema legato all’allevamento intensivo dei polpi, poi ci sono altre specie (anche tutte) ma il suo discorso non porta da nessuna parte. sarebbe come dire che c’è da prendere provvedimenti contro chi spaccia e si obbietta che c’è chi ruba, uccide ecc… mi sembra il classico modo per fare arenare tutto
Anche io non capisco questo commento. L’articolo parla solo dei polpi. In questo giornale ci sono stati tanti articoli critici sull’allevamento intensivo di animali di altre specie.
Che tristezza . Ma mangiare meno , rispettando la Terra che ci ospita , non salta in testa a nessuno ? Ho letto di situazioni analoghe per i salmoni , allevati in vasche al chiuso a Dubai per soddisfare le esigenze di antipasti di mare e piatti al salmone dei turisti in visita …
Pure i sorci hanno una propria intelligenza…
Se si fa sempre questo discorso finiremo a mangiar corteccia e licheni.
I licheni sono esseri viventi e la corteccia se torta provoca dolore all’albero ….
Non sono un animalista ma mi sembra che ora si stiano oltrepassando i limiti della decenza sia sulla razza umana che in quella animale. Uno stop sarebbe necessario da parte di tutti i governi dei paesi sia europei che extraeuropei.
Non c’è bisogno di essere animalista per capire quando qualcosa riguardante gli animali è sbagliata
Le aberrazioni umane non hanno limiti …
Dopo aver visto “My Octupus Teacher” penso che non potrò mai più mettere un polpo in bocca!
Spero vivamente che TUTTI gli allevamenti intensivi di ogni specie animale siano presto vietati!
Ho verificato di persona quanto sia intelligente questo animale giocando per un’ora con un polpo che stava abbellendo la sua tana: gli spostavo un sasso e ne mettevo un altro al suo posto. E lui lo buttava via e riprendeva il suo. Fantastico!!! Non ho più mangiato un polpo da allora. Come si può pensare ad un ulteriore allevamento intensivo di questo tipo?
Ma quelli degli insetti, non sono allevamenti intensivi???
E con cosa li nutrono? Con verdurine appena raccolte o con l’umido della raccolta differenziata?
E come li uccidono? Non usano la stessa tecnica dei polpi?
Eppure, gli insetti vanno bene?
……..Quando manca la coerenza nei principi, è perché c’è qualcosa da nascondere.
Il problema è che abolendo ogni tipo di allevamento, intensivo o meno, si costringerebbe gran parte della popolazione mondiale a una dieta vegetariana o quasi, il che viene ritenuto inaccettabile da molti (a torto o a ragione ma è cosí). Diciamo che si tratta di “riduzione del danno”, in teoria gli insetti soffrono meno e quindi sarebbero piú “sacrificabili”…